In Italia la battaglia contro l’Aids non è stata ancora vinta

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

In Italia la battaglia contro l’Aids non è stata ancora vintaIn Italia la battaglia contro l’Aids non è stata ancora vinta

Di Maurizio Calipari
Il numero delle nuove diagnosi di infezione da Hiv (nel 2014 sono state 3695) è stabile e colloca il nostro Paese al 12°posto tra quelli dell’Unione europea. L’incidenza è pari a 6,1 nuovi casi per 100mila residenti.

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Arriva il super profilattico che ferma l’Hiv anche se si rompe

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Arriva il super profilattico che ferma l’Hiv anche se si rompeArriva il super profilattico che ferma l’Hiv anche se si rompe
Messo a punto nei laboratori del Texas A&M University Health Science Center, potrebbe già entrare in commercio l’anno prossimo

C’è già chi lo chiama Super Condom. Un po’ perché sarebbe in grado di bloccare il virus dell’Hiv anche in caso di rottura, un po’ perché promette di aumentare il piacere sessuale come mai un profilattico aveva fatto prima d’ora. Arriva direttamente dai laboratori del Texas A&M University Health Science Center quello che promette di diventare un contraccettivo davvero rivoluzionario: a metterlo a punto, una squadra di ricercatori guidati dalla dottoressa Mahua Choudhery, che ai microfoni della Bbc ha spiegato tutte le caratteristiche dell’innovativo prodotto.

Il profilattico in questione contiene infatti uno speciale gel a base di acqua (tendenzialmente a prova di allergie) che uccide il virus dell’Hiv e ne ferma la propagazione in caso di rottura. Non solo: all’interno del condom si trovano anche sostanze antiossidanti che vanno ad agire sulle terminazioni nervose del pene, aumentando il piacere sessuale. Un modo per tentare di convincere a utilizzare il preservativo anche coloro che sostengono di risentirne in sensibilità. Il prodotto potrebbe già entrare in commercio il prossimo anno, al costo unitario (assolutamente accessibile) di circa un dollaro.

Fonte: gqitalia.it

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Studi dimostrativi sulla PrEP

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Studi dimostrativi sulla PrEPOltre a essere ricordata come la Conferenza del ‘90-90-90’, IAS 2015 resterà nella memoria anche come la Conferenza dove la profilassi pre-esposizione (PrEP) è passata dalla sperimentazione puramente clinica all’impiego nel mondo reale.

Dopo che sono stati presentati gli studi sui regimi programmaticamente intermittenti (come riferito la settimana scorsa), a IAS 2015 è stato anche dedicato spazio ai risultati di studi dimostrativi (demonstration studies) disegnati per valutare l’efficacia della PrEP nel ‘mondo reale’, al di fuori delle sperimentazioni cliniche.

Oggetto di questi studi è stato l’impiego della PrEP in regimi a base di tenofovir e emtricitabina ad assunzione giornaliera, in svariati contesti degli Stati Uniti. Dai risultati è emerso che chi assume la PrEP con maggiore regolarità sono proprio coloro maggiormente esposti al rischio di trasmissione.

L’US Demo project, un progetto dimostrativo statunitense, ha indagato l’assunzione della PrEP in uomini gay e bisessuali e donne transgender nelle città di San Francisco, Miami e Washington, riscontrando nel corso di un anno di follow-up un’aderenza dell’85%. I livelli di aderenza più elevati si sono registrati tra quei partecipanti che dichiaravano di aver avuto rapporti non protetti con due o più partner nei tre mesi precedenti. L’aderenza è risultata notevolmente inferiore tra i partecipanti di Miami: se a San Francisco è arrivata al 90% e a Washington all’88%, a Miami si è fermata al 65%. Il gruppo di Miami era composto da partecipanti generalmente più giovani, spesso di colore e con livelli leggermente meno elevati di comportamenti a rischio HIV. È stata inoltre rilevata una forte associazione tra aderenza e appartenenza etnica: ben il 97% dei partecipanti bianchi presentavano livelli ematici di tenofovir che dimostravano l’assunzione di quattro o più dosi la settimana, contro il 77% dei partecipanti ispanici e solo il 57% di quelli di etnia nera.

Lo studio ATN 110 dell’Adolescent Trials Network ha invece arruolato 200 giovani maschi gay e bisessuali in 12 città statunitensi. Anche in questo caso sono state rilevate oscillazioni nell’aderenza alla PrEP in base all’appartenenza etnica, con livelli più bassi riscontrati nei partecipanti di etnia nera. Quattro persone hanno contratto l’HIV nel corso dello studio, all’8°, 32°, 40° e 48° settimana – il che equivale a un tasso di incidenza annuale del 3,29% all’anno tra i partecipanti. Tutti e quattro avevano assunto la PrEP in qualche momento dello studio, ma nessuno presentava livelli rilevabili di tenofovir nel sangue durante la visita in cui è stata loro diagnosticata l’infezione da HIV.

“ATN 110 ha il merito di aver avvicinato alla PrEP dei giovani MSM che sarebbero eleggibili al trattamento”, ha commentato uno degli autori, la dott.ssa Sybil Hosek.

“Il tasso di incidenza dell’HIV è stato elevato in confronto a quello riscontrato in altri studi aperti, ma – dato l’alto numero di infezioni sessualmente trasmesse incidenti – probabilmente sarebbe stato ancora più elevato se non fosse stata assunta la PrEP.”

“Si tratta di giovani che raramente hanno un’assicurazione medica o si rivolgono ai servizi sanitari. Sono necessarie ulteriori ricerche sulle convinzioni relative alla salute dei partecipanti e sul loro livello di fiducia nella PrEP per capire come promuoverne l’uso.”

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Marco, 20 anni, sieropositivo: «Non sottovalutate l’Aids»

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Marco, 20 anni, sieropositivo: «Non sottovalutate l'Aids» Gli è bastato avere rapporti non protetti una o due volte per contrarre il virus dell'Hiv E da allora è cambiata la sua idea della vita, dell'amore e della saluteL’Aids esiste ancora: l’Hiv si continua a trasmettere, anche se se ne parla meno di un tempo. Anzi, forse proprio per questo. Può succedere a tutti di contrarre il virus, anche a chi conduce una vita ordinaria.

E’ capitato a Marco, che ha vent’anni e ha scoperto di essere sieropositivo a marzo, quando si è sottoposto a una serie di esami per scoprire l’origine di una irritazione cutanea persistente. «Siccome dovevano farmi un prelievo, ho chiesto anche l’esame per l’Hiv – spiega -. Purtroppo tre test su tre sono risultati positivi».

Marco è gay, ha un lavoro fisso, che lo soddisfa, come commesso, ha avuto qualche storia occasionale, ma è alla ricerca dell’amore, più che delle avventure. «Nei rapporti mi sono quasi sempre protetto. Sarà capitato una volta o due che non lo facessi, ed è bastata quella disattenzione – dice –. E’ vero che prima di sapere del virus conoscevo solo le nozioni di base su Hiv e Aids: ero piuttosto ignorante anche perché è un argomento su cui ci si sofferma poco».

Fra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila si sentiva parlare molto del virus, poi è come se l’allarme fosse cessato, e per i più giovani, quelli che in quegli anni nascevano, l’Aids sembra quasi una realtà del passato.

«Invece è toccato a me – dice Marco -. Ed è stata una scoperta atroce. Non temevo tanto la morte, quanto l’idea della solitudine. Ci sono state tante notti insonni, crisi di panico, giornate passate a piangere. Mi sono cancellato dai social network, cercavo di isolarmi». Poi, però, Marco ha trovato il coraggio di affrontare la realtà e si è rivolto ai medici. «Ho cominciato a fare visite e controlli, a raccogliere informazioni. E ho avuto anche delle belle notizie. Ho saputo che la mia carica virale era bassa, e che non avrei per il momento avuto bisogno di farmaci. Devo ripetere i controlli ogni sette mesi, ma per ora posso evitare i medicinali, e i danni al mio corpo sono stati limitatissimi».

Anche se fatica a pronunciare quella sigla, Hiv, adesso Marco sa che ci potrà convivere. «Però rimane un peso costante, anche quando sono felice, un’ombra scura. E farei qualsiasi cosa pur di potermene liberare».

Marco ha trovato degli ottimi interlocutori nei medici e negli infermieri, che lo stanno seguendo e tranquillizzando, ma anche nelle sue amiche. «Sono fantastiche. Mi accompagnavano loro in ospedale, perché io non riuscivo a guidare, tanta era l’ansia. E intanto hanno deciso anche loro di sottoporsi agli esami e di informarsi meglio sull’Hiv e sull’Aids. Ora anche loro sanno tutto. Alle persone a cui voglio bene ho detto della mia sieropositività, non ho paura di farlo e so che mi capiscono, ma non ho voglia di parlarne a tutti».

Le amiche di Marco sanno bene che il virus non si trasmette abbracciandosi o bevendo allo stesso bicchiere: «Faccio con loro tutto quello che facevo prima, nulla è cambiato. Mi riempiono di affetto». Anche la mamma ha capito e gli sta vicino.
Ma Marco sta anche pagando il prezzo dell’ignoranza che ancora rimane a proposito dell’Hiv. «Mio fratello maggiore, ad esempio, da quando ha saputo separa gli asciugamani, le posate, persino l’asciugacapelli e la piastra, non vuole stare in piscina con me».

Anche lui, d’altra parte, prima di sapere di avere contratto il virus, aveva tagliato i ponti con un ragazzo che stava cercando di conoscerlo meglio, non appena era stato messo al corrente della sua sieropositività. «Avevo cancellato il suo numero, non volevo più saperne, avevo paura. A marzo, però, l’ho ricontattato per scusarmi di quello che avevo fatto. Quando ci siamo incontrati ho pianto a lungo, ho finalmente capito la portata del dolore che gli avevo inflitto. La verità è che se tutti fossimo più informati saremmo più tranquilli e sapremmo proteggerci meglio».

Marco oggi può fare tutto quello che faceva un anno fa. Ma qualcosa è cambiato profondamente: «Adesso sono più attento alla salute, mia e degli altri. Quando conosco un ragazzo mi prendo più tempo, non andrei mai a letto subito. Voglio capire se c’è chimica, se c’è intesa. E se si instaura un buon rapporto, voglio potergli parlare della mia sieropositività».

Lui ha imparato molto, e vorrebbe trasmettere il suo messaggio: «Non pensate all’Hiv come a qualcosa di lontano: state attenti a voi stessi e agli altri, non vivete i rapporti sessuali con superficialità, perché il rischio esiste davvero».

E, per il suo futuro, sogna «una convivenza con una persona speciale e un cane. E sogno che un giorno mi telefonino per dirmi che è stata trovata una cura».

Fonte: Vanity Fair

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Farmaci innovativi, Cittadinanzattiva lancia la campagna “Epatite, C siamo!”

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epatite_c_siamoAttivati un sito web e una linea telefonica per consulenza gratuita ai pazienti. E il Tribunale per i diritti del malato punta il dito contro le differenze fra Regioni nell’accesso alla terapie.

Un sito web e una linea telefonica per offrire consulenza e assistenza gratuita ai cittadini affetti da epatite C. Sono i due servizi attivati da Cittadinanzattiva nell’ambito del Programma nazionale “Epatite, C siamo” promosso dal Tribunale dei diritti del malato attraverso le sue 300 sezioni territoriali, con il sostegno non condizionato di Abbvie e in collaborazione con società scientifiche, associazioni di pazienti e di professionisti. L’obiettivo dell’iniziativa è tutelare ed informare i pazienti affetti da epatite C su tutti gli aspetti dell’assistenza socio sanitaria, e in particolare anche sui criteri di accesso nazionali e regionali alle nuove terapie farmacologiche per l’eradicamento della patologia. Il sito è raggiungibile all’indirizzo www.csiamo.cittadinanzattiva.it, mentre il servizio telefonico (0636718216) è attivo dal martedì al giovedì (9.30/13.30; 14.30/17.30).

“Il ministero della Salute nell’ultima legge di Stabilità – spiega Cittadinanzattiva – ha stanziato per gli anni 2015-2016 un fondo da un miliardo di euro per tutti i farmaci innovativi compresi quelli per l’Hcv, ma resta il fatto che dei 50 mila malati gravi con epatite C che rientrano nei criteri stabiliti dall’Aifa, ne sono stati trattati ad oggi solo circa 10 mila, soprattutto a causa delle indisponibilità economiche da parte delle Regioni. Queste infatti stanno attendendo ormai da oltre 6 mesi il riparto del Fondo nazionale per i farmaci innovativi che ancora tarda ad arrivare, e che, secondo quanto indicato dalla legge di Stabilità, agirà soltanto a posteriori e cioè a rimborso delle terapie che ora devono essere acquistate ed erogate dalle Regioni. Senza considerare che proprio in queste settimane si è chiusa l’intesa Stato-Regioni che taglia di 2,4 miliardi il Fondo Sanitario 2015. Le evidenti difficoltà di carattere economico da parte del Ssn nel rendere accessibili queste nuove terapie alla popolazione, sono confermate dalle segnalazioni che riceviamo dai cittadini che denunciano anche un grave deficit d’informazione su modalità, requisiti e tempi di accesso”.

Un dossier realizzato dal Tribunale dei diritti del malato sull’equità nell’accesso alle nuove terapie mostra una situazione di sperequazione tra pazienti, tanto nelle decisioni di livello nazionale quanto in quelle di livello regionale. “A livello nazionale – spiega l’associazione – è stata trascurata ad esempio la questione delle persone con co-infezioni che cioè, oltre all’epatite C, presentano un’ulteriore infezione, ad esempio l’Hiv: per questi non è prevista una priorità nel trattamento nonostante linee guida europee, società scientifiche, associazioni di persone con Hiv, Commissione nazionale Aids lo raccomandino. Le differenze nelle Regioni, invece, riguardano sia i criteri di accesso ai farmaci che i numeri di Centri prescrittori individuati, nonché le misure stabilite per l’accesso agli stessi da parte dei pazienti stranieri temporaneamente presenti sul nostro territorio”.

Tutte le Regioni hanno emesso delibere regionali per dar seguito a quanto previsto dalla determinazioni Aifa. Alcune hanno emesso anche atti integrativi (fra queste Emilia Romagna, Lazio e Sicilia), solo due, Campania e Basilicata, fanno riferimento a specifici Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta).

In tutte le Regioni sono stati individuati i Centri abilitati alla prescrizione dei farmaci innovativi: in totale sono 204 le strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale  con una media di abitanti per centro di 297.954. Tuttavia esistono alcune variabilità regionali, ad esempio Lazio e Piemonte sono le Regioni che presentano valori molto superiori alla media nazionale: il Lazio con i suoi 11 centri ha un valore medio  di 533.677 abitanti per centro; il Piemonte invece con i suoi 10 centri abilitati ha un valore medio di 443.680 abitanti per struttura. Inoltre, non sempre i centri sono presenti in tutte le province: ad esempio, nel Lazio, nella provincia di Rieti non vi è alcuna struttura abilitata alla prescrizione, costringendo i cittadini a percorrere tragitti di 160 km (andata e ritorno) con oltre 2 ore di percorrenza in auto e 4 ore con il trasporto pubblico locale.

Differenze anche sui criteri per l’accesso ai farmaci per i non residenti: Marche, Piemonte (eccetto i trapianti di fegato), Lazio e Basilicata prevedono, nelle loro delibere, l’erogazione per i soli residenti; 11 Regioni invece non hanno deliberato nulla al proposito (Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto). Per quanto riguarda l’accesso alle nuove terapie per stranieri temporaneamente presenti ed europei non iscritti, solo 6 Regioni (Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Veneto) hanno espressamente deliberato al proposito, prevedendo in ogni caso un solo centro prescrittore.

L’iniziativa di Cittadinanzattiva ha ottenuto il patrocinio Aido, Simg e Sif ed è stata realizzata in collaborazione con Lila, Amici Onlus, Gay Centre, Associazione Malati di Reni, Forum Trapiantanti, Antigone, Sifo, Federfarma, Simit e Ipasvi.

Fonte: cittadinanza attiva

 

Salute: da Aids a Ebola, immunologo Aiuti si racconta in un libro

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Salute: da Aids a Ebola, immunologo Aiuti si racconta in un libroDall’Aids a Ebola, dalle allergie alle malattie autoimmuni, e poi le polemiche sui vaccini, la deontologia dei medici, le nuove terapie, i successi e i fallimenti dell’immunologia.

In un libro, “Il nostro meraviglioso sistema immunitario” (Guerini e Associati) l’immunologo Fernando Aiuti racconta decenni di esperienza professionale, successi, scoperte, sofferenze, attraverso soprattutto un mosaico di storie.

Quelle dei malati, ai quali non a caso il volume e’ dedicato, e quelle dei loro medici, chiamati spesso a interventi al limite delle attuali conoscenze scientifiche, in un campo come quello dell’immunologia che ha ancora tanti spazi da esplorare.
Un libro di grande chiarezza espositiva, che affronta anche temi che talora finiscono per generare confusione o addirittura indurre atteggiamenti pericolosi per la salute. Come le allergie e le intolleranze alimentari, i vaccini, le incerte diagnosi delle infezioni genitali e urinarie, la differenza d’interpretazione sul ruolo degli autoanticorpi e su alcune malattie autoimmuni.”E’ importante – afferma Aiuti, oggi presidente della Societa’ italiana di Immunologia, pioniere in Italia della lotta all’Aids (e ai pregiudizi, come dimostra il celebre bacio pubblico a una giovane sieropositiva) – informare le persone interessate che esisotno nuove strategie immunologiche in grado di guarire o migliorare malattie del sistema immunitario, ma anche sapere che in altre situazioni patologiche non esiste cura ne’ guarigione, avendo il coraggio di comunicare l’amara realta’”.

Fonte: AGI .

 

AIFA: aggiornato algoritmo per scelta terapia epatite C cronica in collaborazione con AISF

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AIFA: aggiornato algoritmo per scelta terapia epatite C cronica in collaborazione con AISFÈ stato pubblicato, nella sezione dedicata del Portale istituzionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’aggiornamento dell’Algoritmo per la terapia dell’epatite C cronica, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF).

L’Algoritmo è stato innanzitutto aggiornato con gli ulteriori schemi terapeutici che si sono resi disponibili per la cura dell’epatite C cronica e che, pertanto, prevedono ora tutti i farmaci che AIFA ha valutato con la massima priorità allo scopo di incrementare le opzioni terapeutiche disponibili nella cura dell’infezione da HCV (paritaprevir/ombitasvir/ritonavir +/- dasabuvir, daclatasvir, ledipasvir, interferone peghilato, ribavirina, simeprevir, sofosbuvir).

L’Algoritmo, nell’ambito della necessaria programmazione di modulazione di accesso alle nuove terapie che ha previsto, in via prioritaria, il trattamento dei pazienti in base ad un criterio di urgenza clinica, e a conferma della volontà di AIFA di mettere a disposizione questi farmaci per il maggior numero di pazienti, pur garantendo una spesa sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale, è stato aggiornato anche con il gruppo di pazienti (criterio 2) “con epatite ricorrente HCV-RNA positiva del fegato trapiantato, stabile clinicamente e con livelli ottimali di immunosoppressione”.

Allo scopo di fornire le informazioni presenti nell’Algoritmo in modo più chiaro e trasparente, sono state inoltre inserite alcune note iniziali in merito al ritrattamento dei pazienti che non hanno risposto a farmaci ad azione antivirale diretta di I e II generazione, nonché la precisazione che nell’Algoritmo sono presi in considerazione i parametri che influiscono sulla scelta terapeutica indipendentemente dalla presenza o meno di coinfezioni e/o comorbidità.

Si ricorda che l’Algoritmo nasce come uno strumento informatico in grado di guidare l’utente tra le opzioni disponibili e attualmente rimborsate, riportandole tutte nella massima trasparenza, lasciando comunque libertà decisionale al medico. Questo strumento informatico vuol essere dedicato anche a tutti i pazienti i quali possono attingere informazioni, da condividere con il proprio medico curante, sulle possibilità di cura.

Consulta l’algoritmo sul sito dell’AIFA

Leggi il Comunicato stampa 449 dell’AIFA

Fonte: AIFA

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Un video per incoraggiare i gay a usare il preservativo

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Un video per incoraggiare i gay a usare il preservativoÈ stato pubblicato nel Regno Unito un originale video per incoraggiare i maschi omosessuali a usare il preservativo quando praticano sesso.

 

La clip, promossa da un’associazione di lotta all’HIV e dal Servizio Sanitario di Sua Maestà, attraverso l’umorismo vuole incoraggiare gay e bisessuali a parlare sull’uso di preservativo e lubrificanti. Una sensibilizzazione quanto mai necessaria visto che secondo un recente studio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il sesso tra uomini è la modalità predominante di trasmissione dell’HIV nell’UE.

 

 

Fonte: West-info

 

“HIV Infogame” ci aiuta a conoscere e prevenire il virus dell’HIV

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"HIV Infogame" ci aiuta a conoscere e prevenire il virus dell'HIV Un progetto utile

 Pensate di saperne abbastanza sul virus dell’HIV? Credete che non esista perché non ne parlano i media? La verità è ben diversa e, nonostante i progressi fatti dalla ricerca, è un rischio ancora ben presente nella nostra società. Quindi ben venga HIV Infogame che aiuta intrattenendo a comprendere e prevenire il virus HIV.

Leggiamo il comunicato stampa con tutti i dettagli di questa lodevole iniziativa:

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“HIV Infogame” è il primo serious game italiano sull’HIV, di Janssen, per affrontare il tema con semplicità e dando informazioni pratiche sull’infezione e su come prevenirla nella vita di tutti i giorni. Il game è il primo gioco educazionale sull’HIV che intrattiene l’utente tramite l’interazione con due avatar e i personaggi che li circondano, con quiz e animazioni. E’ stato sviluppato da Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, da sempre impegnata nell’educazione, informazione e accesso globale alle terapie nell’ambito dell’HIV.Seguendo le situazioni di vita in cui si imbattono i due personaggi, o le “missioni” che devono affrontare, si scoprono quali comportamenti adottare ed evitare per proteggersi dal rischio di infezione. Al termine di ogni missione, l’utente viene direttamente coinvolto con domande per comprendere quanto è informato, sfatare i falsi luoghi comuni, e quali, in ogni situazione, siano i comportamenti giusti per prevenire il contagio adottando i comportamenti corretti.

L’utente si trova di fronte al quiz e in base al numero di risposte corrette gli viene assegnato un nastro, simbolo della lotta all’AIDS: nastro d’oro, d’argento o di bronzo. Le missioni sono diverse e si calano nella realtà quotidiana di qualsiasi adolescente o ragazzo, parlando con termini semplici : scopri cos’è l’HIV, come proteggersi nei rapporti sessuali, quali sono le modalità di trasmissione, cosa fare in caso di esposizione accidentale al sangue, conoscere il test della saliva rapido, il consulto con il medico, l’HIV nella quotidianità. E’ possibile giocare al link www.hivinfogame.it, disponibile anche nella versione mobile e tablet.

HIV Infogame è stato pensato per parlare a ragazzi e adolescenti, dando loro informazioni chiare, semplici e immediate, rafforzare la consapevolezza e riportare l’attenzione su un problema di cui negli ultimi anni si è parlato sempre meno. Il calo di informazioni sull’infezione da HIV, in particolare nella popolazione giovanile, è un problema riferito da molti medici e operatori sanitari.

A fianco delle spiegazioni, sono disponibili i link ai Servizi dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’ Istituto Superiore di Sanità: “dove fare il test” per trovare il centro di riferimento più vicino; il Telefono Verde AIDS e IST 800 861 061, attivo dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 18.00; il sito www.uniticontrolaids.it.
Il progetto è stato supportato da SIMIT.

HIV NON FERMIAMOCI
HIV Infogame è un’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto HIVNonfermiamoci, progetto sostenuto da Janssen, SIMIT e ANLAIDS, partito lo scorso 1° dicembre in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS. L’iniziativa ha visto una campagna pubblicitaria sui principali media per diffondere il messaggio più importante: non se ne parla più, ma il contagio da HIV è tuttora in corso. HIVNonfermiamoci è diventato un sito, www.hivnonfermiamoci.it, che ha dato vita a una serie di attività di sensibilizzazione rivolte al pubblico e al personale medico.

Fonte: multiplayer.it

 

Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guida

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Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guidaIl Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.

Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).

In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.

Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni  per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.

Consulta le Linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita

Vedi anche: Procreazione medicalmente assistita, relazione al Parlamento 2015

Fonte: Ministero della Salute, comunicato stampa n. 132 del 1° luglio 2015

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