Notizia da Poloinformativo HIV AIDS
Lo scorso anno al tradizionale ruolo contro le tossicodipendenze, ai SERD è stato affidato anche quello su gioco d’azzardo, tabagismo, alcolismo. Mancano però mezzi e risorse per fare davvero prevenzione. Colloquio col prof. Alfio Lucchini, direttore del Dipartimento Dipendenze ASL Milano 2.
La situazione del personale è problematica: negli ultimi dieci anni sono quasi raddoppiati i pazienti e il personale è rimasto bloccato a circa 7.000 unità. Garantire i livelli essenziali di assistenza che comprendono attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è difficilissimo e in molte realtà già disatteso. Si continua a spendere in Italia meno dello 0,8% del fondo sanitario nazionale per la lotta alle dipendenze, mentre i costi sociali e sanitari incidono sul PIL per un valore in euro decine di volte superiore. Le differenze in capacità programmatoria e servizi offerti tra Regione e Regione e talvolta tra ASL della stessa Regione sono imbarazzanti.Come è cambiato nel corso di questi anni lo specifico di chi si rivolge ad un SERD?La cosa significativa è che ai SerD si presentano sempre più persone, giovani e meno giovani, considerabili “normali”. Ad esempio cittadini che sono incorsi in problemi legati alla guida per abuso di alcol o sostanze: parlo di decine di migliaia di utenti. O lavoratori, con particolari mansioni tipo quelle che prevedono movimentazioni, che sottoposti ad accertamenti per verificare l’uso di sostanze, sono risultati positivi ad almeno una sostanza. Insomma compiti di sanità pubblica. Per quel che riguarda le sostanze, in molte aree del Paese è la cocaina la droga più frequentemente utilizzata dai nuovi utenti dei SerD. Ma anche il poliabuso, sia di sostanze quali alcol e cocaina, o alcol e psicofarmaci, è sempre più rappresentato. E infine c’è il GAP, il gioco d’azzardo patologico, emergenza degli ultimi anni.I SERD riescono ad intercettare i nuovi tossicodipendenti, quelli del week-end, i ragazzi che usano solo droghe sintetiche, i milioni che fanno uso costante di cannabinoidi?
Credo non sia possibile pensare di intervenire su comportamenti che hanno pervaso la società in modo significativo e che hanno vissuti diversi, con i soli Servizi di accoglienza e cura. Ad esempio il consumo di cannabis: è assai diffuso, si valuta che oltre un terzo dei giovani ne abbia fatto uso, ma da noi arrivano quei 30mila che incorrono in problemi amministrativi o legali per averla assunta. La scelta centrale dovrebbe essere quella della prevenzione, e di interventi coordinati a livello dei territori, con centri aggregativi, unità mobili, servizi di approccio precoce.Oltre a queste strutture a suo avviso quale dovrebbe essere la risposta del pubblico per far fronte alle gravi tossicodipendenze? Le comunità di recupero, ad esempio, sono ancora progetti validi? Esiste la necessità di riflettere ed intervenire su situazioni di vita complicate, in cui la tossicodipendenza rappresenta la risposta incontrata per “proseguire a vivere”. Il termine cronicità non deve spaventarci, e le fragilità gravi richiedono interventi di lungo respiro. Le gravi dipendenze si caratterizzano per la possibile ciclicità della presentazione dei fenomeni di abuso e dipendenza. Quindi i SerD devono migliorare i percorsi legati alla intensità di cure, con interventi coordinati con il sistema della medicina territoriale. Il ruolo delle Comunità terapeutiche deve cambiare profondamente e diventare parte integrante dei progetti territoriali, con percorsi flessibili, in stretto rapporto con SerD. In linea generale le Comunità dovrebbero orientarsi su una maggiore specializzazione e modularità delle offerte.