I libri di qui recensiti sono disponibili presso la sede dell’ASA.
Il peso del silenzio
di Max Peef
“Il peso del silenzio” è una raccolta di testimonianze scritte e fotografate di persone sieropositive che, sfidando le innumerevoli insidie della visibilità, raccontano la loro convivenza quotidiana con l’HIV mettendosi completamente a nudo.
Scorrendo le pagine del libro è possibile vedere non tanto l’aspetto clinico della sieropositività, quanto quello esistenziale, dalle difficoltà che si incontrano sul piano dei rapporti interpersonali alle gioie che la vita può ancora dare anche con l’HIV.
La pubblicazione di questa raccolta è stata un successo per ASA: con questo libro, infatti, l’associazione vuole togliere all’HIV astrattismo e ambiguità ed invitare chi nasconde la propria sieropositività ad abbracciare la scelta della visibilità. Anonimato, vergogna e paura sono aggettivi in simbiosi con la malattia, che da questi presupposti si evolve e si diffonde silenziosamente.
E’ un peso, quello del silenzio, che troppe persone portano imparando a mentire soprattutto a se stesse, rivendicandolo come una scelta, negandosi quindi anche la rabbia e il dolore. Svelarsi significherebbe superare non soltanto il pregiudizio e la paura degli altri, ma anche la propria vergogna; significherebbe rischiare la compassione, prepararsi ad un mutamento nei rapporti di amicizia, fare i conti con il dolore e la sofferenza.
Ma occorre farlo per cambiare le cose, per rompere il muro di omertà che c’è attorno al fenomeno della sieropositività e dell’AIDS. Solo la conoscenza vince l’ignoranza.
Conosciamo quindi queste persone che convivono con l’HIV, ascoltiamo quello che hanno da dire, risulteranno interessanti, forse banali, e perché no: normali.
Senza vergogna
di Ursula Rutter Barzaghi
Nel 1987, quando ancora non esistevano gli attuali farmaci contro l’HIV, Ursula scopre la sieropositività del figlio Enrico. Insieme, i due affrontano una dura battaglia non solo contro un male sconosciuto, ma anche contro l’isolamento e la vergogna, fino a vincere le paure dei vicini e l’indifferenza del mondo.
Scrive l’autrice: “Ho potuto seguire solo con un occhio l’evolversi della malattia di mio figlio, perché con l’altro ho dovuto vigilare che nessuno gli facesse più male dello stesso virus. Come una tigre mi sono battuta per sconfiggere ciò che poteva essergli nemico sia in me che negli altri, perché il mio cucciolo voleva sorridere fino all’ultimo”.
Se da una parte Ursula inizia ad impegnarsi pubblicamente nella lotta a favore delle persone sieropositive con interviste a quotidiani ed emittenti televisivi, dall’altra Enrico diventa uno dei membri più attivi dell’ASA, un’associazione nata nel 1985 con lo scopo di rispondere alla crisi sanitaria e sociale causata dall’AIDS. Malgrado l’evolversi della malattia, il giovane investe tutte le sue energie in iniziative culturali ed informative, nel confronto tra persone sieropositive, nella raccolta di fondi per sostenere attività e progetti a fronte dell’indifferenza dell’amministrazione pubblica.
Madre e figlio riescono così a trasformare un evento drammatico in una storia di solidarietà e di amore. Una storia che non deve essere dimenticata: è di fondamentale importanza, infatti, mantenere vivo il ricordo dei primi anni dell’epidemia e delle sue vittime, soprattutto in un periodo in cui l’AIDS non viene considerato più un problema.