Interazioni Isentress (raltegravir) con antiacidi
Il 18 febbraio 2015, la FDA ha approvato le modifiche al foglio illustrativo di Isentress (raltegravir) per includere informazioni aggiornate per quanto riguarda la somministrazione concomitante di raltegravir e antiacidi contenenti alluminio e/o magnesio.
Nuovi dati mostrano che la sommonistrazione di antiacido contenente alluminio e/o magnesio entro 6 ore dalla somministrazione di Isentress riducono significativamente i livelli plasmatici di raltegravir.
Di seguito il comunicato originale FDA
On February 18, 2015, FDA approved changes to the Isentress (raltegravir) label to include updated information regarding the coadministration of raltegravir and aluminum and/or magnesium containing antacid.
New data show taking an aluminum and magnesium antacid within 6 hours of Isentress administration significantly decreased raltegravir plasma levels. The previously approved Isentress label recommended against coadministration or staggered administration by 2 hours with aluminum and magnesium antacids. The new label recommendations state coadministration or staggered administration of aluminum and/or magnesium hydroxide-containing antacids and Isentress is not recommended.
Isentress, indicated in combination with other antiretroviral agents for the treatment of human immunodeficiency virus (HIV-1) infection in patients 4 weeks of age and older, is a product of Merck & Co.
The updated label will be posted soon on DailyMed.
Richard Klein
Office of Health and Constituent Affairs
Food and Drug Administration
Kimberly Struble
Division of Antiviral Products
Food and Drug Administration
Steve Morin
Office of Health and Constituent Affairs
Food and Drug Administration
Fonte: FDA
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Le organizzazioni contro l’HIV sollecitano la continuazione dello studio D:A:D
Lo studio D:A:D segue 50.000 persone sieropositive da più di 15 anni valutando, nell’arco di questo periodo, sicurezza dei farmaci ed effetti collaterali. Grazie ai risultati dello studio D:A:D sono cambiate le linee guida e la gestione delle terapie. Si sono identificati effetti collaterali non conosciuti prima e si è potuto fare scelte terapeutiche ottimali in base alle esigenze dei pazienti.
Alcune organizzazioni – AIDS Treatment Activists Coalition – ATAC, European AIDS Treatment Group – EATG, European Community Advisory Board – ECAB, Treatment Action Group -TAG (USA), HIV i-Base (UK), Grupo de Trabajo sobre Tratamientos del VIH – gTt (Spain), Adhara (Spain), Nadir Onlus (Italy), Plus Onlus (Italy) sostengono fortemente lo studio D:A:D. e hanno chiesto alle aziende farmaceutiche di continuare a finanziare questo studio vitale.
Fonte: Treatment Action Group
Di seguito alcune motivazioni (in italiano):
I farmaci anti-HIV sono utilizzati in combinazione, quindi è giusto che le aziende che producono e vendono questi farmaci collaborino a questo studio sulla sicurezza a lungo termine.
Esortiamo le seguenti società a continuare a finanziare questo studio vitale: AbbVie, Bristol-Myers Squibb, Gilead Sciences, Janssen, Merck Sharpe Dohme e ViiV Healthcare.
Il finanziamento deve inoltre permettere di aggiungere nuovi pazienti per altri cinque anni, dal momento che molti inizieranno il trattamento con nuovi farmaci anti-HIV
Lo studio D:A:D è stato originariamente creato per valutare i rischi della terapia antiretrovirale su fegato e cuore.
Da allora, D: A: D ha risposto a molte altre questioni di sicurezza a lungo termine che includono:
Il rischio di effetti collaterali rari da singoli farmaci ; Farmaci anti-HIV e cambiamenti corporei ;Farmaci anti-HIV e la pressione sanguigna; la sicurezza a lungo termine dei farmaci anti-HIV nei riguardi del fegato e le coinfezioni con epatiti;il rischio di malattie cardiache ; Farmaci anti-HIV e malattie renali; HIV e tumori, in particolare quelli non-AIDS correlati; Farmaci anti-HIV e il diabete; Farmaci anti-HIV e ictus
Ha permesso di sviluppare strumenti pratici per la stima del rischio di malattie cardiache e renali nelle persone sieropositive, ha riportato nuovi effetti collaterali che non sono stati trovati quando i farmaci sono stati studiati ed ha anche mostrato che altri farmaci non hanno questi effetti collaterali.
Perchè serve ancora?
Perchè è necessario rispondere alle stesse domande di efficacia e sicurezza per i nuovi farmaci e per le combinazioni.
Perché i suoi risultati danno alle persone la fiducia necessaria per iniziare il trattamento dell’HIV.
Perchè si tratta di uno studio indipendente che produce dati reali e comprende anche persone che non sono ben rappresentati negli studi, come le donne.
Perché è in grado di rilevare nuovi problemi di sicurezza che potremmo ancora non conoscere ed è in grado di valutare i rischi in gruppi specifici di persone che vivono con l’HIV. Ad esempio, per età dell’ infezione, genere, etnia, razza, orientamento sessuale, l’uso di sostanze, persone più giovani e più anziani.
Perchè la terapia è per tutta la vita, quindi servono osservazioni più a lungo termine possibile per la sicurezza e la tollerabilità dei farmaci. Questo è particolarmente vero quando si invecchia. Entro il 2016, più di 5.000 persone nello studio D: A: D saranno oltre i 60 anni. La metà delle persone arruolate saranno in terapia da più di 10 anni.
Potranno essere identificati problemi di sicurezza o escludere preoccupazioni relative ai nuovi farmaci o alle nuove classi. Si potranno valutare i risultati a lungo termine dopo il trattamento con i nuovi farmaci contro l’epatite C. Si potranno avere informazioni sui farmaci generici, sulle coformulazioni e sulle interazioni farmacologiche.
Se lo studio D:A:D sarà interrotto tutto andrà perduto per sempre.
Le associazioni che desiderano supportare la richiesta possono firmare la lettera/petizione entro il 20 febbraio a questo link
Fonte : TAG
Canale informativo: newsletter Aidsmap
Traduzione a cura di Poloinformativohiv
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Parte “All in”, nuova piattaforma per fermare l’Aids tra gli adolescenti
Un questionario per gli odontoiatri
Il documento, finalizzato a individuare le esigenze formative e a testare il livello di consapevolezza dell’équipe odontoiatrica sulla corretta gestione del paziente con patologia infettiva, è divulgato in differenti aree geografiche italiane e scaricabile al link.
In base ai risultati della rilevazione, sarà possibile elaborare una proposta formativa che consentirà, nel tempo, di strutturare un ampio network di professionisti operanti in strutture pubbliche, adeguatamente formati e pronti ad accogliere e curare persone che ad oggi si trovano ancora, troppo spesso, ad essere respinte o a dover subire ingiustificate discriminazioni e violazioni della riservatezza dei propri dati personali.
Si è ritenuto opportuno informare dell’avvio dell’indagine tutti gli Assessorati alla salute delle Regioni e delle Province Autonome.
Gli odontoiatri operanti in strutture pubbliche interessati a partecipare all’indagine, possono aprire il questionario al link sottostante e inviarlo automaticamente cliccando, una volta compilato, sul riquadro grigio presente in alto a destra della prima pagina“invia modulo”:
La rilevazione ha avuto inizio il 23 gennaio 2015 e avrà termine il 23 luglio 2015.
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Ma perché gli italiani non fanno il test Hiv?
Ogni anno 4 mila persone ricevono una diagnosi di Hiv. Ma almeno 25 mila hanno contratto l’infezione e non lo sanno contribuendo così ad alimentare la diffusione del virus. Ma cos’è che frena gli italiani dal sottoporsi a un esame così semplice?
Da circa dieci anni, in Italia non varia il numero delle nuove diagnosi di Hiv: ogni anno sono circa 4.000. Nel 2013, per l’esattezza, a 3.806 persone è stata diagnosticata l’infezione. Oltre la metà dei casi segnalati era già in fase avanzata di malattia. Il 57,6% aveva cioè un numero di linfociti CD4 (le cellule del sistema immunitario che il virus aggredisce) inferiore a 350 cell/μL: dato che indica che il virus ha già prodotto danni consistenti al sistema immunitario.
Malati fino ad allora inconsapevoli.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sono circa 120.000 le persone che nel nostro Paese convivono con l’Hiv, ma circa il 20% non lo sa. E così non solo possono trasmettere l’infezione ai partner attraverso rapporti non protetti (l’83,9% di tutte le nuove diagnosi è attribuibile a rapporti sessuali non protetti), ma compromettono il proprio stato di salute. La diagnosi precoce, infatti, è fondamentale perché oggi l’infezione da Hiv/Aids si può trattare, ma prima si comincia la terapia farmacologica meglio è. Il ritardo della diagnosi, infatti, riduce l’efficacia dei trattamenti e aumenta la probabilità della progressione clinica dell’infezione.
Un test per tutti
Per questo bisognerebbe incentivare il ricorso al test dell’Hiv. Si chiama Elisa (Enzime Linked Immuno Sorbent Assay), è gratuito e rileva la presenza nel sangue di anticorpi specifici, che il nostro sistema immunitario sviluppa se è entrato in contatto col virus. «Dovrebbero eseguire il test tutte le persone sessualmente attive», spiega Adriano Lazzarin, direttore del Dipartimento di malattie infettive al San Raffaele di Milano. «In particolare, è fortemente raccomandato all’inizio di una nuova relazione e prima della gravidanza e, in ogni caso, se si pensa che i rapporti sessuali avuti, senza preservativo, siano da considerare a rischio».
Tra coloro che nel 2013 hanno scoperto di convivere con l’Hiv, i più (41,9%) hanno eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare l’infezione o l’Aids. Il 27,6% invece si è sottoposto al test in seguito a un comportamento a rischio (non specificato) e il 15,1% per controlli medici dovuti ad altri percorsi clinici.
FONTE: healthdesk.it e Poloinformativo HIV AIDS.
Sesso sicuro: oltre al preservativo, usate la testa
Costruiamo insieme un futuro fatto di scelte consapevoli: questo l’invito di Andrea, rappresentante degli studenti del Newton di Roma e della Rete Studenti Medi di Roma.
Un articolo interessante sulla sessualità tra adolescenti, dubbi, paure, bisogno di sicurezze e conferme, dove i giudizi morali fanno più male che bene.
Manca l’educazione sessuale nelle scuole, quella vera che altri Paesi fanno da più di 40 anni e manca il dialogo sulla sessualità nella famiglia.
Con queste basi, come possono i giovani distinguere i comportamenti a rischio da quelli che non lo sono, come possono sapere cos’è il sesso sicuro o come si usa un preservativo?
Leggi l’articolo cliccando qui
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Plus Onlus: S.Valentine Testing Week
La Testing Week della settimana di S. Valentino:
– si terrà presso la sede del MIT in via Polese, 22 a Bologna nelle giornate: 14, 15, 16, 18 e 19 febbraio dalle 18 alle 22.
– Il test per HIV si effettua su una goccia di sangue.
– E’ anonimo, rapido, sicuro.
– Il periodo finestra è di 3 mesi.
– Non ci sono restrizioni alimentari.
– Anche se non te la senti di fare il test, ma vuoi informazioni o semplicemente hai voglia di parlare con qualcuno di HIV, siamo a tua disposizione.
– La linea positiva 800.586992 sarà attiva dalle 18 alle 22 per tutta la durata della testing week
– La Testing Week è stata resa possibile grazie al lavoro dei volontari di Plus e alle sinergie che abbiamo creato con gli operatori dell’Azienda Sanitaria di Bologna, il Mit che ci ospita, la fondazione AHF, il circolo RED.
per informazioni: info@plus-onlus.it
Fonte: PLUS Onlus
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Ricerca sociale di NPS Italia Onlus
Due questionari proposti da NPS Italia onlus, da sempre impegnata nell’ambito della ricerca sociale su tematiche relative all’HIV/AIDS, su temi quanto mai attuali:
Questionario 1: Analisi sulla qualità del processo di cambiamento di terapia dal farmaco branded al generico
Il questionario si pone il fine di indagare la percezione da parte delle persone con Hiv rispetto a quanto ormai sta avvenendo di fatto in materia di trattamenti con l’avvento del generico in Hiv e di come tutto questo in Italia venga affrontato da parte dei sanitari.
Fine ultimo è capire se la qualità della vita del paziente in questo particolare campo sia “familiare” alla persona con Hiv e se sia tenuta in debita considerazione da parte dei sanitari.
Consigliamo anche a chi non assume ancora il generico di fornirci comunque la sua opinione.
Questionario 2: Analisi dell’incidenza della soglia di povertà sulla capacità di cura delle persone con HIV
Il questionario si pone il fine di indagare quanto le mutate condizioni economiche stiano condizionando la vita anche delle persone con Hiv e quanto questo incida sulla qualità di cura lungo tutta la vita accompagnando la persona in tutte le sue fasi.
Fine ultimo è quello di poter meglio rispondere alle esigenze delle persone con Hiv rappresentandone i bisogni reali con i giusti interlocutori.
NPS Italia onlus invita tutte le persone con Hiv/Aids a rispondere a queste poche domande nel rispetto più totale della privacy del paziente e nel suo stesso interesse di diritto all’informazione.
Fonte: NPS Italia Onlus
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Può un dispositivo per smartphone a $ 34 migliorare la diagnosi HIV in Africa?
Un dispositivo $ 34 che si collega al jack audio di uno smartphone è quasi efficace quanto il più costoso test diagnostico del sangue per individuare gli anticorpi HIV e la sifilide. Lo dicono i ricercatori statunitensi in uno studio pilota in Africa.
Il laboratorio mobile, noto come un dongle, è costato $ 34 , rispetto ai più di 18 mila che servono per l’apparecchiatura diagnostica gold standard. In uno studio pilota, il dispositivo esegue tutte le funzioni meccaniche, ottiche ed elettroniche di un esame del sangue in laboratorio in 15 minuti, utilizzando solo potenza assorbita dal smartphone.
E ‘stato sviluppato da un team guidato da Samuel Sia, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Biomedica alla Columbia University di New York.
Per provare la sua efficacia, gli operatori sanitari in Ruanda hanno utilizzato lo strumento per fare esami del sangue, tramite la puntura del dito, su 96 pazienti, incluse donne in gravidanza.
Il team ha confrontato i risultati con il test standard immunoenzimatico o test ELISA, e ha trovato risultati quasi più accurati. Il test ha una sensibilità dal 92 al 100 %.
“Il nostro lavoro mostra che la qualità di un laboratorio immunologico si può ottenere in un accessorio smartphone“, ha dichiarato Sia in un comunicato.
I ricercatori stimano che riguardo la sifilide, un test anche solo con sensibilità dal 70 al 80 per cento potrebbe ridurre i morti di dieci volte rispetto ad un test di laboratorio accurato, perché quello ‘portatile’ è più accessibile e aumenta la facilità della diagnosi.
Lo studio è stato sostenuto da una sovvenzione della Fondazione Gates ed altri finanziatori e pubblicato mercoledì nella rivista Science Translational Medicine.
I ricercatori stanno progettando uno studio clinico su larga scala con l’obiettivo di ottenere l’approvazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’uso nei paesi in via di sviluppo.
By Julie Steenhuysen
Fonte: REUTERS
Canale informativo: EATG
Traduzione e adattamento a cura della redazione del Poloinformativohiv
In caso di utilizzo si prega di citare la fonte della traduzione
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