Faenza 10 gennaio 2014
Negli articoli usciti sulla stampa degli ultimi giorni leggiamo con apprensione che la Procura di Bologna ha avviato un’inchiesta a seguito del servizio delle ‘Le Iene’ andato in onda il 28 novembre.
Uno scoop che mostra le persone con HIV solo come possibili ‘untori’, mandato in onda per fare scandalo, come nella natura stessa del programma(basti pensare all’intervista a Montagnier di alcuni anni fa), e non certo per informare in maniera corretta sulla realtà della vita delle persone con HIV e sulle nuove infezioni.
NPS non può non segnalare la sua posizione in merito:
la maggioranza delle persone con HIV in Italia consapevole di esserlo, non si diverte a trasmettere il virus come viene mostrato nel servizio.
Sono persone che lavorano, amano, studiano, conducono una vita normale e non possono essere stigmatizzate in base alla loro malattia cronica solo perché anche tra loro, esistono persone senza scrupoli o folli.
Inoltre la maggioranza delle persone con HIV in Italia è in terapia antiretrovirale ed anche in base a quanto si può leggere nelle ultime Linee Guida, la terapia riduce notevolmente la trasmissione dell’infezione, ma non la riduce a zero.
Analizziamo il servizio: propone una serie di testimoni di cui il primo, afferma di avere avuto il ‘sentore’ per molto di tempo, di avere un problema di salute, ma non ha voluto fare il test rimandandone il momento. Risultato: fa parte di quei LATE PRESENTER che oggi arrivano tardi alla diagnosi, con complicanze sulla loro salute enormi e costi che non citiamo.
Una delle cose più gravi viene riportata immediatamente dopo: il testimone dice di tendere a fare sesso non protetto solo con le persone con hiv.
Ignorando totalmente il problema delle resistenze e delle resistenze crociate, ovvero la concreta scientifica possibilità di ridurre o annullare l’efficacia di un farmaco, ma anche di altri farmaci, appartenenti alla stessa classe.
Al minuto 4.30 circa il testimone afferma che ‘se sei positivo al virus dell’Hiv non puoi dirlo a nessuno’: questa affermazione aumenta lo stigma e l’autostigmatizzazione delle persone con hiv che conducendo una vita del tutto normale, spesso vivono visibilmente la loro condizione.
Al minuto 6 circa viene fatta una gran confusione tra i ceppi HIV1 (Europeo) e HIV 2 ( asiatico) continuando ad aumentare lo stigma verso persone di altra provenienza, che spesso arrivano in Italia negativi al virus e in seguito ai disagi che vivono come immigrati e anche clandestini, si infettano nel nostro paese ( dati Coa/ Min. salute)
Il terzo testimone è totalmente contraddittorio in ciò che dice.
Al minuto 12.45 circa afferma di essere stufo di stare attento e quindi di usare il profilattico ma quando la giornalista, giustamente, gli fa notare il costo sul sistema sanitario che comporta una persona con Hiv che consapevolmente sceglie questa strada, in un momento di crisi economica come questo, il testimone afferma che farebbe di tutto per non passare il virus…ma se fa sesso a pelle, come fa a non passarlo anche ad altri a furia di provarci?
Le nuove infezioni provengono soprattutto dal sommerso, cioè da coloro che non effettuano il test, pur avendo comportamenti a rischio e in questo modo inconsapevolmente diffondono il virus, e questa è la modalità di infezione più diffusa negli ultimi anni che i dati scientifici riportano.
La criminalizzazione dell’HIV, come si è visto in altri Paesi, non porta a benefici ma è invece solo controproducente.
Chiudere un sito di incontri o perseguirne gli iscritti non diminuirà le occasioni di contagio, mentre invece favorirà lo stigma nei confronti delle persone con HIV e di conseguenza l’aumento del sommerso con diminuzione degli accessi al test e alle cure, per paura di essere discriminati.
In un’epoca in cui l’informazione sull’Hiv è così sporadica e data per scontata, lasciare che i media cerchino la notizia li dove sappiamo ormai la notizia non c’è, perché la comunicazione stessa è cambiata oggi, non vuol dire accettare che si faccia di tutta un’erba un fascio mettendo sullo stesso piano le persone con Hiv che mai si sognerebbero di infettare qualcun altro in virtù del fatto che oggi ci sono delle terapie che, bene o male, cronicizzano la patologia.
La buona sanità non passa attraverso la generalizzazione e gli allarmismi ai quali ci vogliono abituare, ma bensì dando la giusta evidenza scientifica alle notizie.
Il fatto che esistano episodi di persone che volontariamente cerchino di infettarsi con persone già positive al virus dell’Hiv esiste.
NPS, certo non condivide un fatto del genere, però diciamoci la verità: esiste!
Ma non è con gli scoop o gli articoli sugli ‘untori’ che si può ridurre la trasmissione dell’HIV, ma con la corretta informazione, aggiornata e reale e con il supporto delle associazioni di pazienti che da anni collaborano con le Commissioni Regionali e/o Nazionali contro l’AIDS e che attuano iniziative di sensibilizzazione e prevenzione.
NPS Emilia Romagna si impegna a portare l’argomento all’ordine del giorno alla prossima riunione della Commissione Regionale per promuovere attività condivise di comunicazione/informazione non stigmatizzanti anche sul web.
Il presidente
Alessandro Cavassi