Scoperto dove virus Hiv si nasconde nelle cellule

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Ricercatori italiani hanno individuato la zona del nucleo dei linfociti in cui il virus si integra con i geni dell’individuo infettato. Ricercatori italiani hanno individuato la zona del nucleo dei linfociti in cui il virus si integra con i geni dell’individuo infettato.

E’ stata fotografata per la prima volta la struttura del nucleo dei linfociti e scoperte le “tane” dove l’Hiv si nasconde fino a diventare ‘invisibile’. La ricerca è stata realizzata all’Icgeb di Trieste da un gruppo di studiosi guidati dal professor Mauro Giacca, direttore del Centro di medicina molecolare. La scoperta è stata pubblicata sul sito di ‘Nature’ e avrà forti ricadute nello sviluppo di nuovi farmaci contro l’Aids.

L’Aids è collegato alla proprietà del virus di inserire il proprio Dna in quello delle cellule che infetta diventando così parte del loro patrimonio genetico. Gli esperti hanno cercato di capire come mai i virus colpisce solo determinati geni e ne ignora altri. Infatti la ragione per cui il virus scelga soltanto alcuni dei 20mila geni umani per integrarsi e, soprattutto, come riesca all’interno di questi geni a nascondersi ai farmaci era rimasto finora un enigma. Ora questo enigma è stato risolto dal gruppo di ricerca dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology. Gli studiosi hanno dimostrato che la presenza di due proteine(NUP153 e LEDGF/p75) è fondamentale perché il virus riesca a inserirsi nella cellula.

Si tratta di un altro passo avanti nella lotta all’Aids. Recentemente un gruppo di ricercatori statunitensi ha messo a punto una sostanza in grado di ‘inibire’ il virus nelle scimmie. Gli studiosi americani del Scripps Research Institute, in California, hanno modificato il Dna delle scimmie, in modo da creare una specie di ‘scudo’ contro l’Hiv. La sperimentazione sulle cavie da laboratorio, durata diversi mesi, ha dato risultati incoraggianti.

FONTE: repubblica.it

 

Per legge condom gratis nelle prigioni di Stato in California

condom

Roma, 26 feb. (askanews) – Sono le 10.30 del mattino, è già ora di pranzo per i detenuti del carcere di contea di San Francisco. E’ in questo momento, che i prigionieri possono avere accesso al distributore di condom (profilattici ), situato nell’area ricreativa. Da oltre 25 anni le carceri della contea di San Francisco distribuiscono gratuitamente profilattici per contrastare la diffusione dell’Aids, una pratica che per legge verrà presto estesa alle altre prigioni della California.

 

Giornalista: “E’ una buona idea?”. Detenuto: “Certo. Sesso sicuro”, ha risposto questo detenuto.San Francisco ha iniziato a distribuire condom gratuiti ai detenuti negli Anni Ottanta per arginare la diffusione dell’hiv. Oggi ci sono una dozzina di distributori nelle prigioni della città e ogni mese vengono ritirati circa 2.000 profilattici. Kate Monaco Klien, del dipartimento sanitario di San Francisco: “C’è un’enorme stigmatizzazione a causa dell’Aids nelle prigioni. Ogni tanto alcuni prigionieri ci raccontano di avere usato il condom. Anche se far sesso in carcere è vietato, accade”.Entro il 2020 la California ha in programma di piazzare distributori di profilattici in circa trenta prigioni di Stato. A differenza dei carceri di contea, che detengono persone in attesa di giudizio, le prigioni di Stato ospitano detenuti con pesanti condanne o ergastolani.
Canale informativo con video:Il sole 24ore

L’articolo Per legge condom gratis nelle prigioni di Stato in California è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Nuova formulazione del tenofovir: pari efficacia e maggiore sicurezza

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Il tenofovir alafenamide (TAF), nuova formulazione che mantiene basse concentrazioni nel sangue ma raggiunge alti livelli nelle cellule, ha un’efficacia pari a quella del suo predecessore, il tenofovir disoproxil fumarato (TDF). E, inoltre, ha meno effetti collaterali del TDF su reni e ossa.

Il tenofovir disoproxil fumarato (Viread) è uno degli antiretrovirali più diffusi. È un componente della coformulazione Truvada e dei regimi monocompressa con Atripla, Eviplera/Complera e Stribild. Si tratta di un farmaco altamente efficace e generalmente sicuro e ben tollerato, ma in alcuni pazienti può dare problemi a reni o ossa.

Il nuovo pro-farmaco TAF, invece, rilascia più efficacemente il principio attivo – il tenofovir difosfato – nelle cellule infettate dal virus dell’HIV, raggiungendo sufficienti livelli intracellulari a dosaggi inferiori: quindi le concentrazioni plasmatiche sono più basse e di conseguenza reni, ossa e altri organi e tessuti sono meno esposti.

Mentre saranno presto disponibili in molti mercati occidentali versioni generiche meno costose del tenofovir disoproxil fumarato, il TAF è un prodotto nuovo su cui il produttore Gilead gode dell’esclusiva brevettuale.

Alla Conferenza sono stati presentati dati che mettevano a confronto la coformulazione Stribild (elvitegravir, cobicistat, emtricitabina e TDF) con una coformulazione in cui il TDF era sostituito dal TAF. Alla sperimentazione hanno preso parte circa 1700 pazienti naive in Europa, Nord America, America Latina e Asia.

Dopo 48 settimane di trattamento, i due regimi hanno mostrato entrambi alti livelli di efficacia, il che dimostra che la coformulazione con TAF non è inferiore a quella con TDF. I tassi di soppressione virale hanno superato il 90% in entrambi i bracci dello studio, a prescindere da fattori come età, sesso, etnia, HIV-1 RNA e conta dei CD4. Meno dell’1% dei partecipanti di entrambi i bracci hanno sviluppato mutazioni di resistenza primaria.

Complessivamente, non si sono riscontrate differenze neanche nei tassi di effetti collaterali ed eventi avversi gravi.

Particolare attenzione è stata prestata agli effetti collaterali a carico dei reni. In confronto al TDF, con il TAF non si sono registrate interruzioni del trattamento a causa dell’insorgenza di complicanze renali, mentre notevolmente inferiore è stata la diminuzione dell’eGFR (la velocità di filtrazione glomerulare stimata); inferiori sono risultate anche proteinuria, albuminuria e proteinuria tubulare.

Per quanto riguarda la salute ossea, il TAF si è mostrato molto meno impattante sulla densità minerale ossea a livello della colonna vertebrale (perdite di almeno il 3% riscontrate nel 26% dei partecipanti, contro il 45% del gruppo del TDF) e dell’anca (perdite di almeno il 3% riscontrate nel 17% dei partecipanti, contro il 50% del gruppo del TDF).

La coformulazione studiata è stata sottoposta alle agenzie del farmaco statunitensi ed europee per essere approvata.

Gilead sta inoltre mettendo a punto una coformulazione di TAF ed emtricitabina alternativa al Truvada, che potrebbe essere impiegata anche nella profilassi pre-esposizione (PrEP).
Resoconto completo su aidsmap.com

 

FONTE: aidsmap.com

 

Lo Zero Discrimination Day si celebrerà in tutto il mondo

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Zero Discrimination Day La discriminazione continua a colpire la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Il 1 ° marzo, è lo Zero Discrimination Day , persone provenienti da tutti gli angoli del mondo si uniranno sotto il tema Open Up, Reach Out per celebrare la diversità e rifiutare la discriminazione in tutte le sue forme.

Il supporto ottenuto per lo Zero Discrimination Day ha creato un movimento globale di solidarietà per porre fine alla discriminazione, che è ancora molto diffusa. Milioni di donne e ragazze in ogni regione del mondo vivono esperienze di violenza ed abusi e non sono in grado di esercitare i loro diritti o di accedere ai servizi di assistenza sanitaria, all’istruzione o al lavoro. La discriminazione sul posto di lavoro, a scuola o per l’assistenza sanitaria riduce la capacità delle persone di partecipare a pieno titolo nella società e di fornire cura per se stessi e per le loro famiglie. A livello globale, ci sono quasi 80 paesi che ancora criminalizzano i rapporti sessuali con lo stesso sesso. 38 sono i Paesi che impongono qualche forma di restrizione all’ingresso, al soggiorno e alla residenza delle persone che vivono con l’HIV. Inoltre, gli ambienti giuridici e sociali ancora falliscono nell’affrontare lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone affette da HIV e di quelle più vulnerabili all’infezione da HIV.
“La discriminazione è una violazione dei diritti umani e non deve passare incontrastata”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Ognuno ha il diritto di vivere con rispetto e dignità.”

Quest’anno le persone in occasione dello Zero Discrimination Day sono stati invitati ad Open Up, Reach Out (aprirsi e avvicinarsi), utilizzando i social media per dire al mondo cosa significa per loro discriminazione zero. Le persone hanno condiviso canzoni, poesie, pensieri e attività ispirate alla farfalla, simbolo di trasformazione della campagna. Le persone inoltre chiedono ai loro governi di compiere maggiori sforzi per realizzare e proteggere i diritti umani e eliminare la discriminazione.

“Alcuni dei problemi più difficili del mondo possono essere risolti semplicemente eliminando stigma e discriminazione”, ha detto Michel Sidibé, direttore esecutivo di UNAIDS. “Mentre ci sforziamo insieme per un mondo più giusto possiamo essere incoraggiati dall’entusiasmo per raggiungere la discriminazione zero.”
Tra le celebrità che sostengono la campagna ci sono l’ambasciatore internazionale UNAIDS David Luiz, che ha postato un messaggio speciale alzandosi contro il razzismo, l’ambasciatore UNAIDS Toumani Diabaté e suo figlio, Sidiki Diabaté, così come la stella del cricket dello Sri Lanka Kumar Sangakkara, il cui messaggio è in riproduzione sugli schermi nei luoghi che ospitano la Coppa del Mondo del Cricket in Australia e Nuova Zelanda. I governi, i legislatori e dirigenti d’azienda hanno assicurato il loro sostegno alla campagna.

Gli eventi dello Zero Discrimination Day comprendono mostre fotografiche in Cina, balli in Gabon, concerti in Madagascar, un storytelling per i bambini in Mongolia e proiezioni cinematografiche in Nepal. Seminari e workshop per discutere sulle questioni relative alla stigmatizzazione e alla discriminazione si svolgeranno in più di 20 paesi in tutto il mondo, dalla Colombia a Uzbekistan.

Il primo Zero Discrimination Day è stato celebrato il 1 ° marzo 2014.

Fonte: UNAIDS

Traduzione e adattamento a cura della redazione del Poloinformativohiv
In caso di utilizzo si prega di citare la fonte della traduzione

More information is available at:

http://www.unaids.org/en/resources/campaigns/20150204_zerodiscrimination

https://www.facebook.com/zerodiscrimination

#zerodiscrimination

 

PrEP ed ART combinate azzerano il rischio trasmissione in coppie sierodiscordanti

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Una strategia terapeutica che combina la profilassi pre-esposizione (PrEP) e la terapia antiretrovirale (ART) in coppie eterosessuali in cui uno solo dei partner è HIV-positivo ha mostrato di poter azzerare quasi del tutto il rischio di trasmissione del virus al partner HIV-negativo. Inoltre, e questo è un aspetto cruciale, protegge dalla trasmissione non solo all’interno della coppia, ma anche in caso di rapporti al di fuori di essa.

È quanto emerge dallo studio Partners Demonstration Project, condotto in Kenya ed Uganda dagli stessi ricercatori dello studio Partners sulla PrEP (che già aveva dimostrato l’efficacia della profilassi pre-esposizione in coppie sierodiscordanti), ma coinvolgendo coppie che non avevano preso parte allo studio precedente.

Benché sia la PrEP che la ART abbiano mostrato di ridurre sensibilmente il rischio di trasmissione dell’HIV, talora l’assunzione di farmaci viene rinviata, oppure non è costante. Questa strategia combinata sfrutta l’azione della PrEP come una sorta di ‘ponte’, finché non è raggiunta la completa soppressione virale. Al partner HIV-negativo viene somministrata la PrEP fintanto che quello HIV-positivo non inizia la ART e durante i primi sei mesi di terapia.

Per individuare più accuratamente i soggetti maggiormente a rischio di trasmissione, è stato elaborato un ‘punteggio di rischio’, calcolato valutando fattori di rischio come giovane età, numero non elevato di figli, mancanza di circoncisione per l’uomo, convivenza anziché matrimonio, tasso di rapporti non protetti recentemente avuti e carica virale alta al baseline.

Fino ad ora, circa la metà delle 1013 coppie arruolate nello studio hanno assunto soltanto la PrEP, un quarto sia PrEP che ART, una su sei soltanto la ART, mentre una su dieci non assume né l’una né l’altra. Dagli esami ematici, l’aderenza a entrambi i trattamenti appare buona.

L’incidenza di nuove diagnosi di HIV in questo gruppo è stata messa a confronto con quella rilevata nel braccio di controllo con placebo dello studio Partners.

Sulla base di quei dati, ci si sarebbe aspettati che nelle coppie prese in considerazione dallo studio si verificassero circa 40 nuove infezioni, equivalenti a un tasso annuo di incidenza di 5,2%. Le infezioni effettivamente avvenute sono state invece solo due, equivalenti a un’incidenza annua dello 0,2%. Ed entrambe le infezioni si sono avute in individui a cui la PrEP era stata prescritta, ma che l’avevano interrotta.

La riduzione del tasso di infezioni è del 96%, un dato statisticamente molto significativo. Si tratta, è vero, di una riduzione simile a quella già osservata nello studio HPTN 052, ma quello studio prendeva in considerazione soltanto gli eventi di trasmissione al partner principale, mentre questo considera anche gli eventi di trasmissione a individui al di fuori della coppia.

Gli autori ritengono che sia opportuno raccomandare questa strategia combinata a tutte le coppie sierodiscordanti, anche perché potrebbero beneficiarne anche altri soggetti a rischio di infezione, come gli MSM e le donne single.

Alla Conferenza si è parlato anche di come l’impiego della PrEP sia in aumento a San Francisco, una delle comunità dove questa nuova forma di prevenzione è stata adottata da più tempo. Le persone che hanno assunto la PrEP lo scorso anno hanno superato le 5000; e tuttavia restano appena un terzo degli individui ad alto rischio di contrarre l’HIV in quella comunità. Se invece la PrEP venisse assunta dal 95% degli individui a rischio, secondo i ricercatori le infezioni potrebbero calare del 70%.

Resoconto completo su aidsmap.com

 

FONTE: aidsmap.com

 

Nuovo inibitore della maturazione si mostra promettente

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Un inibitore della maturazione dell’HIV di seconda generazione denominato BMS-955176 ha mostrato di avere un buon profilo di sicurezza e un’elevata efficacia in un piccolo studio proof-of-concept di fase 2a.

La terapia antiretrovirale di combinazione consiste in un insieme di farmaci che colpiscono l’HIV in diverse fasi del suo ciclo di vita. Nessuno dei principi attivi attualmente approvati, tuttavia, agisce sulle fasi di assemblaggio delle componenti virali, maturazione e fuoriuscita dalla cellula ospite. Per questo delle nuove classi di farmaci potrebbero essere di grande aiuto per i pazienti che hanno alle spalle dei fallimenti terapeutici e hanno sviluppato farmacoresistenze estese.

Un inibitore della maturazione noto come bevirimat aveva già dato prova di attività antivirale in studi precedenti, ma erano insorte difficoltà a livello di formulazione: oltre la metà dei soggetti che l’hanno sperimentato avevano ceppi virali poco suscettibili alla sua azione a causa di mutazioni spontanee nel gene Gag. Il BMS-955176 è invece un inibitore della maturazione di seconda generazione che sembra superare questo ostacolo.

Il BMS-955176 si è dimostrato notevolmente più efficace del bevirimat, dando prova della stessa attività antivirale con i ceppi di HIV di fenotipo selvaggio e quelli con polimorfismo del Gag al baseline. È inoltre risultato generalmente sicuro e ben tollerato in tutti i dosaggi sperimentati. Nei prossimi mesi è previsto l’avvio dello studio di fase 2b.

Resoconto completo su aidsmap.com

 

FONTE: aidsmap.com

 

Malattie del fegato e tossicodipendenze.

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

fegatoMalattie del fegato e tossicodipendenze. Di questo si parlerà al convegno “Il management del tossicodipendente con epatite B e C”, che si svolgerà il 28 febbraio con inizio alla ore 9:00 presso il T-Hotel Lamezia in Località Garrubbe, Superstrada 280, 88040 Feroleto Antico provincia di Catanzaro.
L’obiettivo principale dell’evento, organizzato dall’Ambulatorio d’infettivologia ed epatologia del Distretto del Lametino dell’Asp di Catanzaro, è di fornire agli operatori dei Ser.T. e alla classe medica un aggiornamento sulle strategie di gestione e management delle epatiti virali e dell’Hiv, anche alla luce dell’immissione in commercio di nuovi farmaci che aprono nuovi scenari terapeutici. Responsabile scientifico del convegno, rivolto a medici di gastroenterologia, malattie infettive, medicina interna, microbiologia e virologia, è Lorenzo Antonio Surace, infettivologo, responsabile dell’Ambulatorio di infettivologia ed epatologia del Distretto del Lametino.
“Parlando di epatite C e B, – spiega Surace – il tossicodipendente rappresenta la categoria di pazienti maggiormente interessata, poiché è ben noto che l’uso o l’assunzione di sostanze stupefacenti per via iniettiva rappresenta un importante fattore di rischio per il contagio di alcune infezioni da virus B, C e Hiv. Il rischio d’infezione è da imputare principalmente alla condivisione di aghi e siringhe, come pure di utensili per la preparazione della droga. Pertanto, la prevalenza di anticorpi contro l’Hbv, l’Hcv e l’Hiv, nei tossicodipendenti per via endovenosa, è molto più alta che nel resto della popolazione”.
“Dal momento che chi contrae il virus spesso non presenta sintomi per molti anni, e spesso tali sintomi sono lievi, – prosegue il medico – è importante che presso i Ser.T. venga promosso lo screening nei confronti dei soggetti che fanno uso di sostanze stupefacenti, ed è ancora più importante che l’approccio nei confronti dei pazienti affetti da malattie del fegato sia di tipo integrato, tra epatologo e medico dei Ser.T., al fine di individuare delle strategie efficaci che mirino ad ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici spesso gravati da molte criticità”.
È per queste ragioni che, all’interno del convegno, è prevista una tavola rotonda, moderata da Ferruccio Bonino, ordinario di gastroenterologia presso l’Università di Pisa, che vedrà come protagonisti principali i direttori dei Ser.T. della Regione Calabria ai quali è affidato il compito, attraverso l’esposizione e l’analisi delle esperienze personali, di stilare un protocollo diagnostico-terapeutico che possa essere adottato in maniera uniforme in tutti Ser.T. e che consenta una gestione ottimale del tossicodipendente affetto da malattie epatiche.
Gli organi di informazione sono invitati a partecipare.

Fonte:cmnews.it

 

PrEP: con i farmaci preventivi le infezioni calano dell’86%

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

CROI 2015La notizia più entusiasmante proveniente da questa edizione del CROI riguarda la profilassi pre-esposizione (PrEP), ossia l’assunzione di antiretrovirali da parte di persone HIV-negative a scopi preventivi.

Due studi sulla PrEP condotti su uomini omosessuali e donne transessuali hanno dimostrato che, quando è possibile assumere la PrEP, il tasso di infezione da HIV diminuisce dell’86%. Si tratta dei più elevati livelli di efficacia mai registrati fino ad adesso, senza contare che sono superiori a quelli ottenuti con la maggior parte degli altri interventi di prevenzione. E il dato straordinario è che due studi indipendenti l’uno dall’altro – nei quali la PrEP è stata somministrata con modalità molto differenti tra loro – hanno riscontrato gli stessi identici livelli di efficacia.

Lo studio PROUD è stato condotto in Inghilterra, mentre lo studio IPERGAY in Francia e Canada. Per entrambi sono stati arruolati uomini che fanno sesso con uomini (MSM) e donne transessuali ad alto rischio HIV. I partecipanti infatti avevano multipli partner sessuali; utilizzavano il preservativo in modo incostante o irregolare; presentavano alti tassi di infezioni a trasmissione sessuale; molti avevano già avuto bisogno di ricorrere alla profilassi post-esposizione (PEP) in passato; e infine, facevano diffusamente uso di droghe. Generalmente si trattava di individui ben istruiti e con un’occupazione a tempo pieno.

Tutti e due erano stati concepiti come studi pilota che aprissero la strada a sperimentazioni più ampie in futuro. Il fatto che entrambi abbiano dimostrato livelli di efficacia tanto elevati e statisticamente significativi su poche centinaia di partecipanti non solo testimonia l’efficacia preventiva della PrEP, ma rivela anche quanto sia alto il tasso di infezione in determinati gruppi di maschi omosessuali nei paesi occidentali.

I due studi presentavano però anche rilevanti differenze.

Nello studio PROUD, quello britannico, i partecipanti dovevano assumere giornalmente un combinato a base di tenofovir ed emtricitabina (Truvada); per il gruppo di controllo era invece prevista non già l’assunzione di un placebo, ma un inizio differito (di un anno) dell’assunzione dello stesso combinato.

Lo studio IPERGAY, invece, si proponeva di testare – per la prima volta – la fattibilità della cosiddetta PrEP ‘intermittente’. Ai partecipanti è stato detto di assumere il farmaco solo prima e dopo l’effettivo rapporto sessuale: una dose nelle 24 ore precedenti il rapporto programmato e – se esso aveva effettivamente luogo – altre due dosi nei due giorni seguenti. È un approccio che senz’altro facilita l’aderenza terapeutica, senza contare che riduce i costi della terapia e limita gli effetti collaterali. Anche per questa sperimentazione è stato impiegato il Truvada; al gruppo di controllo è stato somministrato un placebo.

Lo studio PROUD ha registrato un tasso di nuove infezioni dell’1,3% all’anno nel gruppo che assumeva la PrEP, contro l’8,9% nel gruppo con inizio differito. Una differenza che, in termini percentuali, corrisponde a un’efficacia dell’86%.

Nello studio IPERGAY, invece, le nuove infezioni nel gruppo che riceveva la PrEP si sono fermate allo 0,9%, contro il 6,8% nel gruppo di controllo: anche qui, in termini percentuali la differenza è dell’86%.

Nei due studi, tra gli individui randomizzati per ricevere la PrEP, quelli che hanno contratto l’HIV sono complessivamente cinque. Si ritiene però che non abbiano effettivamente assunto i farmaci: quattro hanno smesso di presentarsi alle visite di controllo o restituivano i flaconi inutilizzati, mentre per quanto riguarda il quinto individuo, si pensa che abbia contratto il virus nel periodo precedente all’inizio dell’assunzione della PrEP.

Da entrambe le sperimentazioni sono emersi dati confortanti anche in termini di insorgenza di effetti collaterali e farmaco-resistenze nonché delle eventuali ripercussioni sul comportamento sessuale.

L’aderenza terapeutica è risultata più che buona in entrambi gli studi, malgrado le notevoli differenze nella somministrazione dei farmaci in termini di tempi e dosaggi. Lo studio PROUD mirava a riprodurre le condizioni reali di un paziente in Inghilterra, e ha dimostrato che i timori che l’aderenza sia scarsa sono da considerarsi infondati. IPERGAY invece mostra che gli MSM possono agevolmente assumere la PrEP in un modo compatibile con il loro stile di vita, massimizzando la propria sicurezza.

Resoconto completo sui risultati dello studio PROUD su aidsmap.com

FONTE: aidsmap.com

L’articolo PrEP: con i farmaci preventivi le infezioni calano dell’86% è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Terapia triplice più efficace nel prevenire trasmissione da madre a figlio

postato in: Senza categoria | 0

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

.

Somministrando alle donne in gravidanza una terapia antiretrovirale basata su una combinazione di tre farmaci, così come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si ottengono tassi sensibilmente più bassi di trasmissione dell’HIV da madre a figlio: è quanto emerge da uno studio randomizzato condotto in sette diversi paesi. Lo studio, denominato PROMISE, si è svolto nell’Africa sub-sahariana ed in India.

Per lo studio sono state arruolate 3529 donne in stato di gravidanza, in stato di salute generalmente buono, che non sarebbero altrimenti state considerate eleggibili per ricevere la terapia nei rispettivi paesi. Le partecipanti presentavano una conta mediana dei CD4 di 530 cellule/mm3 ed erano alla 26° settimana mediana di gravidanza.

Un gruppo è stato randomizzato per ricevere quella che l’OMS definisce ‘opzione A’: zidovudina a partire dalla 14° settimana di gestazione più una singola dose di nevirapina al momento del parto. Per i 14 giorni successivi, alle pazienti è stata inoltre somministrata una terapia a base di tenofovir e emtricitabina per ridurre al minimo il rischio che sviluppassero una resistenza alla nevirapina.

Un altro gruppo di partecipanti è stato invece randomizzato per ricevere l’‘opzione B’, ossia una terapia triplice da assumere a partire dalla 14° settimana di gestazione fino a tutto il periodo dell’allattamento. Il regime era a base di inibitori della proteasi come lopinavir e ritonavir. A seconda della randomizzazione, come farmaci di backbone sono stati impiegati o lamivudina e zidovudina, o tenofovir e emtricitabina. (Quando lo studio era già stato avviato, l’OMS ha aggiornato le sue linee guida e raccomanda adesso un regime a base di efavirenz come opzione B).

Il tasso di trasmissione è risultato basso in entrambi i gruppi, ma con la terapia triplice calava ulteriormente, e in maniera sensibile: 0,6% contro 1,8%.

In termini di sicurezza, la somministrazione di terapia triplice è risultata associata a un rischio più elevato di eventi avversi di grado moderato oppure di esiti complicati, per esempio parti prematuri o bambini nati sottopeso. Non si sono invece rilevate differenze in termini di eventi di maggiore gravità.

Resoconto completo su aidsmap.com

FONTE: aidsmap.com

L’articolo Terapia triplice più efficace nel prevenire trasmissione da madre a figlio è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

1 7 8 9 10 11 12 13 22