I pazienti con HIV sono spesso affetti da dolore cronico

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I pazienti malati di AIDS sperimentano spesso dolore cronico nonostante la terapia alla quale si sottopongono per tenere sotto controllo l’infezione da HIV: lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Pain Medicine.

Gli autori dello studio hanno analizzato i dati relativi a 238 pazienti con HIV, in terapia per la patologia e ne hanno valutato l’eventuale abuso di sostanze, la presenza di dolore cronico e l’uso di antidepressivi.

Dall’analisi dei dati è emerso che 107 pazienti non soffrivano di dolore, 107 ne soffrivano e 24 hanno denunciato un dolore cronico lieve.

I pazienti con dolore cronico sono stati quelli più a rischio di assunzione anche di antidepressivi, come pure sono risultati più propensi ad assumere farmaci per la terapia del dolore, in particolare oppioidi, per mantenere una buona qualità di vita.

La presenza di dolore cronico, invece, non si è correlata in alcun modo con l’abuso di sostanze.

FONTE: sanihelp.it

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Usa, falsa ricerca su HIV, 5 anni di carcere

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

57 mesi di carcere, 7 milioni e 200 mila dollari di multa, tre anni di sorveglianza speciale quando uscirá dalla prigione: questo accade negli Stati Uniti, a falsificare i dati di uno studio scientifico.

Questa è la pena che dovrá scontare Dong-Pyou Han, un biologo che ha confessato di aver alterato volontariamente i dati di una ricerca su un vaccino contro l’Aids, spacciandoli per veri.

Il prof. Han era un ricercatore dello Stato dell’Iowa, i suoi esperimenti erano finanziati dal National Institutes of Health (NIH) americano, l’equivalente del nostro Istituto Superiore di Sanità.

Fu scoperto due anni fa, immediatamente costretto alle dimissioni dal suo laboratorio: aveva fatto apparire una falsa immunizzazione al virus dell’Hiv un un coniglio con sangue umanizzato.

Nessuna sperimentazione su esseri umani, nessun danno diretto: ma negli Stati uniti, per una frode scientifica, si finisce in carcere e ci si resta per quasi 5 anno. E si pagano milioni di dollari di multa.

FONTE: rainews.it

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Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guida

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Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guidaIl Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.

Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).

In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.

Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni  per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.

Consulta le Linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita

Vedi anche: Procreazione medicalmente assistita, relazione al Parlamento 2015

Fonte: Ministero della Salute, comunicato stampa n. 132 del 1° luglio 2015

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Cuba primo Paese al mondo senza la trasmissione Hiv madre-figlio

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La certificazione dell’Oms sull’eliminazione della trasmissione materno-infantile del virus hiv e della sifilide. “È uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”.

La firma in calce è più che autorevole, visto che si tratta dell’ufficio americano dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità): Cuba è la prima nazione al mondo a ricevere la validazione dell’eliminazione della trasmissione materno-infantile dell’Hiv e della sifilide. Una procedura che era iniziata nel 2010. “Eliminare la trasmissione di un virus è uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”, afferma Margaret Chan, direttore generale dell’Oms. “Questa – ha aggiunto – è una grande vittoria nella nostra lotta contro l’Hiv, e un passo importante verso una generazione Aids-free”.

Ogni anno nel mondo, afferma l’Oms, 1,4 milioni di donne sieropositive hanno un bambino e senza trattamento il rischio di trasmissione del virus Hiv durante gravidanza, travaglio, parto o allattamento è compreso fra il 15% e il 45%, ma scende all’1% con i farmaci. Nel 2013 sono nati 240mila bambini con il virus Hiv, metà rispetto ai 400mila del 2009 ma ancora lontani dai 40mila che erano l’obiettivo per il 2015. “Quasi un milione di donne in gravidanza – scrive l’Oms – sono infettate ogni anno dalla sifilide. Questo può portare a perdita del bambino e serie infezioni neonatali, nonostante l’infezione possa essere eliminata con trattamenti semplici come la penicillina”.

FONTE: Repubblica.it

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Epatite C, tutti guariti con le nuove cure per il genotipo 1b

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Buone notizie per i pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) di genotipo 1b e cirrosi epatica. Il cento per cento dei soggetti trattati con Viekurax ed Exviera, senza ribavirina, ha ottenuto la risposta virologica sostenuta a 12 settimane. Significa che il virus viene spazzato via. Questi i risultati della sperimentazione Turquoise-III, annunciati da AbbVie in occasione del congresso annuale International Symposium on Viral Hepatitis and Liver Diseases a Berlino.

Sono circa 160 milioni in tutto il mondo le persone con HCV. Il genotipo 1 è il più comune, osservato nel 60 per cento dei casi a livello mondiale, mentre in Europa prevale il genotipo 1b (47 per cento dei soggetti). Nel tempo, con l’evoluzione della malattia, circa il 10-20 per cento dei pazienti con infezione cronica va incontro a complicanze quali la cirrosi. I risultati della sperimentazione Turquoise dimostrano che i pazienti con HCV di genotipo 1b e cirrosi compensata possono ottenere tassi elevati di risposta dopo 12 settimane di trattamento con un regime privo di interferone e ribavirina, ha detto Jordan J. Feld, direttore della ricerca del Toronto Center for Liver Disease, Canada.

Avete dei dubbi? Un numero verde è in grado di dare risposte qualificate. Che cos’è l’epatite C, come si trasmette e cosa accade se si viene infettati? Sono domande cui il 69% degli italiani (dai 18 anni in su) non saprebbe rispondere in modo corretto o completo. La campagna di informazione Una Malattia con la C promossa da AbbVie, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e di EpaC Associazione Onlus, si propone di dare risposta a molti interrogativi per promuovere la conoscenza dell’epatite C e favorire la prevenzione di questa malattia silenziosa, i cui sintomi possono richiedere anche 30 anni per manifestarsi, e le cui conseguenze non vanno sottovalutate.

Fino alla fine del mese di giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, un pool di medici infettivologi e gastroenterologi, specializzati nella cura delle malattie epatiche, afferenti alle società scientifiche AISF e SIMIT, e alcuni rappresentati di EpaC, risponderanno al Numero Verde gratuito 800 129 030 per ascoltare, informare e consigliare su tutto ciò che riguarda l’epatite C e la sua prevenzione.

FONTE: quotidiano.net

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Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

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Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv contro il 29% della media europea, a causa dello scarso uso del test. Urgente un piano nazionale per la riduzione del danno e un cambio di approccio alla questione.

“In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv, una percentuale ben maggiore di quella europea che è del 29%”: lo denuncia, in occasione della giornata internazionale sulle droghe, il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (LILA) Massimo Oldrini. “La causa di questa situazione – spiega Oldrini – è da ricercarsi nell’assenza di offerta dei test nel 69,5% dei Sert italiani e nella completa assenza nel nostro paese di una politica di riduzione del danno”. “Questa situazione fa si che molte persone che consumano sostanze scoprono di avere l’Hiv solo quando il loro sistema immunitario è fortemente compromesso”, afferma Oldrini. “Insieme alla diagnosi di Hiv, viene quindi fatta quella di Aids, con gravi ripercussioni sia sulla salute degli individui sia sulla collettività”.

“L’offerta del test Hiv, la disponibilità di siringhe sterili e la terapia sostitutiva per i gruppi vulnerabili – come le persone che usano sostanze per via iniettiva – sono pratiche di riduzione del danno raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Salute e dall’Unaids che l’Italia sta ignorando completamente”, sottolinea il presidente della LILA. “In particolare la situazione è drammatica nelle carceri dove è vietato l’uso di siringhe e condom nonostante diversi studi abbiano affermato che vengono consumate droghe”.

“Valutiamo con favore la nuova apertura del Dipartimento per le Politiche Antidroga alle consultazioni delle organizzazioni della società civile – afferma Oldrini in riferimento al percorso avviato dalla struttura della Presidenza del Consiglio per la preparazione della prossima conferenza nazionale sulle dipendenze cui parteciperà la stessa LILA. A livello internazionale, in vista della prossima Assemblea Onu sulle droghe (Ungass 2016) la LILA auspica un cambio di scenario nell’approccio al tema, che comprenda la revisione delle convenzioni internazionali e la legalizzazione regolamentata delle sostanze, perché la criminalizazzione e l’illegalità nella quale sono costrette milioni di persone che usano droghe sono i miglior alleati dell’Hiv.

in occasione della Giornata internazionale sulle droghe (International Day Against Drug Abuse and Illicit Trafficking), indetta dall’Onu per il 26 giugno di ogni anno. In realtà, quello degli stupefacenti resta un problema serio nella nostra Penisola. In base ai dati diffusi pochi giorni fa dalla Polizia di Stato, nel 2014 sono stati registrati, rispetto all’anno precedente, incrementi nei sequestri di hashish (+211,29%), marijuana (+15,93%), eroina (+5,30%) e droghe sintetiche in dosi (+23,99%). Positiva, invece, la diminuzione di quelli di cocaina (-21,90%), droghe sintetiche in polvere (-56,32%), L.S.D. (-25,21%) e piante di cannabis (-86,41%).

Fonte: lila.it
west-info.eu

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S.T. Eye, il condom che diagnostica le malattie sessuali

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S.T. Eye, il condom che diagnostica le malattie sessuali

Concepito da tre adolescenti per il concorso Teen Tech Award, si tratta di un’idea rivoluzionaria che può aumentare la consapevolezza verso le patologie sessualmente trasmissibili: il condom cambia colore e diventa viola per il papillomavirus, verde per la clamidia, blu per la sifilide, giallo per l’herpes.

Ritardanti, stuzzicanti, aromatizzati, luminescenti, ultra-sottili, extra-resistenti, stimolanti: oggigiorno esistono preservativi per tutti i gusti, per tutte le esigenze, probabilmente concepiti per aumentarne l’utilizzo e la consapevolezza della loro importanza. Alcuni studenti hanno in questi giorni vinto il prestigioso Teen Tech Award di Londra per aver avuto un’idea rivoluzionaria: il primo condom intelligente, strumento di diagnosi oltre che di protezione e di prevenzione, che cambia colore se chi lo indossa è affetto da malattie sessualmente trasmissibili. Si chiama S. T. Eye, ed è stato concepito da tre adolescenti britannici della Isaac Newton Academy di Illford.Questo speciale tipo di preservativo possiede al suo interno uno strato interno di lattice impregnato di molecole che, messe a contatto con le principali malattie sessualmente trasmissibili, si attaccano batteri e virus inducendo una modifica del colore dell’oggetto: viola per il papillomavirus, verde per la clamidia, blu per la sifilide, giallo per l’herpes. Grazie a questa invenzione i ragazzi hanno conquistato il prestigioso Teen Tech Award, premio concepito per promuovere scienza e ingegneria nelle scuole che richiede ai suoi partecipanti di inventare una tecnologia che possa rendere il mondo migliore, o più semplice e comodo: la loro è stata dichiarata la miglior innovazione nel campo della salute, ed è valsa ai vincitori un premio di mille sterline e la possibilità di visitare Buckingham Palace.D’altronde, si tratta di uno strumento molto utile, visto che la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili è purtroppo in crescita tra i giovani, che si espongono sempre più a comportamenti a rischio in quanto possiedono una percezione del pericolo piuttosto bassa: forse colpa, se così si può dire, della diminuzione della mortalità associata ad HIV e AIDS, un tempo autentico flagello e oggigiorno percepite come malattie non guaribili ma gestibili. D’altronde, le malattie sessualmente trasmissibili rappresentano un rischio da non sottovalutare per la salute di chi le contrae: per esempio la clamidia, patologia legata ad un batterio gram negativo, risulta spesso asintomatica nelle prime fasi fino a svilupparsi e diventare malattia pelvica infiammatoria, che pone il soggetto a rischio infertilità; o il papillomavirus, che in alcuni casi può provocare tumore del collo dell’utero, grave neoplasia che porta al decesso di circa il 50% delle donne che ne è affetto.

Per questo l’invenzione dei tre ragazzi inglesi, sebbene al momento rappresenti solamente un’idea, può risultare rivoluzionaria e salvare la vita di molte persone: sapere di essere affetti da una di queste patologie significa aumentare la consapevolezza a riguardo, curarsi tempestivamente e guarire prima che possano affacciarsi possibili complicazioni. Tra le altre trovate dei geniali adolescenti che hanno partecipato al concorso, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, si possono citare un fermacapelli collegato tramite connessione wifi che cambia colore in base ai vestiti di chi lo indossa, per aver sempre gadget abbinati; o un oggetto da infilare al polso per controllare il battito, sempre connesso al telefono cellulare, che possa subito chiamare numeri d’emergenza in caso di crisi. Questi giovani sembrano proprio avere il futuro nelle loro mani.

FONTE : Teen Tech Award, Isaac Newton Academy © 2015 sanihelp.it. All rights reserved.

Canale informativo: ilgiornale.it

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ASA @LIBERITUTTI 2015 – DOMENICA 21 GIUGNO DALLE ORE 16

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“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”
(art.1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

In occasione della giornata mondiale del rifugiato politico , per sostenere il diritto di ogni persona ad aspirare a una vita dignitosa, per rinnovare il dovere di solidarietà verso chi è perseguitato…
Asa Vi invita a ‪#‎liberitutti‬ 2015 Casa di Betania ONLUS Rozzano Domenica 21 Giugno a partire dalle 16.00
a Borgo di Villalta (via Carducci, 4), Rozzano.

il programma all’interno dell’evento Facebook:

https://www.facebook.com/events/493472294137010/

Asa sarà presente con banco informativo e con alcuni articoli del suo bASAr.

7000 addetti per 300mila malati. I SERD non bastano

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

7000 addetti per 300mila malati. I SERD non bastanoLo scorso anno al tradizionale ruolo contro le tossicodipendenze, ai SERD è stato affidato anche quello su gioco d’azzardo, tabagismo, alcolismo. Mancano però mezzi e risorse per fare davvero prevenzione. Colloquio col prof. Alfio Lucchini, direttore del Dipartimento Dipendenze ASL Milano 2.

Direttore lei sta studiando da molti anni l’organizzazione e l’offerta di servizio dei SERD in Italia: queste strutture sono ancora utili, per far fronte alle tossicodipendenze? In effetti la mia esperienza supera ormai i 30 anni di impegno. Dallo scorso anno i vecchi Sert che risalivano al ’90 si sono trasformati in SerD – servizi pubblici per le dipendenze.
 Non è un fatto solo nominalistico, è cambiato il mandato dei Servizi: oggi dobbiamo affrontare tutto lo spettro delle dipendenze, legali ed illegali, da sostanze e da comportamenti.Gli operatori sono figure professionali pluridisciplinari, in grado di affrontare la complessità e plurifattorialità della patologia da affrontare, garantendo l’accesso diretto alle cure e ovviamente l’anonimato dei nostri pazienti. Il nostro è un lavoro che permette di ridurre o interrompere il consumo di droghe e di comportamenti dipendenti.
Di prevenire danni futuri associati al consumo di droghe o dei comportamenti di dipendenza, di ridurre fino ad abolire la assunzione, e anche la assunzione non sicura, delle droghe per via iniettiva al fine di prevenire la diffusione dell’HIV, dell’HCV e di altre malattie infettive. E quindi di migliorare la qualità della vita ed il benessere psichico del paziente, riducendo il rischio di overdose e le attività criminali.
Il bacino di utenza è enorme, circa 300.000 persone si sono rivolte nell’ultimo anno ai SerD e ai Dipartimenti delle Dipendenze: per questo penso che non solo vi sia la necessità dei SerD, che attualmente sono 550 nelle ASL italiane, ma è urgente che le Istituzioni se ne occupino maggiormente per valorizzarli dotandoli di maggior personale e strumenti. Esistono le statistiche ma anche la percezione che attesta la qualitá del nostro lavoro: un sondaggio del 2012 FeDerSerD/Eurisko ha indicato un 90% dei pazienti che valutano buona la accessibilità ai Ser.D. L’80% si dichiara soddisfatto della terapia in corso, l’80% ritiene di aver migliorato la propria condizione psico-socio-relazionale, il 75% afferma di avere avuto continuità terapeutica in carcere (se ha avuto questa esperienza). Infine il 90% ritiene soddisfacente il programma al SerD.
Quali servizi offrite e fino a che punto riuscite a farlo, per risorse, personale ed anche presenza sul territorio
La situazione del personale è problematica: negli ultimi dieci anni sono quasi raddoppiati i pazienti e il personale è rimasto bloccato a circa 7.000 unità. Garantire i livelli essenziali di assistenza che comprendono attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è difficilissimo e in molte realtà già disatteso. Si continua a spendere in Italia meno dello 0,8% del fondo sanitario nazionale per la lotta alle dipendenze, mentre i costi sociali e sanitari incidono sul PIL per un valore in euro decine di volte superiore. Le differenze in capacità programmatoria e servizi offerti tra Regione e Regione e talvolta tra ASL della stessa Regione sono imbarazzanti.Come è cambiato nel corso di questi anni lo specifico di chi si rivolge ad un SERD?La cosa significativa è che ai SerD si presentano sempre più persone, giovani e meno giovani, considerabili “normali”. Ad esempio cittadini che sono incorsi in problemi legati alla guida per abuso di alcol o sostanze: parlo di decine di migliaia di utenti. O lavoratori, con particolari mansioni tipo quelle che prevedono movimentazioni, che sottoposti ad accertamenti per verificare l’uso di sostanze, sono risultati positivi ad almeno una sostanza. Insomma compiti di sanità pubblica. Per quel che riguarda le sostanze, in molte aree del Paese è la cocaina la droga più frequentemente utilizzata dai nuovi utenti dei SerD. Ma anche il poliabuso, sia di sostanze quali alcol e cocaina, o alcol e psicofarmaci, è sempre più rappresentato. E infine c’è il GAP, il gioco d’azzardo patologico, emergenza degli ultimi anni.I SERD riescono ad intercettare i nuovi tossicodipendenti, quelli del week-end, i ragazzi che usano solo droghe sintetiche, i milioni che fanno uso costante di cannabinoidi?
Credo non sia possibile pensare di intervenire su comportamenti che hanno pervaso la società in modo significativo e che hanno vissuti diversi, con i soli Servizi di accoglienza e cura. Ad esempio il consumo di cannabis: è assai diffuso, si valuta che oltre un terzo dei giovani ne abbia fatto uso, ma da noi arrivano quei 30mila che incorrono in problemi amministrativi o legali per averla assunta. La scelta centrale dovrebbe essere quella della prevenzione, e di interventi coordinati a livello dei territori, con centri aggregativi, unità mobili, servizi di approccio precoce.Oltre a queste strutture a suo avviso quale dovrebbe essere la risposta del pubblico per far fronte alle gravi tossicodipendenze? Le comunità di recupero, ad esempio, sono ancora progetti validi? Esiste la necessità di riflettere ed intervenire su situazioni di vita complicate, in cui la tossicodipendenza rappresenta la risposta incontrata per “proseguire a vivere”. Il termine cronicità non deve spaventarci, e le fragilità gravi richiedono interventi di lungo respiro. Le gravi dipendenze si caratterizzano per la possibile ciclicità della presentazione dei fenomeni di abuso e dipendenza. Quindi i SerD devono migliorare i percorsi legati alla intensità di cure, con interventi coordinati con il sistema della medicina territoriale. Il ruolo delle Comunità terapeutiche deve cambiare profondamente e diventare parte integrante dei progetti territoriali, con percorsi flessibili, in stretto rapporto con SerD. In linea generale le Comunità dovrebbero orientarsi su una maggiore specializzazione e modularità delle offerte.
I SERD dovrebbero occuparsi anche delle altre dipendenze, soprattutto alcol, ma anche fumo e gioco d’azzardo: avete modo di fare tutto? Ce ne occupiamo: in questo momento ad esempio di fatto solo i SerD prendono in cura giocatori d’azzardo patologico, circa 8.000. Per l’alcol 75.000 persone sono in cura nei servizi alcologici, di norma unità organizzative dei Servizi o dei Dipartimenti delle Dipendenze. Gli interventi di disassuefazione dal tabagismo al 65% sono curati dai Servizi delle Dipendenze e in modo minoritario da ambulatori ospedalieri o da associazioni di interesse. Ma torno a dire: dovrebbe essere l’insieme del sistema sanitario ad occuparsi di questi aspetti ritenuti da tutti centrali per la salute dei cittadini.
Fonte: rainews.it

 

Nasce la prima casa per omosessuali e transgender discriminati

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Nasce la prima casa per omosessuali e transgender discriminati Nasce la prima casa per omosessuali e transgender discriminati
„Il progetto, nato dall’unione di Cri e Gay Center, verrà presentato giovedì prossimo. Bonafoni (Sel): “Un segno dell’interesse non formale della Regione Lazio”. In sostegno della Anlaids Lazio“.

 

La prima casa di ospitalità per persone omosessuali e transgender sorgerà a Roma, e verrà dedicata a coloro che hanno subito violenze e discriminazioni e hanno bisogno di un rifugio. L’iniziativa sarà presentata giovedì prossimo a Palazzo Doria Pamphilj, in una serata di gala in favore delle attività di Anlaids Lazio e del progetto di Croce Rossa Italianae Gay Center.

Il progetto si chiama ‘Refuge Lgbt’, ed è nato in seno al comitato provinciale romano della Croce Rossa insieme all’associazione Gay Center con il sostegno della Regione Lazio: è la prima casa di ospitalità temporanea in tutta Italia. L’obiettivo è quello di aiutare le persone vittime di discriminazione a superare i traumi che hanno subito per il loro orientamento sessuale, restituendo loro autonomia tramite la riscoperta delle proprie risorse e della costruzione di nuove possibilità lavorative. La casa, gestita da personale qualificato, fornirà assistenza gratuita agli ospiti, integrando i suoi servizi con quelli offerti dal territorio. Nella struttura, anche la Croce Rossa di Roma offrirà supporto psicologico e legale, orientamento scolastico e professionale, oltre che mediazione culturale e con i servizi sociali.

Alla nascita della casa ha partecipato anche Anlaids Lazio: l’associazione, infatti, pone la prevenzione come punto focale dei suoi progetti rivolti ai più giovani, come quello dedicato alle scuole, che ha come obiettivo l’informazione sui rischi di contrazione del virus Hiv. Ogni anno, infatti, quasi la metà delle nuove infezioni interessa i giovani tra i 15 e i 30 anni.

Partner dell’iniziativa è Edge, la prima lobby italiana di professionisti, imprenditori e manager Lgbt.

“Il progetto Refuge Lgbt di Croce Rossa è rivolto alle persone vittime di discriminazioni, per offrire loro non solo accoglienza e supporto ma un vero e proprio punto di partenza per riprendere in mano la propria vita. Vogliamo partire da Roma per creare quella rete che segua il modello francese che ci ha ispirato” ha dichiarato Flavio Ronzi, presidente di Croce Rossa Roma.

 

Nasce la prima casa per omosessuali e transgender discriminati
„Entusiasta anche il commento di Marta Bonafoni, consigliera Sel alla Regione Lazio: “La realizzazione a Roma della prima casa di ospitalità per persone omosessuali e transgender che hanno subito violenze e discriminazioni, progetto della Cri e di Gay Center, con il contributo della Regione Lazio, è la prova dell’attenzione, non formale, che questa Amministrazione ha sul tema dei diritti e del rispetto delle diversità – è stato il suo commento, affidato a una nota – Prevenzione, educazione, sostegno psicologico e legale, ma anche intervento mirato a restituire gli strumenti e la fiducia per ripartire alle persone che hanno subito una ingiustizia così infame. Un impegno, quello della Regione Lazio, a tutto campo, e che in quest’ultimo caso dimostra una visione di lungo periodo su un tema così delicato e che riguarda in primis un diverso approccio culturale alle questioni di genere. Un fatto di cui andare orgogliosi”.“

Fonte: romatoday.it

 

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