Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guida

postato in: AIDS, HIV | 0

Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guidaIl Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.

Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).

In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.

Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni  per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.

Consulta le Linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita

Vedi anche: Procreazione medicalmente assistita, relazione al Parlamento 2015

Fonte: Ministero della Salute, comunicato stampa n. 132 del 1° luglio 2015

L’articolo Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guida è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Tutti gli articolidi di admin

Canale informativo Poloinformativo HIV AIDS – per saperne di più su hiv e aids

Cuba primo Paese al mondo senza la trasmissione Hiv madre-figlio

postato in: AIDS, HCV, HIV | 0

 

La certificazione dell’Oms sull’eliminazione della trasmissione materno-infantile del virus hiv e della sifilide. “È uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”.

La firma in calce è più che autorevole, visto che si tratta dell’ufficio americano dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità): Cuba è la prima nazione al mondo a ricevere la validazione dell’eliminazione della trasmissione materno-infantile dell’Hiv e della sifilide. Una procedura che era iniziata nel 2010. “Eliminare la trasmissione di un virus è uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”, afferma Margaret Chan, direttore generale dell’Oms. “Questa – ha aggiunto – è una grande vittoria nella nostra lotta contro l’Hiv, e un passo importante verso una generazione Aids-free”.

Ogni anno nel mondo, afferma l’Oms, 1,4 milioni di donne sieropositive hanno un bambino e senza trattamento il rischio di trasmissione del virus Hiv durante gravidanza, travaglio, parto o allattamento è compreso fra il 15% e il 45%, ma scende all’1% con i farmaci. Nel 2013 sono nati 240mila bambini con il virus Hiv, metà rispetto ai 400mila del 2009 ma ancora lontani dai 40mila che erano l’obiettivo per il 2015. “Quasi un milione di donne in gravidanza – scrive l’Oms – sono infettate ogni anno dalla sifilide. Questo può portare a perdita del bambino e serie infezioni neonatali, nonostante l’infezione possa essere eliminata con trattamenti semplici come la penicillina”.

FONTE: Repubblica.it

L’articolo Cuba primo Paese al mondo senza la trasmissione Hiv madre-figlio è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Tutti gli articolidi di Neptune

Canale informativo Poloinformativo HIV AIDS – per saperne di più su hiv e aids

Epatite C, tutti guariti con le nuove cure per il genotipo 1b

postato in: AIDS, HCV, HIV | 0

 

Buone notizie per i pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) di genotipo 1b e cirrosi epatica. Il cento per cento dei soggetti trattati con Viekurax ed Exviera, senza ribavirina, ha ottenuto la risposta virologica sostenuta a 12 settimane. Significa che il virus viene spazzato via. Questi i risultati della sperimentazione Turquoise-III, annunciati da AbbVie in occasione del congresso annuale International Symposium on Viral Hepatitis and Liver Diseases a Berlino.

Sono circa 160 milioni in tutto il mondo le persone con HCV. Il genotipo 1 è il più comune, osservato nel 60 per cento dei casi a livello mondiale, mentre in Europa prevale il genotipo 1b (47 per cento dei soggetti). Nel tempo, con l’evoluzione della malattia, circa il 10-20 per cento dei pazienti con infezione cronica va incontro a complicanze quali la cirrosi. I risultati della sperimentazione Turquoise dimostrano che i pazienti con HCV di genotipo 1b e cirrosi compensata possono ottenere tassi elevati di risposta dopo 12 settimane di trattamento con un regime privo di interferone e ribavirina, ha detto Jordan J. Feld, direttore della ricerca del Toronto Center for Liver Disease, Canada.

Avete dei dubbi? Un numero verde è in grado di dare risposte qualificate. Che cos’è l’epatite C, come si trasmette e cosa accade se si viene infettati? Sono domande cui il 69% degli italiani (dai 18 anni in su) non saprebbe rispondere in modo corretto o completo. La campagna di informazione Una Malattia con la C promossa da AbbVie, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e di EpaC Associazione Onlus, si propone di dare risposta a molti interrogativi per promuovere la conoscenza dell’epatite C e favorire la prevenzione di questa malattia silenziosa, i cui sintomi possono richiedere anche 30 anni per manifestarsi, e le cui conseguenze non vanno sottovalutate.

Fino alla fine del mese di giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, un pool di medici infettivologi e gastroenterologi, specializzati nella cura delle malattie epatiche, afferenti alle società scientifiche AISF e SIMIT, e alcuni rappresentati di EpaC, risponderanno al Numero Verde gratuito 800 129 030 per ascoltare, informare e consigliare su tutto ciò che riguarda l’epatite C e la sua prevenzione.

FONTE: quotidiano.net

L’articolo Epatite C, tutti guariti con le nuove cure per il genotipo 1b è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Tutti gli articolidi di Neptune

Canale informativo Poloinformativo HIV AIDS – per saperne di più su hiv e aids

Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

postato in: AIDS, HCV, HIV | 0

 

Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv contro il 29% della media europea, a causa dello scarso uso del test. Urgente un piano nazionale per la riduzione del danno e un cambio di approccio alla questione.

“In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv, una percentuale ben maggiore di quella europea che è del 29%”: lo denuncia, in occasione della giornata internazionale sulle droghe, il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (LILA) Massimo Oldrini. “La causa di questa situazione – spiega Oldrini – è da ricercarsi nell’assenza di offerta dei test nel 69,5% dei Sert italiani e nella completa assenza nel nostro paese di una politica di riduzione del danno”. “Questa situazione fa si che molte persone che consumano sostanze scoprono di avere l’Hiv solo quando il loro sistema immunitario è fortemente compromesso”, afferma Oldrini. “Insieme alla diagnosi di Hiv, viene quindi fatta quella di Aids, con gravi ripercussioni sia sulla salute degli individui sia sulla collettività”.

“L’offerta del test Hiv, la disponibilità di siringhe sterili e la terapia sostitutiva per i gruppi vulnerabili – come le persone che usano sostanze per via iniettiva – sono pratiche di riduzione del danno raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Salute e dall’Unaids che l’Italia sta ignorando completamente”, sottolinea il presidente della LILA. “In particolare la situazione è drammatica nelle carceri dove è vietato l’uso di siringhe e condom nonostante diversi studi abbiano affermato che vengono consumate droghe”.

“Valutiamo con favore la nuova apertura del Dipartimento per le Politiche Antidroga alle consultazioni delle organizzazioni della società civile – afferma Oldrini in riferimento al percorso avviato dalla struttura della Presidenza del Consiglio per la preparazione della prossima conferenza nazionale sulle dipendenze cui parteciperà la stessa LILA. A livello internazionale, in vista della prossima Assemblea Onu sulle droghe (Ungass 2016) la LILA auspica un cambio di scenario nell’approccio al tema, che comprenda la revisione delle convenzioni internazionali e la legalizzazione regolamentata delle sostanze, perché la criminalizazzione e l’illegalità nella quale sono costrette milioni di persone che usano droghe sono i miglior alleati dell’Hiv.

in occasione della Giornata internazionale sulle droghe (International Day Against Drug Abuse and Illicit Trafficking), indetta dall’Onu per il 26 giugno di ogni anno. In realtà, quello degli stupefacenti resta un problema serio nella nostra Penisola. In base ai dati diffusi pochi giorni fa dalla Polizia di Stato, nel 2014 sono stati registrati, rispetto all’anno precedente, incrementi nei sequestri di hashish (+211,29%), marijuana (+15,93%), eroina (+5,30%) e droghe sintetiche in dosi (+23,99%). Positiva, invece, la diminuzione di quelli di cocaina (-21,90%), droghe sintetiche in polvere (-56,32%), L.S.D. (-25,21%) e piante di cannabis (-86,41%).

Fonte: lila.it
west-info.eu

L’articolo Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Tutti gli articolidi di admin

Canale informativo Poloinformativo HIV AIDS – per saperne di più su hiv e aids

S.T. Eye, il condom che diagnostica le malattie sessuali

postato in: AIDS, HCV, HIV | 0

 

S.T. Eye, il condom che diagnostica le malattie sessuali

Concepito da tre adolescenti per il concorso Teen Tech Award, si tratta di un’idea rivoluzionaria che può aumentare la consapevolezza verso le patologie sessualmente trasmissibili: il condom cambia colore e diventa viola per il papillomavirus, verde per la clamidia, blu per la sifilide, giallo per l’herpes.

Ritardanti, stuzzicanti, aromatizzati, luminescenti, ultra-sottili, extra-resistenti, stimolanti: oggigiorno esistono preservativi per tutti i gusti, per tutte le esigenze, probabilmente concepiti per aumentarne l’utilizzo e la consapevolezza della loro importanza. Alcuni studenti hanno in questi giorni vinto il prestigioso Teen Tech Award di Londra per aver avuto un’idea rivoluzionaria: il primo condom intelligente, strumento di diagnosi oltre che di protezione e di prevenzione, che cambia colore se chi lo indossa è affetto da malattie sessualmente trasmissibili. Si chiama S. T. Eye, ed è stato concepito da tre adolescenti britannici della Isaac Newton Academy di Illford.Questo speciale tipo di preservativo possiede al suo interno uno strato interno di lattice impregnato di molecole che, messe a contatto con le principali malattie sessualmente trasmissibili, si attaccano batteri e virus inducendo una modifica del colore dell’oggetto: viola per il papillomavirus, verde per la clamidia, blu per la sifilide, giallo per l’herpes. Grazie a questa invenzione i ragazzi hanno conquistato il prestigioso Teen Tech Award, premio concepito per promuovere scienza e ingegneria nelle scuole che richiede ai suoi partecipanti di inventare una tecnologia che possa rendere il mondo migliore, o più semplice e comodo: la loro è stata dichiarata la miglior innovazione nel campo della salute, ed è valsa ai vincitori un premio di mille sterline e la possibilità di visitare Buckingham Palace.D’altronde, si tratta di uno strumento molto utile, visto che la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili è purtroppo in crescita tra i giovani, che si espongono sempre più a comportamenti a rischio in quanto possiedono una percezione del pericolo piuttosto bassa: forse colpa, se così si può dire, della diminuzione della mortalità associata ad HIV e AIDS, un tempo autentico flagello e oggigiorno percepite come malattie non guaribili ma gestibili. D’altronde, le malattie sessualmente trasmissibili rappresentano un rischio da non sottovalutare per la salute di chi le contrae: per esempio la clamidia, patologia legata ad un batterio gram negativo, risulta spesso asintomatica nelle prime fasi fino a svilupparsi e diventare malattia pelvica infiammatoria, che pone il soggetto a rischio infertilità; o il papillomavirus, che in alcuni casi può provocare tumore del collo dell’utero, grave neoplasia che porta al decesso di circa il 50% delle donne che ne è affetto.

Per questo l’invenzione dei tre ragazzi inglesi, sebbene al momento rappresenti solamente un’idea, può risultare rivoluzionaria e salvare la vita di molte persone: sapere di essere affetti da una di queste patologie significa aumentare la consapevolezza a riguardo, curarsi tempestivamente e guarire prima che possano affacciarsi possibili complicazioni. Tra le altre trovate dei geniali adolescenti che hanno partecipato al concorso, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, si possono citare un fermacapelli collegato tramite connessione wifi che cambia colore in base ai vestiti di chi lo indossa, per aver sempre gadget abbinati; o un oggetto da infilare al polso per controllare il battito, sempre connesso al telefono cellulare, che possa subito chiamare numeri d’emergenza in caso di crisi. Questi giovani sembrano proprio avere il futuro nelle loro mani.

FONTE : Teen Tech Award, Isaac Newton Academy © 2015 sanihelp.it. All rights reserved.

Canale informativo: ilgiornale.it

L’articolo S.T. Eye, il condom che diagnostica le malattie sessuali è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Tutti gli articolidi di admin

Canale informativo Poloinformativo HIV AIDS – per saperne di più su hiv e aids

7000 addetti per 300mila malati. I SERD non bastano

postato in: AIDS, HIV | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

7000 addetti per 300mila malati. I SERD non bastanoLo scorso anno al tradizionale ruolo contro le tossicodipendenze, ai SERD è stato affidato anche quello su gioco d’azzardo, tabagismo, alcolismo. Mancano però mezzi e risorse per fare davvero prevenzione. Colloquio col prof. Alfio Lucchini, direttore del Dipartimento Dipendenze ASL Milano 2.

Direttore lei sta studiando da molti anni l’organizzazione e l’offerta di servizio dei SERD in Italia: queste strutture sono ancora utili, per far fronte alle tossicodipendenze? In effetti la mia esperienza supera ormai i 30 anni di impegno. Dallo scorso anno i vecchi Sert che risalivano al ’90 si sono trasformati in SerD – servizi pubblici per le dipendenze.
 Non è un fatto solo nominalistico, è cambiato il mandato dei Servizi: oggi dobbiamo affrontare tutto lo spettro delle dipendenze, legali ed illegali, da sostanze e da comportamenti.Gli operatori sono figure professionali pluridisciplinari, in grado di affrontare la complessità e plurifattorialità della patologia da affrontare, garantendo l’accesso diretto alle cure e ovviamente l’anonimato dei nostri pazienti. Il nostro è un lavoro che permette di ridurre o interrompere il consumo di droghe e di comportamenti dipendenti.
Di prevenire danni futuri associati al consumo di droghe o dei comportamenti di dipendenza, di ridurre fino ad abolire la assunzione, e anche la assunzione non sicura, delle droghe per via iniettiva al fine di prevenire la diffusione dell’HIV, dell’HCV e di altre malattie infettive. E quindi di migliorare la qualità della vita ed il benessere psichico del paziente, riducendo il rischio di overdose e le attività criminali.
Il bacino di utenza è enorme, circa 300.000 persone si sono rivolte nell’ultimo anno ai SerD e ai Dipartimenti delle Dipendenze: per questo penso che non solo vi sia la necessità dei SerD, che attualmente sono 550 nelle ASL italiane, ma è urgente che le Istituzioni se ne occupino maggiormente per valorizzarli dotandoli di maggior personale e strumenti. Esistono le statistiche ma anche la percezione che attesta la qualitá del nostro lavoro: un sondaggio del 2012 FeDerSerD/Eurisko ha indicato un 90% dei pazienti che valutano buona la accessibilità ai Ser.D. L’80% si dichiara soddisfatto della terapia in corso, l’80% ritiene di aver migliorato la propria condizione psico-socio-relazionale, il 75% afferma di avere avuto continuità terapeutica in carcere (se ha avuto questa esperienza). Infine il 90% ritiene soddisfacente il programma al SerD.
Quali servizi offrite e fino a che punto riuscite a farlo, per risorse, personale ed anche presenza sul territorio
La situazione del personale è problematica: negli ultimi dieci anni sono quasi raddoppiati i pazienti e il personale è rimasto bloccato a circa 7.000 unità. Garantire i livelli essenziali di assistenza che comprendono attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è difficilissimo e in molte realtà già disatteso. Si continua a spendere in Italia meno dello 0,8% del fondo sanitario nazionale per la lotta alle dipendenze, mentre i costi sociali e sanitari incidono sul PIL per un valore in euro decine di volte superiore. Le differenze in capacità programmatoria e servizi offerti tra Regione e Regione e talvolta tra ASL della stessa Regione sono imbarazzanti.Come è cambiato nel corso di questi anni lo specifico di chi si rivolge ad un SERD?La cosa significativa è che ai SerD si presentano sempre più persone, giovani e meno giovani, considerabili “normali”. Ad esempio cittadini che sono incorsi in problemi legati alla guida per abuso di alcol o sostanze: parlo di decine di migliaia di utenti. O lavoratori, con particolari mansioni tipo quelle che prevedono movimentazioni, che sottoposti ad accertamenti per verificare l’uso di sostanze, sono risultati positivi ad almeno una sostanza. Insomma compiti di sanità pubblica. Per quel che riguarda le sostanze, in molte aree del Paese è la cocaina la droga più frequentemente utilizzata dai nuovi utenti dei SerD. Ma anche il poliabuso, sia di sostanze quali alcol e cocaina, o alcol e psicofarmaci, è sempre più rappresentato. E infine c’è il GAP, il gioco d’azzardo patologico, emergenza degli ultimi anni.I SERD riescono ad intercettare i nuovi tossicodipendenti, quelli del week-end, i ragazzi che usano solo droghe sintetiche, i milioni che fanno uso costante di cannabinoidi?
Credo non sia possibile pensare di intervenire su comportamenti che hanno pervaso la società in modo significativo e che hanno vissuti diversi, con i soli Servizi di accoglienza e cura. Ad esempio il consumo di cannabis: è assai diffuso, si valuta che oltre un terzo dei giovani ne abbia fatto uso, ma da noi arrivano quei 30mila che incorrono in problemi amministrativi o legali per averla assunta. La scelta centrale dovrebbe essere quella della prevenzione, e di interventi coordinati a livello dei territori, con centri aggregativi, unità mobili, servizi di approccio precoce.Oltre a queste strutture a suo avviso quale dovrebbe essere la risposta del pubblico per far fronte alle gravi tossicodipendenze? Le comunità di recupero, ad esempio, sono ancora progetti validi? Esiste la necessità di riflettere ed intervenire su situazioni di vita complicate, in cui la tossicodipendenza rappresenta la risposta incontrata per “proseguire a vivere”. Il termine cronicità non deve spaventarci, e le fragilità gravi richiedono interventi di lungo respiro. Le gravi dipendenze si caratterizzano per la possibile ciclicità della presentazione dei fenomeni di abuso e dipendenza. Quindi i SerD devono migliorare i percorsi legati alla intensità di cure, con interventi coordinati con il sistema della medicina territoriale. Il ruolo delle Comunità terapeutiche deve cambiare profondamente e diventare parte integrante dei progetti territoriali, con percorsi flessibili, in stretto rapporto con SerD. In linea generale le Comunità dovrebbero orientarsi su una maggiore specializzazione e modularità delle offerte.
I SERD dovrebbero occuparsi anche delle altre dipendenze, soprattutto alcol, ma anche fumo e gioco d’azzardo: avete modo di fare tutto? Ce ne occupiamo: in questo momento ad esempio di fatto solo i SerD prendono in cura giocatori d’azzardo patologico, circa 8.000. Per l’alcol 75.000 persone sono in cura nei servizi alcologici, di norma unità organizzative dei Servizi o dei Dipartimenti delle Dipendenze. Gli interventi di disassuefazione dal tabagismo al 65% sono curati dai Servizi delle Dipendenze e in modo minoritario da ambulatori ospedalieri o da associazioni di interesse. Ma torno a dire: dovrebbe essere l’insieme del sistema sanitario ad occuparsi di questi aspetti ritenuti da tutti centrali per la salute dei cittadini.
Fonte: rainews.it

 

No all’espulsione del cittadino extracomunitario affetto da HIV

postato in: AIDS, HCV, HIV | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

No all’espulsione del cittadino extracomunitario affetto da HIV
Michele Didonna – Avvocato amministrativista del foro di Bari

È illegittimo il diniego opposto avverso un’istanza di rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, nel caso in cui il richiedente risulti sottoposto a un trattamento sanitario indifferibile e urgente somministrato da un’Azienda ospedaliera italiana in ragione della grave patologia da cui lo stesso risulta affetto.

 

La Sez. III del T.A.R. Palermo, con la sentenza 28 maggio 2015, n. 1252, ha chiarito come l’Amministrazione competente non possa rigettare un’istanza di rilascio di permesso di soggiorno per motivi umanitari nel caso in cui il richiedente gravemente malato abbia la necessità di avvalersi di cure mediche urgenti o comunque essenziali. Di talché, ha ritenuto illegittimo il diniego opposto dalla P.A. alla richiesta di rilascio di permesso di soggiorno presentata da un cittadino extracomunitario affetto da HIV e sottoposto a un trattamento sanitario indifferibile e non suscettibile di interruzione.

Fonte: quotidianogiuridico.it

 

 

 

U.E. – Droga in Europa. Relazione 2015 dell’EMCDDA

postato in: AIDS, HIV | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

U.E. - Droga in Europa. Relazione 2015 dell’EMCDDA

 Di seguito la prefazione della relazione:Siamo orgogliosi di presentare la 20a analisi annuale sulla situazione della droga in Europa, costituita dalla relazione europea sulla droga (EDR) 2015.
Quest’anno, la relazione “Tendenze e sviluppi” contiene una panoramica esaustiva del problema della tossicodipendenza in Europa e delle misure adottate per contrastarlo ed è al centro della serie di prodotti interconnessi comprendente il pacchetto EDR.

Basata su dati europei e nazionali, presenta indicazioni di alto livello su tendenze, risposte e politiche chiave, oltre ad analisi approfondite di temi d’attualità. Il pacchetto include analisi completamente nuove sugli interventi psicosociali, le strutture per il consumo di droghe, l’abuso di benzodiazepine e le rotte del traffico di eroina.

Tuttavia, il pacchetto informativo multimediale integrato che costituisce oggi l’EDR, appare in contrasto con la relazione annuale dell’EMCDDA sulla situazione della droga, pubblicata nel 1996. Vent’anni fa, l’istituzione di sistemi di sorveglianza armonizzati tra i quindici Stati membri dell’UE dev’essere parsa una sfida sconcertante per l’EMCDDA. Pertanto, il fatto che i primi meccanismi di monitoraggio istituiti nel 1995 siano attualmente divenuti un sistema europeo che comprende 30 paesi, riconosciuto a livello globale, rappresenta un risultato impressionante.
Oltre a ritenere che l’EMCDDA abbia offerto un prezioso contributo ai progressi compiuti, riconosciamo anche che il nostro lavoro dipende dalla stretta collaborazione con i nostri partner. Fondamentalmente, l’analisi europea qui presentata è possibile perché gli Stati membri hanno investito nello sviluppo di solidi sistemi nazionali d’informazione sulle droghe.

La presente relazione si basa su dati raccolti dalla rete Reitox dei Punti Focali azionali, che collabora strettamente con esperti nazionali. L’analisi si avvale inoltre della collaborazione costante dei nostri partner europei: la Commissione europea, l’Europol, l’Agenzia europea per i medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Desideriamo inoltre riconoscere il contributo di numerosi gruppi di ricerca e iniziative europei, senza i quali la nostra relazione sarebbe stata di gran lunga meno ricca.
Negli ultimi 20 anni la nostra Relazione è cambiata al punto da divenire irriconoscibile, ma sono mutate anche la portata e la natura del problema europeo della droga. Quando l’agenzia è stata istituita, l’Europa si trovava nel mezzo di una “epidemia” di eroina e l’esigenza di ridurre la trasmissione dell’HIV e dei decessi causati dall’AIDS erano i principali fattori trainanti della politica in materia di droga. Oggi, sia il consumo di eroina sia i problemi legati all’HIV rimangono d’importanza centrale per la nostra attività di segnalazione, ma si inseriscono in un contesto più ottimistico in termini di sviluppi e, più informato in termini di risposte efficaci della sanità pubblica. Tuttavia, il problema ora è molto più complesso, come dimostra il fatto che molte delle sostanze trattate nella presente relazione fossero praticamente sconosciute in Europa quando l’agenzia è stata istituita.

Oggi, i mercati europei delle droghe continuano a cambiare e ad evolversi rapidamente: nel 2014, ad esempio, sono state individuate più di cento nuove sostanze psicoattive e sono state condotte valutazioni dei rischi su sei nuove droghe — entrambe queste cifre rappresentano dei record. Per mantenere il passo con questi cambiamenti e garantire che l’analisi svolta sia informata sui nuovi sviluppi, l’EMCDDA continua a collaborare strettamente con ricercatori e professionisti del settore. In qualità di agenzia, abbiamo sempre riconosciuto l’importanza di fornire informazioni valide, tempestive e pertinenti alle nostre politiche. Confermiamo l’impegno di perseguire quest’obiettivo e di garantire che, indipendentemente dal tipo di problema da affrontare in materia di droghe, le risposte dell’Europa saranno sostenute da un sistema d’informazione sempre produttivo, pertinente e adeguato allo scopo.

João Goulão
Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’EMCDDA

Wolfgang Götz
Direttore dell’EMCDDA

Qui la relazione completa in lingua italiana

——————————

“La relazione annuale dell’Agenzia europea sulle droghe conferma, per l’ennesima volta, che la proibizione legale non rappresenta un freno, ma un potentissimo incentivo alla diffusione delle droghe proibite. Il dato è particolarmente macroscopico nella sua irrazionalità se riferito alle sostanze più diffuse e meno pericolose, cioè i derivati della cannabis, che assorbono la gran parte delle risorse destinate all’attività repressiva (80% dei sequestri e 60% dei reati contestati)”. Lo dichiara il sottosegretario agli Esteri, promotore dell’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis, Benedetto Della Vedova. “Oggi la proibizione assicura enormi e crescenti profitti alle narco-mafie e istituisce una sorta di monopolio criminale su un mercato di massa. È evidente che l’esempio dei numerosi stati americani, a partire dal Colorado, che hanno regolamentato legalmente il mercato della marijuana rappresenta oggi una concreta alternativa al fallimento dell’opzione repressiva. In Italia – prosegue il sottosegretario – a prenderne atto nell’ultima relazione annuale è stata la stessa Direzione nazionale antimafia”. “L’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis, che si è costituito nel marzo scorso e oggi raggruppa oltre 120 tra deputati e senatori, entro un mese presenterà la propria proposta sul tema, integrando i contenuti dei numerosi disegni di legge già depositati in questa legislatura. I dati dell’Agenzia europea – conclude Della Vedova – costituiscono un ulteriore motivo di sprone per la nostra iniziativa”.

Fonte: droghe.aduc.it

 

La faccia dell’ HIV/AIDS: ieri e oggi

postato in: AIDS, HIV | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

La faccia dell' HIV/AIDS: ieri e oggiTyler Curry (Giornalista di HIV EQUAL ), ha creato un cortometraggio sulla differenza tra l’HIV di oggi e l’AIDS di ieri.
Ieri : “..la mia faccia non sarebbe più stata la mia faccia, ma il simbolo stesso della malattia..”

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi : ” …questa non è la mia faccia perchè sono nato nel 1983 e posso lavare via tutto, vivere la mia vita‬ perchè sono uno dei fortunati…”

 

Questo video è  dedicato da HIV Equal ai long-term survivors e a coloro che abbiamo perso nella lotta.
La consapevolezza mostrata da  Tyler ci ha fatto guardare indietro e ricordare tutti coloro che hanno combattuto duramente e hanno perso di fronte ad un virus tanto letale. La sua visione riporta per un attimo ad immagini che abbiamo già visto , alcuni dal vivo, altri solo nella finzione cinematografica , come la faccia di Tom Hanks in Philadelphia.

Ma questo video lascia fondamentalmente un senso di gratitudine per com’è la nostra vita ora finalmente proiettata verso il futuro . Un promemoria da riempire ogni giorno con gratitudine per le cure oggi disponibili e per la capacità di vivere una vita fino in fondo, quando tanti altri prima non hanno potuto farlo.

Ed è anche un modo per combattere lo stigma che ancora pervade la società
Solo una parola: ‪#‎live‬

 

HIV: un farmaco sperimentale per farlo morire di fame

postato in: AIDS, HIV | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

HIV: un farmaco sperimentale per farlo morire di fameScienziati americani hanno sperimentato in vitro un farmaco sperimentale che letteralmente affamerebbe a morte il virus dell’HIV. Una scoperta che potrebbe eliminare il problema delle mutazioni , che il virus sviluppa per difendersi dagli attacchi dei farmaci, perché interessa un meccanismo biochimico fisso.

 

L’Hiv si può far “morire di fame”
Articolo di Gianluca Casponi per galileonet

Il virus dell’Hiv potrebbe essere fermato “tagliandogli i viveri”. L’agente patogeno che causa l’Aids quando infetta una persona si insedia all’interno dei linfociti T Cd4, un sottogruppo di globuli bianchi. Al loro interno il virus avvia il proprio processo replicativo, richiamando una grande quantità di glucosio e altri nutrienti per fornire alla cellula l’energia necessaria a costruire le copie del virus. Proprio questa voracità potrebbe rappresentare un punto debole dell’agente patogeno, che i ricercatori potrebbero sfruttare per mettere a punto una terapia valida.

Il virus dell’Hiv è molto difficile da combattere in conseguenza della sua spiccata capacità di mutare sfuggendo a molte delle terapie sperimentate finora. Il nuovo approccio arriva ora dalla Northwestern e dalla Vanderbilt University, entrambe statunitensi, come raccontano su Plos Pathogens. Gli scienziati hanno scoperto che è possibile intervenire nel percorso biochimico che si attiva all’interno dei linfociti, disattivando l’aumento di richiesta di nutrienti da parte dei linfociti. Il virus, sostanzialmente, viene ucciso lasciandolo morire di fame. Questa forma terapeutica potrebbe rivelarsi decisiva perché interessa un meccanismo biochimico fisso, che rimane uguale a se stesso, qualunque sia il ceppo di Hiv che si vuole combattere.

I ricercatori americani hanno capito che il primo passo che avvia l’entrata dei nutrienti all’interno delle cellula, comporta l’attivazione di una sostanza nota come fosfolipasi D1 (PlD1) che è coinvolta nei meccanismi di trasporto transmembrana dei linfociti. Secondo quanto affermato dagli autori dello studio, si tratta del primo tentativo in assoluto di questo tipo.

I test, che per il momento sono stati condotti con successo in vitro, hanno utilizzato un farmaco sperimentale che inceppa il meccanismo d’azione di PlD1. “La sostanza che abbiamo messo alla prova – spiega Harry Taylor, docente presso la facoltà di medicina della Northwester e componente del team di ricercatori – potrebbe entrare a far parte di un nuovo cocktail di farmaci che migliorino l’efficacia dei trattamenti che abbiamo oggi a disposizione. Bloccare la replicazione del virus costituirebbe una vittoria essenziale, dal momento che gli altri aspetti della biologia dell’Hiv vanno incontro a continui mutamenti, schivando gli attacchi dei farmaci”.

Riferimenti: Plos Biology DOI: 10.1371/journal.ppat.1004864

Fonte:Galileonet

 

1 2 3 4 5 6