Presentazione libro in sede : Caccia all’omo di Simone Alliva

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Martedì 15 settembre alle 18:30 in diretta sulle pagine Facebook e Instagram di ASA @asaonlus potrete assistere alla presentazione del libro: 
Titolo: Caccia all’Omo. Un viaggio nel paese dell’omofobia di Simone Alliva
Parteciperanno: Simone Alliva, Massimo Cernuschi e Marinella Zetti.


Torino. Bologna. Milano. Cagliari. Lecce. Da nord a sud è caccia al gay alla lesbica alla transessuale.
Simone Alliva ci conduce in questo viaggio di violenza fisica e psicologica che non si pensa sia possibile nel 2020.
Però la legge è in attesa in Parlamento da 25 anni, contrastata dalla destra e dai cattolici fondamentalisti.
Nel frattempo le persone Lgbt continuano ad essere insultate, picchiate, uccise. E c’è anche chi tenta di “ripararle” con le terapie riparative che fanno solo gravi danni e possono portare al suicidio.
A settembre la legge sarà in Parlamento e a noi non resta che sperare.

Simone Alliva, giornalista professionista, è nato in Calabria dove ha mossi i primi passi nei giornali locali. Vive a Roma scrivendo di cronaca politica e diritti civili. Autore per L’Espresso di diverse inchieste tra le quali Caccia all’Omo. Viaggio nel paese dell’omofobia. Nel 2017, per HuffPost Italia ha raccontato per primo in Italia gli orrori delle persecuzione degli omosessuali in Cecenia. Oggi collabora con L’Espresso ed Esquire Italia.

Due anni di Fast Track Cities:

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IL 1° DICEMBRE 2018, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DI LOTTA ALL’AIDS, IL SINDACO DI MILANO GIUSEPPE SALA FIRMERÀ LA DICHIARAZIONE DI PARIGI, ADERENDO IN QUESTO MODO ALLA FAST TRACK CITIES INITIATIVE, RETE INTERNAZIONALE FINALIZZATA ALLA SCONFITTA DELL’AIDS, CHE A OGGI COINVOLGE OLTRE 250 CITTÀ.

Era il 1° Dicembre 2014, quando i sindaci di numerose città provenienti da tutto il mondo si diedero appuntamento a Parigi per avviare una rete internazionale, il cui fine era il raggiungimento delle direttive elaborate da UNAIDS per sconfiggere l’Aids entro il 2030. Queste direttive si basano sulla cosiddetta strategia “90-90-90” e “0 stigma”: 90% delle persone con HIV testate, 90% delle persone testate sotto ART (terapia antiretrovirale che permette il controllo della carica virale), 90% delle persone trattate con carica virale negativa. Fondamentale per la realizzazione di questo intervento è la battaglia contro lo stigma, senza la quale non è possibile raggiungere e coinvolgere nel processo ampie parti della popolazione.

SCARICA IL REPORT DEI PROGETTI REALIZZATI IN QUESTI DUE ANNI

Milano Check Point cambia “Casa”

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In questo momento complicato, dopo la chiusura forzata a causa dell’emergenza pandemia da nuovo coronavirus, siamo felici di potervi finalmente comunicare la nostra riapertura

Oltre ad essere stati costantemente al lavoro per cercare di riaprire il più presto possibile, c’è anche una grande news! Grazie all’impegno e alla visione collaborativa dell’Assessore alle Politiche Sociali e Abitative Gabriele Rabaiotti, Milano Check Point cambia “Casa”. Da mercoledì prossimo, 1 luglio 2020, Milano Check Point riapre e sarà ospitato presso Casa Emergency in Via Santacroce 19, di fronte la meravigliosa cornice della Basilica di Sant’Eustorgio in zona Porta Ticinese

Sarà uno spazio nuovo e ancora più accessibile.
Per ora, in ottemperanza alle normative, tutti i servizi saranno disponibili solo su appuntamento, con i seguenti orari:
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Mer.: dalle 17:00 alle 21:00 Test rapido HIV e Sifilide (per prenotazioni: test@milanocheckpoint.it o inviare un messaggio a 329 7318562)
Lun. e Gio.: dalle 15:00 alle 20:00 Sportello PrEP (per prenotazioni: prep@milanocheckpoint.it o inviare un messaggio a 328 2392565)

Ringraziamo la Casa dei Diritti per averci ospitato fin ora e nuovamente l’Assessore Rabaiotti e il Dott. Parrino di EMERGENCY, siamo certi che tutti insieme possiamo sconfiggere il virus dell’HIV, e abbattere lo stigma!

CandleLightMemorial2020: Ricordiamo – Agiamo – Viviamo oltre l’HIV e il COVID-19

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Ricordiamo - Agiamo - Viviamo oltre l’HIV e il COVID-19.

 

Ricordare chi abbiamo perso è un atto di cura, non solo verso chi non c’è più ma verso noi stessi.

ASA-Associazione solidarietà Aids / ALA onlus Milano / Anlaids sezione Lombarda / Arcobaleno Aids / CIG Arcigay Milano / Fondazione Lila Milano Onlus / Milano Check Point / NPS Lombardia / Plus / Nadir / HIV-Education saranno uniti virtualmente domenica 17 maggio 2020 per il Candle Light Memorial.

 

L'International AIDS Candlelight Memorial si tiene la terza domenica di maggio in 115 Paesi ed è un momento per ricordare le tante vittime dell’AIDS, un'opportunità per onorare coloro che hanno dedicato la propria vita ad aiutare le persone colpite dall’HIV e per mobilitare le nostre comunità esprimendo solidarietà e fratellanza. 

 

È molto più di un semplice commemorazione, è una campagna di mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica su HIV e AIDS e per denunciare che oggi, delle quasi 38 milioni di persone che vivono con HIV, la maggior parte vive grazie ai farmaci una vita normale, ma ancora troppe persone a quei farmaci non riescono ad accedere. Non lasciare nessuno indietro e praticare una solidarietà globale, sono l’unico modo per dare speranza alle nuove generazioni e sconfiggere l’epidemia una volta per tutte.

Impossibile in questa giornata non ricordare anche alle vittime del Covid-19, un nemico invisibile che ci ha mostrato quanto potente possa essere la forza dell’impegno sociale. Per proteggere le nostre famiglie e le nostre comunità da una pandemia ancora in corso, le iniziative di quest’anno non prevedranno assembramenti ma non per questo saranno meno pubbliche e luminose.

 

Partecipa anche tu, hai più di un modo per farlo:

invia alla nostra pagina la foto più bella che hai di una persona che hai perso, corredata da un tuo di ricordo, un aneddoto, la descrizione di quello che della sua vita sarebbe giusto ricordare o che ti manca, raccontando anche qual era la relazione che vi legava;

 

partecipa al flashmob virtuale attraverso un selfie e sostieni l’iniziativa mettendoci la faccia! Scrivi su un foglio “LA MEMORIA ACCENDE LA RINASCITA” o “RICORDIAMO - AGIAMO - VIVIAMO OLTRE HIV E COVID-19” oppure un tuo libero pensiero seguito dal rimando alla pagina @LaMemoriaAccendeLaRinascita. Contribuirai alla creazione del primo archivio digitale in memoria delle vittime di entrambe le epidemie;

segui la diretta facebook che racconterà la nostra iniziativa, alle 17:00 sulla pagina FB di @MilanoPride;

unisci la tua luce alle nostre: siamo in tante e tanti a non voler rinunciare alla veglia consueta, quindi sappi che dalle 21e21 sino alle 21:30 saremo affacciati alle nostre terrazze e finestre, e le luci delle nostre candele, o più probabilmente le torce dei nostri telefoni, ricorderanno in silenzio chi non è più con noi. Aggiungi la tua luce alle nostre.

 

In qualunque modo sceglierai di esserci, faccelo sapere taggando la pagina @laMemoriaAccendeLaRinascita e utilizzando gli hastag #CandleLightMemorial2020 e #LaMemoriaAccendeLaRinascita

Chi è ricordato non muore mai.

Unisciti a noi mentre illuminiamo il mondo in questi tempi difficili.

Per ulteriori info:

ufficiostampa@asamilano.org

segreteria@milanocheckpoint.it

 

About CandleLigt Memorial

Il Candlelight nasce nel 1983 durante un periodo di confusione e di convinzioni sbagliate rispetto ad una misteriosa malattia che aveva iniziato a colpire la popolazione gay di San Francisco negli Stati Uniti. Quattro giovani uomini – Bobbi Campell, Bobby Reynolds, Dan Turner e Mark Feldman- sapendo di dover morire, decisero di dare un volto alla malattia organizzando una piccola veglia dietro ad uno striscione che recitava: “Fighting for our lives – Combattiamo per le nostre vite”. L'International AIDS Candlelight Memorial, coordinato dalla Rete globale di persone che vivono con l'HIV (GNP +), è una delle campagne di mobilitazione più antiche e più grandi del mondo per la consapevolezza e la lotta contro stigma e discriminazione dell'HIV nel mondo. Si tiene ogni anno la terza domenica di maggio in 115 paesi del mondo con veglie di commemorazione in ricordo delle persone morte a causa dell’HIV ed è un’occasione per promuovere i servizi locali di prevenzione e di sostegno a persone sieropositive e per dare visibilità alle problematiche HIV correlate.Dal 1985 il #CadleLightMemorial in Italia viene celebrato da ASA – Associazione Solidarietà Aids.

www.candlelightmemorial.org

Dichiarazione EACS e BHIVA sul rischio di COVID-19 per le persone che vivono con l’HIV (PLWH)

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COVID-19 e HIV

Sono state pubblicate le prime serie di casi di pazienti affetti da HIV con COVID-19 (1-3). Finora non ci sono evidenze di un più alto tasso di infezione da COVID-19 o di un diverso decorso della malattia nelle persone con HIV rispetto alla popolazione generale.

Le prove attuali indicano che il rischio di malattie gravi aumenta con l’età, il sesso maschile e con alcuni problemi medici cronici come malattie cardiovascolari, malattie polmonari croniche e diabete. Sebbene le persone che vivono con l’HIV in trattamento con una conta normale delle cellule T CD4 e la soppressione della carica virale possano non essere ad aumentato rischio di malattia grave, molte persone che vivono con l’HIV hanno altre condizioni che aumentano il rischio. In effetti, quasi la metà di esse in Europa ha più di 50 anni e problemi medici cronici polmonari, cardiovascolari e cronici. Il fumo è un fattore di rischio per le infezioni respiratorie; l’interruzione del fumo dovrebbe pertanto essere incoraggiata per tutti. Le vaccinazioni contro influenza e pneumococco devono essere tenute aggiornate.

Si presume che la soppressione immunitaria, indicata da una bassa conta delle cellule T CD4 (<200 / µl), o chi non assume un trattamento antiretrovirale, sarà anche associata ad un aumentato rischio di presentazione più grave della malattia. Per i pazienti con un basso numero di CD4 (<200 / ml) o che presentano un declino del CD4 durante un'infezione da COVID-19, si raccomanda di iniziare la profilassi delle infezioni. Maggiori informazioni sulle raccomandazioni per la profilassi e il trattamento di specifiche infezioni opportunistiche sono disponibili nelle linee guida BHIVA / EACS per l'HIV / AIDS. Trattamento: antiretrovirali e altre opzioni Lopinavir/r (Kaletra) e darunavir (Rezolsta) Sono in corso ricerche su alcuni antiretrovirali per l'HIV che potrebbero avere una certa attività contro COVID-19. Il primo studio clinico randomizzato con lopinavir / ritonavir non ha dimostrato alcun beneficio rispetto alle cure standard in 199 adulti ricoverati con COVID-19 grave [10]. Non ci sono prove a supporto dell'uso di altri inibitori della proteasi; in effetti, l'analisi strutturale non dimostra alcun legame con darunavir nella proteasi COVID-19. Truvada e idrossiclorochina come PrEP Nonostante la mancanza di dati in vitro a supporto dell'attività antivirale di TDF / FTC contro CoV-2 [11], e solo prove di docking molecolare [12], che potrebbero non essere predittive dell'attività di legame limitata [13], è previsto uno studio randomizzato di fase 3 controllato con placebo in Spagna che utilizza la combinazione HIV PrEP TDF / FTC e idrossiclorochina a basso dosaggio (HCQ) come profilassi per COVID-19 negli operatori sanitari [14]. L'osservazione delle infezioni da COVID-19 in pazienti HIV con TDF o TAF conferma una protezione incompleta di questi agenti. I risultati della sperimentazione faranno luce sull'utilità di questa strategia. Attualmente non sono disponibili prove per giustificare il passaggio di una persona HIV+ dalla normale terapia antiretrovirale. Inoltre, non ci sono prove a supporto delle persone sieropositive che assumono antiretrovirali al di fuori del contesto della profilassi pre-esposizione (PrEP) per prevenire l'acquisizione dell'HIV. La PrEP deve essere assunta come indicato e non ci sono prove che sia efficace contro COVID-19. Una recente serie di casi sull'idroclorochina, con o senza azitromicina, non è stata in grado di dimostrare un chiaro beneficio clinico, nonostante l'inibizione in vitro della SARS-CoV-2, a causa di problemi metodologici [15]; sebbene lo stesso gruppo abbia postulato un vantaggio nel controllo delle infezioni di una più rapida clearance virale, per il confronto mancava il braccio di controllo [16]. Un piccolo RCT ha dimostrato la tendenza a ridurre i tempi di recupero clinico e il miglioramento radiologico a breve termine dell'idrossiclorochina [17], sebbene un altro non abbia mostrato alcun beneficio in termini di clearance virale, endpoint clinici o radiologici [18]. Nonostante nessuna infezione virale acuta è mai stata trattata con successo con nessuno dei due prodotti [19], FDA ha emesso un'autorizzazione all'uso di emergenza per consentire l'uso di idrossiclorochina e clorochina per alcuni pazienti ricoverati con COVID-19 [20], in attesa di risultati da studi randomizzati. Intanto sono stati pubblicati i risultati di un'analisi retrospettiva dei dati di pazienti con infezione SARSCoV-2 in tutti i centri medici della Veterans Health Administration degli Stati Uniti che non hanno trovato prove che l'uso dell'idrossiclorochina, con o senza azitromicina, abbia ridotto il rischio di ventilazione meccanica in pazienti ricoverati e riscontra un aumento della mortalità complessiva in pazienti trattati con la sola idrossiclorochina [21]. Di conseguenza FDA mette in guardia contro l'uso di idrossiclorochina o clorochina per COVID-19 al di fuori del contesto ospedaliero o di studio clinico a causa del rischio di aritmia cardiaca. Remdesivir Un altro potenziale candidato per il trattamento è il Remdesivir, originariamente sviluppato per la terapia con Ebola. Ha un'ampia attività antivirale in vitro contro SARS-CoV-2 [22]. I primi casi del programma di accesso allargato hanno suggerito un potenziale beneficio clinico [23, 24]. Remdesivir è stato interrotto precocemente in 18 (12%) pazienti a causa di effetti avversi, rispetto a 4 (5%) nel gruppo di controllo [24]. La patologia avanzata del paziente potrebbe limitarne l’efficacia. Dati preliminari su remdesivir sono stati presentati di recente in un comunicato stampa NIAID (ACTT), in cui 1063 pazienti ospedalizzati con COVID-19 avanzato e coinvolgimento polmonare randomizzati a Remdesivir si sono ripresi più rapidamente rispetto a pazienti che hanno ricevuto placebo [25 ]. In particolare, il tempo mediano al recupero è stato di 11 giorni per i pazienti trattati con remdesivir rispetto a 15 giorni per coloro che hanno ricevuto placebo. I risultati hanno anche suggerito un beneficio in termini di sopravvivenza, con un tasso di mortalità dell'8,0% per il gruppo trattato con remdesivir rispetto all'11,6% per il gruppo placebo (p = 0,059) [25]. Nel frattempo, Gilead ha anche riportato i risultati dello studio SIMPLE in fase avanzata, dimostrando che una durata di remdesivir di cinque giorni da "un miglioramento dello stato clinico" come il trattamento di 10 giorni valutato nello studio NIAID. Per altre informazioni, contattare info@eacsociety.org Riferimenti: Blanco JL, Ambrosioni J, Garcia F, Martínez E, Soriano A, Mallolas J, Miro JM; COVID-19 in Investigatori HIV. COVID-19 in pazienti con HIV: serie di casi clinici. Lancet HIV. 15 aprile 2020 pii: S2352-3018 (20) 30111-9. Härter G et al. Infezione (inviata). Guo W, Ming F, Dong Y et al. Un sondaggio per COVID-19 tra i pazienti affetti da HIV / AIDS in due distretti di Wuhan, Cina. Documento di ricerca prestampato, The Lancet, 2020. Zeng L, et al. Infezione neonatale a esordio precoce con SARS-CoV-2 in 33 neonati nati da madri con COVID-19 a Wuhan, Cina. JAMA Pediatr 2020; DOI: 10.1001 / jamapediatrics.2020.0878. Alzamora MC, Paredes T, Caceres D, Webb CM, Valdez LM, La Rosa M. Grave COVID-19 durante la gravidanza e la possibile trasmissione verticale. Am J Perinatol. 2020 aprile 18. doi: 10.1055 / s-0040-1710050. [Epub prima della stampa] Zamaniyan M, Ebadi A, Aghajanpoor Mir S, Rahmani Z, Haghshenas M, Azizi S. Parto pretermine in donna incinta con polmonite critica COVID-19 e trasmissione verticale. Prenat Diagn. 2020 Apr 17. doi: 10.1002 / pd.5713. [Epub prima della stampa] www.rki.de https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/index.html https://www.gov.uk/government/collections/wuhan-novel-coronavirus Cao B, Wang Y, Wen D et al. Una prova di Lopinavir-Ritonavir negli adulti ricoverati in ospedale con grave Covid-19. N Engl J Med 2020; doi: 10.1056 / NEJMoa2001282. Choy KT, Wong AY, Kaewpreedee P et al. Remdesivir, lopinavir, emetina e omoharringtonine inibiscono la replicazione della SARS-CoV-2 in vitro. Res. Antivirale 3 aprile 2020; 178: 104786. doi: 10.1016 / j.antiviral.2020.104786. Wu C, Liu Y, Yang Y et al. Analisi di obiettivi terapeutici per SARS-CoV-2 e scoperta di potenziali farmaci con metodi computazionali. Acta Pharm Sin B. 2020, 27 febbraio. Doi: 10.1016 / j.apsb.2020.02.008 https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.03.18.997585v1; accesso 26 aprile 2020 https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04334928; accesso 26 aprile 2020 Gautret P et al. Effetto clinico e microbiologico di una combinazione di idrossiclorochina e azitromicina in 80 pazienti COVID-19 con un follow-up di almeno sei giorni: uno studio osservazionale. Int J Antimicrob Agents. 20 marzo 2020: 105949. doi: 10.1016 / j.ijantimicag.2020.105949. https://www.mediterranee-infection.com/wp-content/uploads/2020/03/COVID-IHU-2-1.pdf; consultato il 31 marzo 2020 Chen Z, Hu J, Zhang Z et al. Efficacia dell'idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19: risultati di uno studio clinico randomizzato. medRxiv 2020.03.22.20040758; doi: https://doi.org/10.1101/2020.03.22.20040758 Chen J, Liu D, Li L et al. Uno studio pilota sull'idrossiclorochina nel trattamento di pazienti con coronavirus comune-19 (COVID-19). J Zhejiang Univ. 2020; Mar. (DOI 10.3785 / j.issn. 1008-9292.2020.03.03 Guastalegname M, Vallone A. La clorochina / idrossiclorochina potrebbe essere dannosa nel trattamento della coronavirus 2019 (COVID-19)? Clin Infect Dis. 2020 mar 24. pii: ciaa321. doi: 10.1093 / cid / ciaa321. https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/coronavirus-covid-19-update-daily-roundup-march-30-2020; consultato il 21 marzo 2020 Magagnoli m et al. medRxiv preprint doi: ttps: //doi.org/10.1101/2020.04.16.20065920 Wang M, et al. Remdesivir e clorochina inibiscono efficacemente il nuovo coronavirus (2019-nCoV) recentemente emerso in vitro. Cell Res. 2020 marzo; 30 (3): 269-271. Grein J, Ohmagari N, Shin D, et al. Uso compassionevole di Remdesivir per pazienti con Covid-19 grave. N Engl J Med. 2020 10 aprile doi: 10.1056 / NEJMoa2007016. [Epub prima della stampa] Wang Y, Zhang D, Du G, et al. Remdesivir negli adulti con COVID-19 grave: uno studio multicentrico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo. Lancet 2020; Pubblicato online il 29 aprile 2020 https://www.niaid.nih.gov/news-events/nih-clinical-trial-shows-remdesivir-accelerates-recovery-advanced-covid-19

PrEP: i racconti di chi l’ha usata – supplemento a Essepiù

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Per realizzare il progetto, abbiamo raccolto 31 interviste  di persone che utilizzano regolarmente la PrEP, per tutelare il loro anonimato le abbiamo pubblicate con un nome di fantasia.
La parola più utilizzata nelle risposte è “sereno”.
La prima considerazione è che l’HIV fa ancora tanta paura, infatti, è il principale motivo che spinge le persone a utilizzare la PrEP.
Ma c’è molto di più nelle risposte degli intervistati gay, bisex e transgender che vivono prevalentemente in Lombardia. Dalle interviste appare evidente che la PrEP ha cambiato in meglio la qualità della loro vita.

Scarica il pdf di PrEP: i racconti di chi l’ha usata – supplemento a Essepiù

ringraziamento per donazione Unione Buddhista Italiana

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In questo momento molto difficile anche per le Associazioni di volontariato, ringraziamo l’Unione Buddhista Italiana, che con grande generosità ha fatto una donazione ad ASA. Per sapere di più sull’Unione Buddhista Italiana, potete consultare il loro sito https://www.buddhismo.it/ e per sapere di più sui progetti e sulla raccolta dell’8 per mille, potete visitare questo link https://8x1000ubi.it/

Dichiarazione EACS e BHIVA sul rischio di COVID-19 per le persone PLWH +COVID-19

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Finora non ci sono prove per un più alto tasso di infezione da COVID-19 o per un diverso decorso della malattia nelle persone con HIV rispetto alle persone HIV negative. Le prove attuali indicano che il rischio di malattie gravi aumenta con l’età, il sesso maschile e con alcuni problemi medici cronici come le malattie cardiovascolari e il diabete. Sebbene le persone con HIV che sono in trattamento con un normale conteggio di cellule T CD4 e soppressa carica virale potrebbero non essere ad aumentato rischio di malattia grave, molte persone con HIV hanno altre condizioni che aumentano il loro rischio. In effetti, quasi la metà delle persone che vivono con l’HIV in Europa ha più di 50 anni e problemi medici cronici come malattie polmonari cardiovascolari e croniche sono più comuni nelle persone che vivono con l’HIV. Si deve presumere che la soppressione immunitaria, indicata da una bassa conta delle cellule T CD4 (<200 / µl) o che non ricevono un trattamento antiretrovirale, sia associata ad un aumentato rischio per una presentazione più grave della malattia. Non sono disponibili dati relativi alla gravidanza o alla potenziale trasmissione perinatale nel contesto dell’HIV.

 

Le linee guida nazionali esistenti dovrebbero essere seguite in termini di riduzione del rischio e gestite sulla base dei sintomi;

 

COVID-19 e antiretrovirali

 

Sono in corso discussioni e ricerche su alcuni antiretrovirali per l’HIV che potrebbero avere una certa attività contro COVID-19. Il primo studio clinico randomizzato con lopinavir / ritonavir non ha dimostrato alcun beneficio rispetto alle cure standard in 199 adulti ospedalizzati con COVID-19 grave [4]. Non ci sono prove a supporto dell’uso di altri antiretrovirali, inclusi gli inibitori della proteasi; in effetti, l’analisi strutturale non dimostra alcun darunavir vincolante per la proteasi COVID-19.

 

Attualmente non sono disponibili prove per giustificare il passaggio di un paziente dalla normale terapia antiretrovirale. Inoltre, non ci sono prove a supporto delle persone sieropositive che assumono antiretrovirali al di fuori del contesto della profilassi pre-esposizione (PrEP) per prevenire l’acquisizione dell’HIV – La PrEP deve essere presa come indicato e non ci sono prove attuali che la PrEP sia efficace contro COVID-19.

 

Più recentemente, è stato sviluppato un sito Web di interazioni farmacologiche COVID-19 (www.covid19-druginteractions.org) per i farmaci sperimentali in fase di sperimentazione per il trattamento di COVID-19 in diverse parti del mondo. EACS e BHIVA annunciano questo sito Web molto utile.

 L’epidemia di coronavirus si sta evolvendo rapidamente. EACS e BHIVA continueranno a condividere

eventuali aggiornamenti alle linee guida specifiche per le persone con HIV.

 

Rif:

  1. www.rki.de
  2. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/index.html
  3. https://www.gov.uk/government/collections/wuhan
  4. Cao B, Wang Y, Wen D et al. Una prova di Lopinavir-Ritonavir negli adulti ricoverati in ospedale con grave Covid-19. N Engl J Med 2020; doi: 10.1056 / NEJMoa2001282.
  5. https://www.unaids.org/sites/default/files/media_asset/HIV_COVID-19

 6.https://www.cdph.ca.gov/Programs/CID/DOA/CDPH Document Library / COVID19forHIVPoz_ADA.pdf

Società / EACS

Tel. 32 2 316 10 19

 

HIV e COVID-19: alcune indicazioni per le persone con HIV (PLWHIV)

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Ad oggi non ci sono dati disponibili o informazioni precise su HIV e COVID-19; A breve saranno predisposte delle FAQ elaborate dal Ministero della Salute, dalla comunità scientifica e dalla società civile italiana, volte ad aiutare e orientare le persone con HIV. Intanto possiamo comunque fornirvi alcune semplici, ma speriamo utili, informazione di base.

Se una PLWHIV (People Living With HIV) è in buona salute, con un numero di CD4 maggiore di 500 e con carica virale controllata, un’eventuale infezione da SARS-CoV-2, il coronavirus che causa il COVID-19non dovrebbe destare particolari preoccupazioni. Altri fattori potrebbero, però, complicarne il decorso e tra questi: una più elevata età (> di 60/65 anni), la presenza di altre patologie polmonari concomitanti, l’essere fumatori o fumatrici o avere un numero ridotto di CD4.

Indubbiamente, però, tutte le persone con immunodeficienza, come le PLWHIV, devono evitare in ogni modo di esporsi al rischio di COVID-19 attenendosi alle norme igieniche di base indicate dal Ministero della Salute e alle indicazioni del DPCM dell’8 marzo 2020 (vedi in particolare ART.3/b). Vanno evitate, in particolare, situazioni in cui si possa venire a contatto con un elevato numero di persone, nei luoghi dove potrebbe essere più facile entrare in contatto con il coronavirus come ospedali e centri ospedalieri.

Per questo molti centri clinici per la cura dell’HIV hanno sospeso o posticipato le visite di routine e in alcuni casi anche i prelievi programmati per le PLWHIV. La consegna di farmaci antiretrovirali è comunque garantita, con modalità diverse da centro a centro. In molti centri la consegna prosegue con le normali procedure, in altre strutture invece, quelle in cui i farmaci sono dispensati direttamente dagli ambulatori HIV, la consegna è stata trasferita in altre strutture, esterne ai reparti di Malattie infettive, proprio per limitare al massimo l’accesso a questi reparti. A questo link trovate le informazioni di cui siamo al momento in possesso, relativamente alle disposizioni dei centri clinici italiani

Se una PLWHIV avesse necessità di mettersi in contatto con il proprio medico o centro clinico, per domande o per richiedere un consulto, è importante che lo faccia telefonicamente o via mail. Come detto precedentemente, evitate di recarvi al centro clinico, se non per ragioni di estrema urgenza. Questo sia per evitare un’inutile esposizione a COVID-19 ma anche per aiutare il personale sanitario dei reparti di malattie infettive che in questo difficile momento sta fronteggiando in prima linea questa emergenza.

In ultimo, come sappiamo, sono i comportamenti che ci possono esporre ai vari virus e agenti patogeni, per cui massima attenzione quando fate sesso.

fonte: www.lilamilano.it

Occhio al Futuro: invecchiare con l’HIV

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“Occhio al futuro! Invecchiare con l’HIV” è il titolo della nuova pubblicazione di Associazione NADIR – Roma che dà seguito al progetto sul tema della qualità della vita correlata all’HIV a lungo termine, iniziato con i survey del 2017 e 2019, che hanno permesso all’associazione di conoscere le necessità delle persone con HIV che hanno bisogno di nuovi riferimenti socio-assistenziali per non arrendersi di fronte agli ostacoli del futuro e a quelli che minacciano l’equilibrio psicologico.

Aspetto, questo, finora troppo ignorato, malgrado fin dal momento della diagnosi venga intaccato bloccando progettualità e vita relazionale.

Occhio al futuro! vuole essere di aiuto per la persona con HIV che continua ad andare avanti godendo della sconfitta della formula che legava inesorabilmente infezione e morte; che pensa al futuro con più sicurezza e serenità, maturando le proprie risorse sia per abbracciare nuovi interessi, magari prima insospettati, oppure per riprendere quelli abbandonati.

Per scaricare la pubblicazione, seguire il link.

Fonte Associazione NADIR

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