Lettera aperta delle organizzazioni e ETS di pazienti e operatori socio-sanitari HIV al Ministro della Salute Orazio Schillaci

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Ci rivolgiamo a Lei, Onorevole Ministro Schillaci, che si trova di fronte a compiti irrisolti per decenni, in nome delle organizzazioni e ETS di pazienti e operatori socio-sanitari HIV. In questo periodo è necessario sviluppare la riorganizzazione che l’Italia si è impegnata ad applicare entro il 2030 per ottemperare agli Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile.

 

In questi due decenni la Commissione Nazionale AIDS e la Consulta delle Associazioni HIV, ora il CTS sez. L e M, hanno fornito raccomandazioni al Ministero della Salute basandosi sulla scienza e sull’evidenza, che provengono dal nostro vissuto e da quello delle persone che afferiscono in numero sempre maggiore alle nostre organizzazioni e centri.

 

La Commissione Affari Sociali aveva predisposto, con la proposta di legge 1972 a firma D’Attis, l’abrogazione della legge 135 del ‘90, obsoleta, introducendo nuovi criteri e concetti a noi richiesti dall’estensore per allineare l’Italia con le richieste ONU, UNAIDS, OMS, EMA quando la XVIII legislatura è terminata. Lo scorso ottobre è stata presentata nuovamente dall’estensore per la procedura di approvazione (AC 218).

 

Il Piano Nazionale AIDS, approvato nel 2017 non ha mai visto la sua applicazione per mancanza di stanziamenti.

 

La Profilassi pre-Esposizione, oggetto di raccomandazione di ONU, EMA, Parlamento Europeo è ancora in attesa dell’approvazione AIFA per la successiva applicazione con un costo sociale ed economico maggiore per l’Italia, mentre i Paesi ove è disponibile ne hanno confermato la validità.

 

Lo stigma nei confronti delle persone con HIV è ancora un dramma che rappresenta aspetti psicologici, sociali e professionali. L’evidenza della non trasmissibilità dell’HIV in presenza di terapia ARV, dopo la consensus conference del 2019, è ancora un concetto

sconosciuto ai più che le Organizzazioni HIV cercano di sostenere senza l’aiuto dello Stato.

 

I tempi che intercorrono per l’accesso ai nuovi farmaci ARV, oggi meno tossici, più efficaci, sviluppati per creare una migliore personalizzazione della terapia a lungo termine, dal momento dell’approvazione EMA alla concreta disponibilità nelle regioni italiane, Ministro, superano i 12 e talvolta i 18 mesi restando tra i più lunghi d’Europa.

 

Ancora oggi le persone che scoprono la propria positività al test per l’HIV per il 58% è in condizioni di AIDS, come confermano i dati COA ISS del 2021. I decessi valutati dall’ISTAT nell’epoca pre-Covid19 riferivano 509 morti all’anno.

E’ un dato di fatto, amaro dopo il quarto decennio dalla scoperta dell’HIV, dopo gli avanzamenti della ricerca che non sono accompagnati dall’informazione istituzionale sulla prevenzione e sui rischi che derivano dall’HIV, soprattutto nel tempo.

 

Piano Nazionale della Prevenzione 2022, efficientamento della medicina territoriale, accesso omogeneo sul territorio alle vaccinazioni, alle cure e all’assistenza, ruolo degli Enti del Terzo Settore sono esempi di grandiose intenzioni che spetterà a Lei far applicare in modo adeguato per rispondere alla richiesta di salute crescente di fronte alle minacce di nuove infezioni.

 

Ci auguriamo che con la Sua gestione le misure per prevenire l’HIV e sostenere la popolazione anche con l’aiuto del Terzo Settore diventino una priorità per il Paese.

 

Ci consideri a disposizione del Ministero per proseguire il lavoro di miglioramento delle misure in favore della Salute e, di conseguenza, contro la diffusione dell’HIV e delle patologie collegate. Ma anche questo lavoro, complementare a quello del SSN, implica preparazione e continuità che riusciamo a dare solo supportando le professionalità che collaborano con i nostri Enti.

 

Roma, 23 novembre 2022

 

NADIR ETS, Roma, Filippo von Schlösser, Presidente, membro CTS sez. M

ASA ETS, Milano, Massimo Cernuschi, Presidente, membro CTS Sez. M

ARCIGAY ETS, Bologna, Ilenia Pennisi, referente Salute

Milano CHECK POINT ETS, Daniele Calzavara, Segretario, Milano

I RAGAZZI DELLA PANCHINA ODV, Ada Moznich, Pordenone, membro CTS sez M

PLUS ETS, Bologna, Sandro Mattioli, Presidente, membro CTS Sez. M

ARCOBALENO AIDS ODV, Torino, Stefano Patrucco, Segr. Gen., Membro CTS Sez. M

ANLAIDS Lazio ETS, Giulia Valeria Calvino, Roma, membro CTS sez. M

LILA, Lega italiana lotta AIDS, Giusi Giupponi, Presidente Nazionale, Como, membro CTS Sez. M

NPS Italia APS, Margherita Errico, Presidente, Roma, membro CTS Sez M

C.N.C.A. Coordinamento Naz. Case Alloggio, Paolo Meli, Bergamo, membro CTS Sez. M

Circolo MARIO MIELI, Massimo Farinella, Roma, membro CTS sez. M

Undress your stigma – Primo dicembre World AIDS day

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Il primo dicembre UNDRESS YOUR STIGMA al Silicone Club

In occasione del World AIDS DAY ci vediamo al Silicone Club in Via Plezzo 16 dalle 20:00 a mezzanotte.
Durante la serata si esibiranno Ella Bottom Rouge Kenjii Benjii Croce Atroce Albø Andromeda X Enem segue Dj set di LoZelmo Dj

L’ingresso di 10 euro comprende un aperitivo offerto da Noloso e l’intero ricavato della serata sarà devoluto a Asa Milano e Milano Check Point

UNDRESS YOUR STIGMA – 1 dicembre 2022 Silicone Club Milano via Plezzo 16 ( M2 Lambrate e 2 minuti a piedi) 
– Performance
– DJ set
– installazione multimediale del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi)
– Test HIV/sifilide rapido e gratuito eseguito in ambiente protetto da operatori qualificati

Venite a supportarci!
(Non serve prenotare)

#SiliconeClub #noloso #Asa #MilanoCheckpoint #UndressYourStigma #Performance #Art #Artisti #WorldAidsDai #1Dicembre

Chemsex: ecco tutto quel che c’è da sapere

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Intervista a Michele Lanza – consulente ASA per chemsex
Fonte www.sanitainformazione.it

Dai poeti maledetti, ai parnassiani, fino all’italiano Gabriele D’Annunzio ed a molte star più o meno contemporanee, l’uso di droghe per accrescere il piacere sessuale e per eliminare i freni inibitori non è una novità. Anche se è solo da un decennio che è stato coniato un termine ad hoc: chemsex. Ad idearlo è stato David Stuart, scrittore, ricercatore e attivista di origine australiana, scomparso nel mese di gennaio di quest’anno.

L’etimologia
«Il termine chemsex nasce dalla fusione di chems, termine utilizzato per definire le sostanze stupefacenti di origine chimica e sex, sesso. Quando David Stuart ha coniato questo neologismo, ovvero nel 2012 – racconta Michele Lanza, referente del Progetto Chemsex dell’ASA, l’ Associazione Solidarietà AIDS – erano essenzialmente tre le sostanze utilizzate per le sessioni di chemsex: metanfetamina, catinoni e GHB. Più di recente, poi, la gamma di stupefacenti usati si è ampliata, adattandosi via via a ciò che offre il mercato. In Italia, ad esempio, è possibile osservare tendenze diverse anche da una città all’altra. Nella Capitale è molto in voga la cocaina base libera, ovvero la cocaina fumata, ciò che in America è chiamato Crack. A Milano, tra le sostanze psicoattive più in uso c’è il metilenediossipirovalerone (MDPV)».

La sua diffusione
«Sin dalle sue origini – continua l’esperto – il chemsex è associato alla comunità MSM (maschi che fanno sesso con maschi). Alla base di questo accostamento ci sono dei motivi ben precisi che ritengo doveroso sottolineare per evitare che qualcuno possa accusarmi di stigmatizzare la comunità MSM. È innegabile che anche tra gli eterosessuali ci sia chi fa uso di alcol e sostanze stupefacenti per “migliorare” la propria performance sessuale. Ma il maschio eterosessuale – dice Lanza – potrebbe non usare le sostanze diffuse tra chi pratica il chemsex, poiché queste non favoriscono l’erezione ma, al contrario, possono comprometterla. La sessualità MSM può riporre nell’erezione un ruolo meno determinante. Ci sono, poi, ragioni ancora più profonde che, negli anni, hanno spinto alla pratica del chemsex nella comunità MSM: l’uso di sostanze aiuta a ridurre l’omofobia interiorizzata e lo stigma che spesso accompagna le persone che vivono con Hiv».

Sostanze deprimenti o stimolanti?
Le origini del chemsex sono senza dubbio londinesi. «È grazie ai social network se, poi, in anni più recenti si è diffuso anche in altri Paesi, Italia compresa. Anche se – dice Lanza -, in America il chemsex è comunemente chiamato “party and play”». Che lo si chiami “alla londinese”, chemsex, o all’americana “party and play”, le sostanze utilizzate e gli scopi per i quali le si assumono non cambiano. Le droghe usate possono essere divise in due grandi categorie: stimolanti, come cocaina e amfetamino-simili e le sostanze ad azione deprimente, come GHB e ketamina. Le seconde hanno un’azione simile all’alcol: nella fase inziale donano una sensazione di benessere, facilitano l’empatia e aumentano l’autostima e la disinibizione. Al contrario – spiega l’esperto – le sostanze stimolanti eccitano. Ma tale eccitazione non è circoscritta alla sola sfera sessuale. Tutto il corpo è sovrastimolato e gli eccessi possono compromettere anche il corretto funzionamento di organi ed apparati, in primis quello cardiocircolatorio, con esiti talvolta letali».

Come limitare i danni
Tuttavia, seguendo alcuni consigli è possibile limitare i danni. «Innanzitutto mai associare l’alcol alle chems, poiché l’alcol aumenta l’effetto delle droghe deprimenti e nasconde la sovrastimolazione dovuta agli stimolanti. Soprattutto in quest’ultimo caso c’è il grave rischio di assumere dosi troppo elevate, in quanto l’effetto ricreativo non va di pari passo con quello tossico. È sconsigliato anche mescolare più sostanze stupefacenti: in caso di malessere non esistono “antidoti” farmacologi, i soccorsi possono solo intervenire sugli effetti tossici, sui sintomi che, nel caso di un mix di droghe, potrebbero essere contrastanti e difficili da gestire tutti insieme», spiega l’esperto.

L’assuefazione
Ma non è tutto: i danni non sono solo a breve termine. «La maggior parte delle sostanze utilizzate durante il chemsex possono creare dipendenza, rischio che può essere evitato distanziandone il più possibile l’utilizzo. È bene che chi consuma queste sostanze sia sempre affiancato da qualcuno che non facendone uso sia in grado di allertare i soccorsi in caso di necessità – dice Lanza-. È importante sottolineare che non bisogna mai aver paura di chiedere aiuto: in Italia, a differenza di altri Paesi, la detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale non è considerata reato e, dunque – conclude l’esperto – non è perseguibile». Non allertare i soccorsi o non farlo in tempo può costare la vita come, purtroppo, non di rado è accaduto.

Dobbiamo parlare diversamente di HIV

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Dobbiamo parlare diversamente di HIV

Nonostante i progressi della medicina continuano a esserci stigmatizzazioni e paure, con conseguenze negative per molte persone

di Alessandra Pellegrini De Luca - fonte ilpost.it

 

 

Sono passati oltre quarant’anni dalla scoperta dell’HIV (Human Immunodeficiency Virus), il virus che causa l’infezione che, se non curata, può portare all’AIDS. Da allora la medicina ha fatto progressi enormi – c’è stata una «rivoluzione pazzesca», dice Daniele Calzavara dell’associazione Milano Check Point – e sono state trovate terapie che permettono alle persone di convivere con l’HIV con un’aspettativa di vita praticamente uguale a quella delle persone che non ce l’hanno.

 

Eppure, in Italia come altrove, l’immaginario collettivo sembra essere rimasto indietro di decenni, con pregiudizi e forme di stigmatizzazione che oggi rendono l’HIV non tanto un problema medico, ma sociale. Pazienti, medici infettivologi e associazioni concordano sul fatto che oggi sia necessario parlare diversamente di HIV, combattendo l’avversione di molte persone e diffondendo molta più informazione, anche tra i medici non specialisti.

Come sapere se si ha l’HIV
Ci sono vari modi per scoprire se si ha l’HIV: «Si può fare un test in un qualsiasi laboratorio analisi, pubblico o privato, con una prescrizione del medico di base, oppure andare a farlo direttamente in ospedale, in un reparto malattie infettive, in questo caso senza la prescrizione del medico», spiega Roberto Rossotti, infettivologo dell’ospedale Niguarda di Milano. C’è poi una vasta rete di strutture, su tutto il territorio nazionale, in cui si può fare il test anche in forma anonima e gratuita.

In questa mappa fatta dall’Istituto superiore di sanità si possono trovare tutte le strutture pubbliche o private dove ci si può sottoporre a un test per l’HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili, tramite un prelievo di sangue. Da qualche anno si può anche acquistare un test rapido di autodiagnosi, in farmacia ma anche online: è attendibile e bastano 20 minuti per farlo e ottenere il risultato, che nel caso in cui sia positivo dovrà essere confermato da un test fatto con prelievo.

 

In generale, il mezzo più sicuro per la prevenzione dell’infezione da HIV, e più in generale di malattie sessualmente trasmissibili, è avere rapporti sessuali protetti: nei rapporti penetrativi significa indossare il preservativo per tutta la durata del rapporto (quello classico, ma anche il cosiddetto “preservativo femminile”). Nei rapporti non penetrativi – dove il rischio di trasmissione sembra essere più basso, benché anche meno studiato – si possono usare altri contraccettivi, come il dental dam: un rettangolo di lattice o poliuretano che si usa per coprire la vulva o l’ano impedendo il contatto fra mucose orali e genitali.

Che terapie esistono, e perché c’è stata una «rivoluzione pazzesca»
Le terapie antiretrovirali, quelle che oggi permettono a chi risulta positivo all’HIV di convivere con il virus, rallentano a tal punto la sua replicazione, abbassando quindi la carica virale, da renderlo non rilevabile nel sangue: solitamente si arriva a una viremia negativa dopo circa 1-3 mesi, e circa 6 mesi dopo questo traguardo non si è più contagiosi.

Quando la carica virale non è rilevabile, infatti, il virus smette anche di essere trasmissibile: concretamente significa che queste terapie permettono alle persone con l’HIV di avere rapporti sessuali non protetti senza aver paura di trasmettere il virus ai propri partner. È il principio della non trasmissibilità oggi identificato con la sigla “U=U”: sta per “undetectable untrasmittable” , cioè “non rilevabile = non trasmissibile”.

Pazienti, medici e associazioni dedicate alle persone che vivono con l’HIV considerano questo principio un pilastro che ha ridotto immensamente l’impatto sociale dell’infezione: «È importantissimo che tutti lo sappiano, per superare sia lo stigma esterno che quello interiorizzato, che per anni ha spinto molte persone a rinunciare ad avere una famiglia perché positive al virus», dice Rossotti del Niguarda.

Alcune persone che vivono con l’HIV hanno raccontato al Post che ancora oggi capita che la diagnosi porti a sentirsi in colpa: «Quando scopri di avere l’HIV introietti subito la colpa, pensi subito che sei stato tu a infettare le persone a cui sei legato in quel momento, quando in realtà potrebbe benissimo essere il contrario», dice V., che ha 38 anni, vive in Germania e ha chiesto di rimanere anonimo. Per questo alcune persone ritengono che sia molto importante, quando possibile, venire informati su cosa significhi oggi vivere con l’HIV nel momento stesso in cui si ricevono i risultati. 

Anche Daria Russo, che ha 41 anni e quando ha scoperto di avere l’HIV viveva in Irlanda, ha raccontato che per lei era stato molto utile poter parlare subito con una psicologa della struttura medica in cui si trovava; il 31enne Filippo Gafaro Barrera, al contrario, ha descritto così la consegna dei risultati nel laboratorio in cui aveva svolto le analisi: «Mi hanno dato una busta che sembrava quella del PIN del bancomat e mandato via, e quando l’ho aperta mi è caduto addosso il cielo».  

Il principio U=U è anche quello per cui oggi è possibile concepire e partorire i propri figli naturalmente. È quello che ha fatto, anni dopo aver scoperto di avere l’HIV, Daria Russo, che è anche una delle protagoniste del documentario Positivə (2021), dedicato alla vita delle persone che oggi vivono con l’HIV: «La non trasmissibilità è un aspetto chiave: a me come mamma, e a noi come coppia, ha restituito la spontaneità», dice. Prima che esistessero queste terapie alle persone con l’HIV veniva consigliato di fare un percorso di fecondazione artificiale.

Concretamente, le terapie antiretrovirali consistono in pillole da assumere ogni giorno (una o più di una, a seconda del tipo di terapia). Questi farmaci non hanno nemmeno più gli effetti collaterali di quelli più datati – come la lipodistrofia, che faceva perdere il grasso di alcune parti del corpo, come il viso, e causava il suo accumulo sull’addome – che potevano quindi rendere riconoscibili le persone in terapia. Esistono alcuni effetti avversi, che vanno da lievi sintomi indesiderati a effetti a lungo termine su alcuni organi, apparati o sul metabolismo: la loro comparsa varia da caso a caso, e parliamo comunque di effetti molto diversi da quelli dei primi farmaci.

Da pochissimo, inoltre, esiste anche un nuovo tipo di terapia, i cosiddetti farmaci “long-acting”: sono punture intramuscolari il cui effetto permane per circa due mesi, e che possono quindi sostituire l’assunzione quotidiana delle pillole. Sono farmaci nuovissimi, non ancora entrati nella pratica clinica di tutti gli ospedali, ma già autorizzati dagli enti regolatori.

«Le terapie esistenti non eradicano del tutto l’infezione – trovare una cura è l’ultimo passaggio che manca alla medicina – ma permettono di controllarla, con farmaci estremamente ben tollerati», spiega il professor Andrea Gori, ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Infettivologia al Policlinico di Milano. Ad oggi, una completa guarigione dall’HIV sembra essere stata ottenuta solo in tre casi molto particolari.

Da qualche anno è anche possibile ricorrere a un farmaco per evitare di essere infettati dall’HIV nel caso di comportamenti a rischio. Si parla di profilassi (cioè prevenzione) pre-esposizione, detta anche “PrEP”, e nel concreto è un farmaco che si può assumere prima e dopo un rapporto sessuale a rischio, oppure in maniera continuativa se il proprio stile di vita porta ad avere di frequente rapporti sessuali di questo tipo. Per assumerlo è necessaria la prescrizione di un infettivologo e bisogna sottoporsi ad alcuni esami per le malattie sessualmente trasmissibili.

Detto in altre parole, oggi l’HIV è sostanzialmente un’infezione cronica. Chi ce l’ha deve sottoporsi a periodici controlli medici e stare attento alla propria salute: «L’HIV è comunque un fattore di rischio per problemi cardiovascolari o a patologie come il diabete», dice Gori. Ma significa anche che è un’infezione completamente diversa, e molto più gestibile, rispetto agli anni Ottanta e Novanta.

Dal punto di vista medico, il problema non è l’assenza di cure, ma l’accesso alle terapie esistenti: da questo punto di vista oggi è molto diverso avere l’HIV in un paese povero o in un paese ricco, dotato di infrastrutture in grado di garantire le cure. Secondo gli ultimi dati di UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per l’HIV e l’AIDS, nel 2021 in tutto il mondo sono morte circa 650mila persone di AIDS e di patologie collegate: in Africa, per dare un’idea della proporzione, ne sono morte 420mila, mentre tra Europa e Nord America ne sono morte 13mila.

Limitatamente all’Italia, medici e associazioni ritengono che l’accesso alle terapie sia tutto sommato ben funzionante, anche se nelle aree più periferiche del paese i farmaci più moderni e le terapie più aggiornate tendono ad arrivare in ritardo rispetto a quanto accade in aree e regioni più ricche e centrali.

Lo stigma, e l’HIV come scatola chiusa
Nonostante tutti questi progressi dal punto di vista medico, i pazienti, gli infettivologi e le associazioni sentite dal Post concordano sul fatto che l’HIV sia ancora una specie di «scatola chiusa», come dice Daria Russo, cioè un argomento rimasto chiuso in definizioni, timori e termini che appartengono ormai al passato, benché la sua realtà sia profondamente cambiata.

«Il nostro immaginario è rimasto all’alone viola», dice Guido Radaelli, uno dei produttori del documentario Positivə. Radaelli si riferisce a uno storico spot promosso nel 1990 dal ministero della Sanità per sensibilizzare sulla prevenzione dell’AIDS. Lo spot, piuttosto inquietante, era accompagnato dallo slogan “Se lo conosci lo eviti”: rappresentava l’HIV attraverso un alone viola che circondava le persone infette e si trasmetteva alle altre persone.

È sempre stato criticato perché ritenuto da molti stigmatizzante e discriminatorio.

«Ancora oggi chi dice di avere l’HIV percepisce un giudizio sottinteso del tipo “chissà che vita conduci per essertelo preso”, quando ci sono tantissime persone che contraggono l’infezione al primo rapporto», dice Daphne Bohémienperformer e donna trans che vive con l’HIV, anche lei protagonista del documentario “Positivə”. A volte ad avere un atteggiamento giudicante sono gli stessi operatori sanitari: «Se mi trovo davanti qualcuno che la prima cosa che dice è che ho fatto qualcosa di sbagliato, l’effetto è che io non andrò più a fare uno screening», dice Calzavara di Milano Check Point, che offre gratuitamente test, PrEP e colloqui, sia prima dei test che nel caso di risultati positivi, accompagnando le persone nei vari passi successivi (qui è possibile scegliere il tipo di servizio e prenotarlo).

I pregiudizi legati all’HIV sono strettamente legati alla difficoltà di parlare liberamente e serenamente di sesso: «La scarsa informazione sull’HIV è anche un problema di sessuofobia», dice Sandro Mattioli, presidente di Plus, associazione dedicata alle persone LGBT+ che vivono con l’HIV, con sede a Bologna.

Negli anni sono state fatte altre campagne di sensibilizzazione, anche molto diverse da quella dell’alone viola, ma la percezione di molti è che la comunicazione istituzionale sull’HIV sia insufficiente e mai realmente evoluta.

Questo ha avuto due risultati per certi versi opposti, ma ugualmente dannosi: che da un lato si sottovaluta l’importanza della prevenzione, un problema che secondo molti riguarda soprattutto le persone più giovani, che non hanno vissuto negli anni Ottanta e Novanta; dall’altro si continua a pensare all’HIV negli stessi termini di quegli anni. Cioè come a qualcosa di spaventoso, o che riguarda solo certi tipi di persone, come quelle omosessuali, o che fanno uso di droghe per via iniettiva, oppure che adottano non meglio definiti comportamenti “promiscui”.

La disinformazione riguarda anche gli stessi medici, contrariamente a quanto si potrebbe pensare: un’opinione trasversalmente condivisa è che i medici non specialisti tendano a non essere adeguatamente aggiornati su cosa significhi oggi avere l’HIV, con conseguenze tangibili e molto concrete.

«Succede ancora che le persone che hanno l’HIV vengano lasciate come ultime della giornata nelle sale operatorie: era una misura di sicurezza presa negli anni Ottanta, per evitare di esporre i pazienti a un eventuale contagio dopo aver operato una persona con l’HIV (per quanto la sala venisse comunque sempre sterilizzata): succede ancora, ma con gli strumenti e le conoscenze di oggi è una pratica insensata, che costringe solo le persone con l’HIV ad aspettare sistematicamente più delle altre», dice l’infettivologo Rossotti del Niguarda.

Un altro medico infettivologo dice che nei reparti di ginecologia capita ancora di sentirsi chiedere se le pazienti con l’HIV vadano isolate o meno, quando si sa che oggi le persone in terapia da almeno 6 mesi non sono contagiose. Oppure succede che i pazienti e le pazienti vengano sottoposte a profilassi rese obsolete e superflue dalla non rilevabilità (e dunque non trasmissibilità) del virus per chi assume terapie antiretrovirali.

Oggi l’HIV è anche attivismo, e tante altre cose
Tra le persone che oggi vivono con l’HIV c’è molta consapevolezza della storia e della dimensione sociale di questo virus, legata alle discriminazioni che hanno colpito soprattutto alcune categorie di persone, tra cui quelle appartenenti al mondo LGBT+. A suo tempo c’erano giornali che chiamavano l’HIV il «cancro dei gay»: era una comunicazione che tendeva a incriminare categorie di persone, anziché informare sui comportamenti a rischio.

Oggi tutto questo fa sì che le persone LGBT+ siano tendenzialmente più informate di quelle eterosessuali: V., che è bisessuale, dice: «È come se fossi a cavallo di due mondi: quello queer [termine con cui si indica l’insieme degli orientamenti sessuali e delle identità di genere considerate non conformi] di norma è molto più informato». È un’opinione condivisa anche da una donna eterosessuale di 54 anni, che ha scoperto di avere l’HIV sette anni fa: «Le persone eterosessuali tendono a essere le meno informate sull’HIV: io stessa quando ho scoperto di averlo non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile», dice.

Oggi ci sono numerose associazioni che fanno un quotidiano lavoro sulla visibilità delle persone con l’HIV e sul contrasto dello stigma: oltre a quelle citate in questo articolo – Milano Check Point e Plus – ce ne sono tante altre, come ad esempio LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids)Conigli Bianchi o The Well Project, associazione internazionale e dedicata alle donne.

Per alcune persone ascoltate per questo articolo, scoprire di avere l’HIV ha coinciso con l’inizio di un percorso di attivismo. Per altre ha significato «instaurare un rapporto diverso con la propria fragilità, accettandola», dice Filippo Gafaro Barrera. Oppure col proprio tempo: «Ogni tanto penso che se fossi nato vent’anni prima, ora sarei morto, e mi passa qualunque fantasia nostalgica di come sarebbe stato vivere, chessò, negli anni ’60», dice V.

 

Vaiolo delle scimmie ( monkeypox ) . Al via le vaccinazioni in Lombardia e tutorial per procedura di prenotazione

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Dal giorno 1 settembre 2022 sono aperte in Lombardia le somministrazioni del vaccino contro il vaiolo delle scimmie e sono state stabilite le linee guida per la vaccinazione. Una task force è stata appositamente costituita con una rappresentanza della direzione welfare, i direttori dei centri di malattie infettive e tre rappresentanti di associazioni attive nella lotta all'Aids: Milano Check Point, la sezione milanese di Lila e Asa.

Per prenotarsi e accedere alle modalità di vaccinazione bisogna collegarsi al sito di Regione Lombardia 

https://prenotasalute.regione.lombardia.it/sito/

Tutorial in PDF per accedere alla prenotazione sul sito prenotasalute

Le dosi disponibili per la vaccinazione sono limitate e sono rivolte a maschi e persone transgender che fanno sesso con altri maschi , residenti in Lombardia o anche solo domiciliati in carico a un medico di base in Lombardia, maggiorenni senza limiti di età, con un rischio aggiuntivo sul comportamento sessuale a rischio rispetto al monkeypox, ovvero: partner multipli negli ultimi 3 mesi, IST ( infezione sessualmente trasmessa) nell'ultimo anno, frequentazione di cruising, pratica di chemsex.

  • Per i non residenti in Lombardia si può chiedere il domicilio fiscale con assistenza sanitaria compilando questo modulo e inviando seguendo le istruzioni. Se non hai pec , è possibile prendere appuntamento presso un ufficio "scelta e revoca" della Lombardia.  Modulo
  • Per chi ha più di 45 anni ( già vaccinato per antivaiolo) sarà possibile prenotare una dose di richiamo.
  • Data la scarsità di vaccini , assicurarsi di poter andare all'appuntamento e in caso contrario avvertire il centro vaccinazioni il prima possibile. Le dosi prenotate e non utilizzate andrebbero perse. 

 

link utili

https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/salute-e-prevenzione/Prevenzione-e-benessere/vaiolo-delle-scimmie/vaiolo-delle-scimmie

https://www.epicentro.iss.it/monkeypox/

articoli

https://www.ilfoglio.it/scienza/2022/08/15/news/un-po-di-cose-che-sappiamo-sul-vaiolo-delle-scimmie-messe-in-ordine-4325932/

 

 

 

Cosa è il monkeypox ( vaiolo delle scimmie )

il monkeypox ( vaiolo delle scimmie) è un'infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all'uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae) ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.

Come si trasmette?
La trasmissione umana avviene attraverso contatti stretti e prolungati con una persona affetta, in ambienti caldi e umidi. Il sesso (omosessuale ed eterosessuale) costituisce per queste ragioni una delle modalità più facilmente favorenti la trasmissione. Altri contatti stretti possono fare riferimento alla convivenza con una persona positiva al virus o il contatto diretto con le lesioni caratteristiche dell'infezione.
Fortunatamente, il virus non si trasmette facilmente tra le persone, se non attraverso i contatti stretti indicati e, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente.
Quali sono i sintomi più comuni?
I sintomi di MPXV (segnalati dall’OMS) includono:
Eruzioni cutanee (macchie della pelle e/o vescicole) su viso, mani, piedi, occhi, bocca, genitali, zona anale
Febbre (anche molto alta e persistente)
Linfonodi gonfi (collo, ascelle, inguine - talvolta dolenti)
Mal di testa, dolori muscolari, bassa energia

Se ho dei sintomi, cosa devo fare?
E' necessario, il prima possibile, prendere contatto con un ambulatorio che si occupa di infezioni trasmissibili sessualmente (anche ambulatori di malattie infettive presso gli ospedali).
A Milano gli ambulatori di malattie infettive garantiscono oggi un servizio ad accesso diretto (senza prenotazione e senza ricetta da parte del medico di medicina generale) per la valutazione clinica e l’esecuzione dei test.
Per contenere l'ulteriore diffusione dell'infezione è necessario rivolgersi agli ambulatori dedicati per favorire una diagnosi precoce, seguita (nel caso di confermata positività) da una partner notification rivolta a coloro con cui si è stati in contatto (anche e in special modo partner sessuali). Si tratta di un'infezione che prevede un obbligo di notifica e il rispetto dell’isolamento, necessario per evitare il diffondersi del virus.

Qui alcuni link per reperire ulteriori informazioni e approfondire l'argomento:
WHO - World Health Organization, Monkeypox outbreak 2022: https://www.who.int/emergencies/situations/monkeypox-oubreak-2022
ECDC - European Centre for Disease Prevention and Control: https://www.ecdc.europa.eu/en/monkeypox
ISS - Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/monkeypox/
Intervista al dott. Roberto Rossotti (medico infettivologo, Ospedale Niguarda): https://www.gay.it/vaiolo-delle-scimmie-monkeypox-mpx-cose-da-sapere/amp

fonte: lilamilano

 

 

L’informazione È Protezione: Parliamo Di Monkey Pox

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Come magari ti sarà capitato di leggere su grindr piuttosto che dai media, da circa un mese sta circolando un virus soprattutto tra MSM, ovvero uomini che fanno sesso con uomini.

Si tratta del Monkey Pox, il vaiolo delle scimmie, un’infezione virale che si trasmette in seguito all’esposizione diretta e prolungata a persone positive al virus (anche attraverso i droplet, le goccioline), oppure tramite il contatto con fluidi corporei, con mucose o lesioni, quindi il sesso rappresenta una via efficace di trasmissione.

In questo momento la situazione epidemiologica è di massima allerta e nella città di Milano sono già più di 80 i casi accertati di persone che hanno acquisito l’infezione senza aver viaggiato all’estero.

L’infezione non sembra avere esito letale, raramente richiede il ricovero in ospedale, ma non può essere trascurata e c’è bisogno di cure e monitoraggio.

Tutti gli ospedali cittadini hanno attivato dei servizi di monitoraggio e presa in carica.

 

I sintomi al momento non sono ancora molto chiari e evidenti, e il tempo di incubazione sembra essere di 21 giorni.

 

Pertanto il nostro consiglio è di avvisarci per fissare una visita se hai uno o più di queste caratteristiche:

  • In caso di comparsa di ulcere o pustole o afte in qualunque parte del corpo
  • In caso di febbre
  • In caso di linfonodi ingrossati
  • In caso di fastidi o dolore nel canale anale o in gola
  • In caso di contatto sessuale con una persona che è risultata poi positiva al vaiolo delle scimmie

 

 

Questa infezione non va sottovalutata e soprattutto come comunità dobbiamo cercare di contenerla e di auto-monitorarci.

In caso di contatto stretto con caso accertato, anche in assenza di sintomi, sarebbe indicato l’autoisolamento o almeno l’astinenza sessuale, dato che PrEP e condom non sembrano essere efficaci a proteggerci.

 

Siamo disponibili per dubbi o chiarimenti.

 

Il team di Milano Check Point

 

Per qualunque cosa scrivi:

segreteria@milanocheckpoint.it

oppure contattaci al numero

+39 329 731 8562

 

In occasione del Milanopride  2022 vi segnaliamo un talk su monkeypox: 

Come Si Trasmette, Che Effetti Ha E Perché Sta Colpendo Soprattutto Maschi Che Fanno Sesso Con Maschi 

30 Giugno 2022 19:25

Pride Square
piazza Santa Francesca Romana – Milano

L’informazione è protezione: parliamo di Monkey Pox

MIX festival – presentazione libro ” Anni positivi “

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Si accendono FINALMENTE i riflettori sull’ edizione 2022 del MiX Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer , il festival del cinema di riferimento della comunità gay, lesbica, trans e queer.
Dopo le limitazioni per la pandemia il MIX ritorna ad abbracciare cinema, musica, letteratura e spettacolo a 360 gradi, tra eventi in presenza e virtual.
E quest’anno ci sarà anche ASA ! e sarà in presenza …
Sabato 18 giugno ore 19.15
presso la Casa degli Artisti (corso Garibaldi 89)
Marinella Zetti di Asa Milano presenterà il libro
” Anni positivi – la storia dell’HIV in Italia attraverso i 30 anni di essepiù “
Sezione MIX OFF del Mix festival .
MIX OFF, dove si incontrano editoria, attivismo e social media
 
ANNI POSITIVI
Siamo nel 1991 e l’AIDS sta mietendo vittime. Tante. Troppe.
Nei tempi più bui di HIV e AIDS era necessario accendere una luce. Qualcosa in grado di portare informazioni, notizie e, soprattutto, speranza. ASA lo ha fatto, anche dando vita a EssePiù. Nato alla fine del 1990 come “Bollettino dei Gruppi di Auto-Aiuto”, dal 1991 ha continuato la pubblicazione in modo più strutturato.
Nell’anno in cui ricorrono i 40 anni del virus, vi proponiamo un viaggio nell’HIV attraverso i testi pubblicati dal periodico dal 1991 al 2020.
Le prefazioni di Giovanni Dall’Orto, Fabrizio Caprara e Massimo Cernuschi ( presidente di ASA Milano) , contribuiscono a farci compiere il salto temporale. E poi c’è l’intervento di Daniele Calzavara, responsabile di Milano Check Point, che spiega le percezioni e le emozioni di chi quegli anni non li ha vissuti ma si ritrova oggi a combattere con il pregiudizio nei confronti dell’HIV.
L’illustrazione di copertina è di Gionatan Fiondella dei Conigli Bianchi
Il libro nasce per ricordare il lavoro di tanti volontari e le persone che non ci sono più ma che hanno contribuito a far crescere ASA e a renderla così “speciale”.
 

Internationl Candlelight Memorial 2022 – XXXIX EDIZIONE

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Ricordiamo – Agiamo – Viviamo oltre HIV e Covid-19
Milano - ASA Milano insieme con Milano Check Point e CIG-Arcigay Milano e in collaborazione con ANLAIDS sezione Lombarda, Fondazione LILA Milano, NPS Italia, domenica 15 maggio 2022, celebra il Candlelight Memorial.
E lo celebra in un modo speciale: due giorni di test in Largo Bellintani.
Anche quest’anno il tema del Candlelight, che si terrà in 115 città nel mondo, ci esorta a ricordare, agire e vivere oltre l’HIV.
Ricordare chi non c’è più
Agire per abbattere lo stigma
Vivere oltre HIV e Covid-19 accendendo la speranza
Nato nel 1983, il Candlelight Memorial è l’evento più longevo organizzato dalla comunità delle persone con HIV. Commemorazione per onorare chi non c’è più e chi ha dedicato la vita ad aiutare le persone che convivono con HIV, il Candlelight Memorial punta a sensibilizzare l’opinione pubblica su HIV e AIDS, quando i media hanno smesso di farlo. Purtroppo oggi l’HIV colpisce ancora, molte persone arrivano a scoprire tardi il proprio stato sierologico, ai primi sintomi di AIDS, questo perché non c’è informazione. E tutto il lavoro viene lasciato solo alle associazioni.
Oggi 39 milioni di persone vivono con HIV: la maggior parte, grazie ai farmaci, conduce una vita normale, ma ancora troppe persone a quei farmaci non hanno accesso. Anche quest’anno il nostro obiettivo è di dare alle nuove generazioni la speranza di sconfiggere l’epidemia e arrivare a ZERO nuove infezioni nel 2030; per raggiungere questo obiettivo non dobbiamo lasciare nessuno indietro, praticando una solidarietà globale. Sono più di 115 i Paesi che il 15 maggio organizzeranno eventi e commemorazioni per l’International Candlelight Memorial. Commemorazione, informazione, ma anche abbattimento dello stigma che dal 1981 perseguita le persone con HIV.
Per tutti questi motivi e per ricordare le persone che non ci sono più con un pensiero di luce che guarda al futuro, domenica 15 maggio 2022, alle 20.00 ci troveremo insieme a Largo Bellintani (davanti alla chiesa del Lazzaretto, nel cuore del gay district di Milano)
L’evento non sarà solo una commemorazione.
Enorma Jean ( drag race Italia ) interverrà per parlare di prevenzione, stigma verso le persone che vivono con HIV e U=U ( Undetectable equals Untrasmittable ) .

I medici e gli operatori delle associazioni per due giorni saranno a disposizione della cittadinanza per la somministrazione del test HIV/sifilide rapido capillare, anonimo e gratuito, in un ambiente sicuro.
In Largo Bellintani si potrà eseguire il test sabato 14 maggio 2022 dalle 17 alle 20 e domenica 15 maggio dalle 17 alle 21.30.
Il filo che lega questa storia è la specificità del modo in cui l’attivismo, in tutte le sue sfaccettature, ha radicalmente cambiato il senso e la direzione della cura. Si può realmente parlare di un vero e proprio unicum, dalla storia dell’autodeterminazione, legata al diritto alla salute, fino all’abbattimento dello stigma, togliendo terreno a tutte le discriminazioni ad esso correlate.
#CandlelightMemorial2022
#VivereOltreHIVeCovid
#AccendereLaSperanza
L’evento è inserito nella campagna “European Testing Week Spring 2022“ e collegato alla giornata mondiale contro l’omofobia e transfobia .
Si ringrazia Durex per il supporto.

Dove, come, quando
Candlelight Memorial 2022
Ricordiamo – Agiamo – Viviamo oltre HIV e Covid-19
Largo Bellintani Milano (piazzetta di fronte alla chiesa del Lazzaretto)
Sabato 14 maggio 2022 –
- Test HIV/sifilide con medici e operatori dalle ore 17 alle 20
Domenica 15 maggio 2022 -
- Test HIV/sifilide con medici e operatori dalle 17 alle 21.30
- International Candlelight Memorial dalle 20
- Testimonial Enorma Jean – drag race Italia

Per ulteriori informazioni:
Marinella Zetti
Ufficiostampa@asamilano.org
3392318441

Enorma Jean ha esordito come Drag Queen nel 2016, spiegando in un’intervista a Vanity Fair: “mi ha spinto la voglia di cimentarmi in una disciplina artistica complessa in cui devi essere autore, attore, interprete, cantante, ballerino, truccatore, parrucchiere, stylist e designer“.
Enorma Jean ha chiaro in mente che travestirsi da donna è ancora, per un maschio italiano, un atto rivoluzionario e che è importante “a 40 anni, fare qualcosa di politico. Pensare che un uomo femminile sia ridicolo è un’offesa alla donna. Il coraggio più grande è essere se stessi. Senza gli artisti che rompono le barriere la società non progredisce“.
Il profilo Instagram di Enorma Jean è seguito da oltre 4 mila follower, lei si descrive “Old, rich Milanese woman, unmistakable for her selfish, careless behaviour”.
Nella prima edizione italiana di Drag Race, Enorma Jean entra nel cast del Reality show che al termine di una serie di prove e sfide ad eliminazione incorona la Italia’s Next Drag Superstar. Durante il programma ,Enorma Jean ha avuto il coraggio di fare coming out come persona che convive con HIV. Da sempre è impegnata per combattere lo stigma verso le persone che vivono con HIV e per divulgare l’ormai nota equazione U=U ( Undetectable equals Untrasmittable) la quale ha sancito che una persona che vive con HIV, in terapia e con carica Virale non rilevabile NON può trasmettere l’infezione.

Convocazione assemblea generale soci ASA 2023

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Convocazione assemblea ordinaria soci ASA 2023

Carissima/o Socia/o
Ti informiamo che l’assemblea generale è stata convocata:
presso la sede di A.S.A. O.D.V. - via Arena 25 – Milano

in prima convocazione VENERDI’ 31/03/2023 alle ore 06:00;
in seconda convocazione VENERDI’ 31/03/2023 alle ore 21:00

con il seguente ordine del giorno:
1. Approvazione variazione composizione direttivo in carica;
2. Relazione e lettura del Bilancio Sociale anno 2022;
3. Approvazione Bilancio Consuntivo anno 2022;
4. Approvazione Bilancio Preventivo anno 2023;
5. Adempimenti per riforma del Terzo Settore;
6. Varie ed eventuali;

In caso di impossibilità ad intervenire ti invitiamo a delegare un Socio/a di tua fiducia, compilando il modulo scaricabile al link riportato qui sotto e facendolo consegnare al delegato in occasione dell’Assemblea,
oppure
inviandolo tramite e-mail a amministrazione@asamilano.org

ISTRUZIONI per la delega:

  1. scarica il pdf, stampa , compila in tutte le sue parti, scansiona o fai una foto, invia a amministrazione@asamilano.org.    oppure
  2. scarica il pdf, stampa, compila in tutte le sue parti, consegna in segreteria ASA.  oppure
  3. richiedi il modulo della delega direttamente in sede segreteria ASA 

Inoltre chi non avesse ancora provveduto a rinnovare la tessera annuale (€ 10,00) può procedere con le solite modalità:

-  Bonifico bancario con causale rinnovo tessera 2023 all’IBAN IT45W0538701603000035127650 intestato ad Associazione Solidarietà AIDS

-  PayPal con causale rinnovo tessera 2023

-  Contanti o bancomat/carte in sede

Il testo completo della convocazione è disponibile al seguente LINK

AppSCOLTAMI : l’App che “sintonizza” l’empatia

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HIV, arriva AppSCOLTAMI l'App che 'sintonizza' l'empatia, che aiuta le persone con HIV a prendere consapevolezza della propria qualità di vita, a 'fotografare' lo stato di benessere psicofisico e quindi dare voce ai propri bisogni. Un'App che facilita la connessione con il medico, l'ascolto e la presa in carico. Si chiama AppSCOLTAMI (disponibile per smartphone Android e iOS) ed è stata ideata dall'EngageMinds HUB dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con le Associazioni Pazienti ASA, NADIR, NPS e PLUS e il supporto non condizionante della Fondazione MSD. 

Grazie alle attuali terapie le persone con HIV possono contare su una aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale e chiedono che siano anni in buona salute e con una buona qualità di vita. AppSCOLTAMI vuole proprio essere uno strumento digitale che offre 'soluzioni' concrete, di facile utilizzo e di immediata applicazione, sfruttando il potenziale delle tecnologie digitali nell'area della salute come strumenti chiave per venire incontro ai bisogni delle persone, supportarli nel proprio percorso di cura e di relazione con il medico.

Le persone con HIV possono scaricare l'App ed utilizzarla in qualsiasi momento. Seguendo un percorso molto semplice e rispondendo a delle domande ottengono una 'fotografia' del loro sentire, della propria qualità di vita percepita. E ogni volta che la utilizzano avranno il polso della situazione, in modo da poter 'rendere tangibile, l'intangibile': uno stato d'animo, un'emozione, una sensazione o meno di benessere. E così possono anche capire l'evoluzione della situazione, il suo miglioramento o il suo peggioramento. Ma non solo. Ognuno può decidere se condividere queste informazioni con il proprio medico, invitandolo a scaricare l'applicazione. Non è, quindi, uno strumento subìto, che arriva dall'alto ma, per una volta, è il paziente che chiede al medico di provare a utilizzare questa App per migliorare la relazione di ascolto e la presa in carico. Perché la qualità di vita è parte integrante della terapia e del benessere fisico.

SCARICA L'APP SU GOOGLE PLAY STORE  PER ANDROID E APPLE APP STORE PER APPLE

se vuoi , invita il tuo medico infettivologo a scarica l'app 

 

«AppSCOLTAMI è nata per rispondere ad un bisogno delle persone con HIV - spiega Guendalina Graffigna, Direttore dell'EngageMinds HUB dell'Università Cattolica del Sacro Cuore che ha messo a punto l'App grazie al sostegno non condizionante della Fondazione MSD - che non sempre danno voce alle loro emozioni o non si sentono adeguatamente 'ascoltate' dal loro medico per quanto riguarda il benessere psicofisico. La qualità di vita è importante per tutti e lo è ancor di più quando una patologia cronica la mette in discussione. Questa App vuole aiutare paziente e medici a sintonizzarsi e, quindi, a facilitare il dialogo. A volte è difficile per le stesse persone con HIV riuscire a 'scattare' una 'fotografia emotiva' e raccontare il proprio benessere o malessere psicofisico. Sta poi a loro decidere se condividerla o meno con il medico. Un passaggio questo che non è secondario. L'engagement del paziente, il suo dover attivare il medico lo pone al centro dell'App, lo vede protagonista attivo. Il digitale ci ha aiutato in questi anni, ci ha dimostrato che può unire e facilitare anche la condivisione delle emozioni».

«La Fondazione MSD crede da sempre alla Digital Health - dice Goffredo Freddi, Direttore della Fondazione MSD che ha sostenuto il progetto - prima ancora che la pandemia la rendesse davvero indispensabile. E crede da sempre che 'digitale' ed 'empatia' possano coesistere e supportarsi. Crediamo sia importante dare sostanza e forza alle opportunità offerte dal digitale, partendo però sempre dai bisogni reali delle Persone. E AppSCOLTAMI va proprio in questa direzione: al centro ci sono le Persone ed è da loro che il processo ha avuto inizio, grazie al coinvolgimento delle Associazioni Pazienti che hanno lavorato nella cabina di regia guidata dalla Professoressa Graffigna, portando la loro esperienza, competenza e, non da ultimo, la loro umanità».

E i medici cosa ne pensano? «Questa App è molto importante - spiega Cristina Mussini, Direttrice della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena e membro della cabina di regia che ha lavorato al disegno dell'APP- perché consente il monitoraggio dello stato psicofisico del paziente e, quindi, aiuta a conoscere l'andamento della qualità di vita della persona con HIV, in aggiunta a tutte le informazioni cliniche che possono venire dagli esami di routine. Uno strumento tanto più importante adesso che incontriamo i pazienti ogni sei mesi e, quindi, non riusciamo a monitorare la situazione in modo continuativo. È vero che le persone con HIV e i loro medici curanti hanno modo di sentirsi ma non sempre si riesce a mettere a fuoco la situazione. Questa App rappresenta uno strumento in più per rilevare situazioni di crisi che sia la persona con HIV che il medico non riescono a mettere a fuoco ma aiuta anche a capire se si sta andando verso la direzione giusta e permette, concretamente, di 'misurare' i miglioramenti del benessere psicofisico e della qualità di vita».

L'app al servizio delle persone con HIV. la parola alle associazioni pazienti

«Durante le visite, per motivi spesso di tempo ma anche per un certo pudore si fa fatica a raccontare il proprio vissuto e non si affrontano mai pienamente gli aspetti sul benessere, anche psicologico - spiega Massimo Cernuschi, infettivologo all'Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente di Asa-Associazione solidarietà AIDS - e le informazioni sono scarne e rapide. E invece, grazie a questa App bastano davvero pochi minuti per riuscire a 'raccontarsi'. Ma la comunicazione per essere efficace richiede due interlocutori, dunque l'aspetto interessante di questa App è proprio la possibilità di un coinvolgimento attivo di entrambe le parti in gioco. Il mio augurio è che l'App non solo venga utilizzata dai medici già sensibili all'importanza della qualità di vita dei pazienti ma sia più in generale per tutti uno stimolo per comprenderne il valore nel percorso di cura della persona con HIV».

«Disporre di uno strumento digitale che aiuti la persona con HIV nell'autovalutazione del proprio stato fisico e mentale è importante per fornire al medico una base di dialogo, che gli permetta di dedurre l'attitudine positiva del suo paziente. Ci auguriamo sia anche una spinta verso la personalizzazione della terapia, elemento propedeutico al raggiungimento degli obiettivi di qualità della vita. La telemedicina si è dimostrata fondamentale nella vita delle persone checombattono per la cronicità di una patologia, come nel caso delle personecon HIV - diceFilippo von Schloesser, Presidente di Nadir- mac'è ancora molta strada da fare per l'applicazionedelnuovo sistemaeognipassoèimportante».

«Quest'App - dice Miki Formisano, Vicepresidente di NPS Italia onlus - è nata per aiutarci ad 'essere ascoltati'. Facilita il dialogo con il medico, creando un ponte attraverso un linguaggio codificato semplice ed immediato. Uno strumento utile per aiutarci ad avere un migliore benessere psicofisico e, di conseguenza, anche una maggiore aderenza terapeutica con tutti i vantaggi che sappiamo».

«Grazie all'App AppSCOLTAMI la persona con HIV avrà la possibilità di 'raccontarsi' - dice Sandro Mattioli, Presidente PLUS - e, dunque è un supporto importante per prendere consapevolezza del proprio "sentire" l'infezione e dunque facilitare anche il confronto con l'infettivologo e altri professionisti per intervenire sui punti carenti e migliorare, così, la qualità della propria vita».

 

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