Ma perché gli italiani non fanno il test Hiv?

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Ogni anno 4 mila persone ricevono una diagnosi di Hiv. Ma almeno 25 mila hanno contratto l’infezione e non lo sanno contribuendo così ad alimentare la diffusione del virus. Ma cos’è che frena gli italiani dal sottoporsi a un esame così semplice?

Da circa dieci anni, in Italia non varia il numero delle nuove diagnosi di Hiv: ogni anno sono circa 4.000. Nel 2013, per l’esattezza, a 3.806 persone è stata diagnosticata l’infezione. Oltre la metà dei casi segnalati era già in fase avanzata di malattia. Il 57,6% aveva cioè un numero di linfociti CD4 (le cellule del sistema immunitario che il virus aggredisce) inferiore a 350 cell/μL: dato che indica che il virus ha già prodotto danni consistenti al sistema immunitario.

Malati fino ad allora inconsapevoli.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sono circa 120.000 le persone che nel nostro Paese convivono con l’Hiv, ma circa il 20% non lo sa. E così non solo possono trasmettere l’infezione ai partner attraverso rapporti non protetti (l’83,9% di tutte le nuove diagnosi è attribuibile a rapporti sessuali non protetti), ma compromettono il proprio stato di salute. La diagnosi precoce, infatti, è fondamentale perché oggi l’infezione da Hiv/Aids si può trattare, ma prima si comincia la terapia farmacologica meglio è. Il ritardo della diagnosi, infatti, riduce l’efficacia dei trattamenti e aumenta la probabilità della progressione clinica dell’infezione.
Un test per tutti

Per questo bisognerebbe incentivare il ricorso al test dell’Hiv. Si chiama Elisa (Enzime Linked Immuno Sorbent Assay), è gratuito e rileva la presenza nel sangue di anticorpi specifici, che il nostro sistema immunitario sviluppa se è entrato in contatto col virus. «Dovrebbero eseguire il test tutte le persone sessualmente attive», spiega Adriano Lazzarin, direttore del Dipartimento di malattie infettive al San Raffaele di Milano. «In particolare, è fortemente raccomandato all’inizio di una nuova relazione e prima della gravidanza e, in ogni caso, se si pensa che i rapporti sessuali avuti, senza preservativo, siano da considerare a rischio».

Tra coloro che nel 2013 hanno scoperto di convivere con l’Hiv, i più (41,9%) hanno eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare l’infezione o l’Aids. Il 27,6% invece si è sottoposto al test in seguito a un comportamento a rischio (non specificato) e il 15,1% per controlli medici dovuti ad altri percorsi clinici.

FONTE: healthdesk.it e  Poloinformativo HIV AIDS.