Primo Piano – “Sono giovane l’AIDS non mi riguarda – Se conosco… sono più libero…”

ISS 12/01/2015

Mercoledì 14 gennaio alle ore 10.30 si terrà nell’aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità il Meeting Sono giovane l’AIDS non mi riguarda – Se conosco….sono più libero…. L’iniziativa, promossa dall’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione (Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate – Istituto Superiore di Sanità) e dall’Unità Operativa per l’HIV e l’AIDS della ASL Rm C Distretto11, ha l’obiettivo di condividere con i partecipanti possibili nuovi approcci per la prevenzione dell’infezione da HIV nei giovani, attraverso linguaggi, canali e strumenti propri delle nuove generazioni.

L’evento, che trae stimolo dal convegno realizzato dall’UO della ASL Rm C presso il Municipio VIII di Roma il 3 dicembre scorso, nel contesto della manifestazione per la Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS 2014, offrirà la possibilità di riflettere sui risultati raggiunti dagli Operatori Sanitari della ASL Rm C nella realizzazione del Progetto Prevenzione AIDS nelle scuole – Problematiche adolescenziali. Il meeting nell’intenzione dei curatori vuole, inoltre, essere l’occasione e lo spazio in cui gli adolescenti coinvolti possano sentirsi autori principali e soggetti attivi dell’azione preventiva.

I protagonisti principali saranno pertanto studenti e docenti di diverse scuole secondarie di Roma, nello specifico verranno proiettati i video realizzati autonomamente da alcuni giovani nell’ambito del Progetto e particolarmente apprezzati dai loro coetanei.

Tali video sono disponibili online sul canale YouTube uniticontrolaids nella playlist Sono giovane, l’AIDS non mi riguarda. Se conosco sono più libero .

HIV ‘cancellato’ dalle cellule infette in laboratorio

ricerca di laboratorio

La ricerca di una cura per l’eradicazione del virus HIV continua.
Come ha detto il dottor Khalili si tratta di passo importante , ma non ancora a livello clinico. Una prova di concetto che mostra che la direzione presa è quella giusta.

 

16 gennaio 2015
Aids, virus HIV “rimosso” per la prima volta da cellule infette grazie a un enzima
Un’equipe della Temple University, negli Usa, ha impedito la replicazione del ceppo HIV-1 a livello genetico grazie all’azione di “taglio” di una molecola proteica.
13:57 – La lotta all’Aids registra una conquista importante. Un team di ricercatori della Temple University, negli Stati Uniti, è riuscito a “rimuovere” completamente il virus HIV da un gruppo di cellule in laboratorio. E’ la prima volta che una simile operazione viene realizzata a livello genetico, grazie a uno speciale enzima capace di “scovare” e “ritagliare” le sequenze di Dna destinate alla replicazione del virus.

Una scoperta storica – Negli ultimi cinque anni si sono registrati molti progressi nell’ambito della controllo e della cura dell’Aids. Nessuno, però, era mai riuscito a intervenire sul meccanismo di replicazione del virus a livello genetico. In particolare i ricercatori della Temple University sono riusciti a “cancellare” in laboratorio il ceppo HIV-1, la forma più facilmente trasmissibile dell’agente patogeno prevalentemente localizzata in Europa, America e Africa centrale. Il controllo e l’eliminazione di questo virus sono essenziali anche nei casi di “bassa” replicazione nel Dna, perché potrebbe provocare indebolimento del muscolo cardiaco, malattie delle ossa e renali e disturbi neuro-cognitivi.

L’enzima “cacciatore” – Per individuare ed eliminare il virus, il team coordinato dal professore Kamel Khalili ha utilizzato uno speciale enzima capace di “scovare” le parti del Dna “infettate” dell’HIV-1. Operando un “taglio” all’inizio e alla fine di queste sequenze genetiche, la molecola “cacciatrice” impedisce la replicazione del virus e “salda” le due estremità della stringa di Dna orfane del pezzo mancante. Il risultato è l’isolamento di una sequenza genetica dell’HIV-1.

Verso una cura definitiva – In futuro le implicazioni di questa ricerca potrebbero rivelarsi determinanti per la cura definitiva dell’Aids. “E’ la prova che ci stiamo muovendo nella direzione giusta – ha dichiarato Khalili – e presto vorremmo riuscire a rimuovere ogni singola ripetizione genetica del virus dai pazienti”. Al momento il metodo dell’enzima “editor” si è rivelato efficace su tre tipologie di cellule fra i principali “bersagli” del virus HIV-1.
Fonte italiana:tgcom


 

Researchers ‘delete’ HIV code from infected cells for first time
Health by Hope Gillette – Jan 15, 2015
Many advancements and discoveries have been made in the last five years regarding HIV, the virus that causes AIDS. A good number of those discoveries involve eliminating the virus from a patient or reducing the viral load to undetectable levels, but few have actually found a way to eliminate the virus at the genetic level.

Now, however, researchers can say for the first time they have been able to achieve such a feat. Through a complex process of genetic design and construction, a team from Temple University has successfully deleted HIV-1 from laboratory cells’ DNA. HIV-1 is the most easily transmitted form of the virus, and is the one targeted by modern antiretroviral treatments. Control and elimination of HIV-1 is essential for a patient because even at low levels the virus contributes to weakening of the heart muscle, bone disease, kidney disease and neurocognitive disorders.

“The low-level replication of HIV-1 makes patients more likely to suffer from diseases usually associated with aging,” Kamel Khalili, PhD, professor and chair of the Department of Neuroscience at Temple, told MNT. “These problems are often exacerbated by the toxic drugs that must be taken to control the virus.”

To find a way to completely eliminate HIV-1, Khalili and his team combined “a DNA-snipping enzyme” with a a strand of gRNA used to “hunt down” the HIV-1 virus genome. The newly-created molecular tool, dubbed an “HIV editor,” was designed to enter the cell and look for “long terminal repeats” (LTRs) of the HIV-1 genome. These repeating sequences are indicative of the start and end of the HIV-1 virus’s DNA, and once found, they signified two points on the DNA strand for Khalili’s molecular tool to start modification.
Genetics is complex, but the battle against HIV is looking promising.

What happens is akin to cutting out a section of a string and then connecting the loose ends back together without the missing piece. The HIV editor makes an incision in a cell’s DNA at the start and finish of the HIV-1 virus’s genome. That virus section is removed, and the HIV editor then “solders” the healthy DNA ends back together. The result is a virus-free cell.

During the research, the HIV editor was proven effective for three of the main body cells known to harbor the HIV-1 virus.

This is one important step on the path toward a permanent cure for AIDS,” Dr. Khalili said. “It’s an exciting discovery, but it’s not yet ready to go into the clinic. It’s a proof of concept that we’re moving in the right direction. We are working on a number of strategies so we can take the construct into preclinical studies. We want to eradicate every single copy of HIV-1 from the patient. That will cure AIDS. I think this technology is the way we can do it.”

According to AVERT, 1.3 million people in the United States are living with HIV, and more than a fifth don’t know they have the virus. Men having sex with men are the most at-risk for contraction of HIV, and non-Hispanic blacks and Hispanics have the highest diagnosis rates in the country. There is currently no cure for HIV or AIDS, but modern antiretroviral medications have made it possible for patients with the virus to live a normal life span.
Fonte: voxxi.com

Poloinformativo HIV AIDS.

Successful peer-recruited project shows it is possible to do prevention work with gay men in hostile environments

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A community education and HIV prevention project that took place among 626
gay  men and other men who have sex with
men (MSM) in St Petersburg in Russia and Budapest in Hungary produced
significant falls in the proportion of men having unprotected sex, especially
with casual or multiple partners. The incidence of HIV and sexually

Il nuovo vaccino è in una pillola

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I ricercatori dell’University of Rochester Medical Center (New York) hanno messo a punto un vaccino contro l’Aids.

La Nbc racconta che il farmaco sperimentale – finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation – deve ora essere testato nella sua sicurezza: il pool di studiosi è alla ricerca di cavie disposte a rimanere a letto, sotto stretta osservazione, per dodici giorni.

L’antidoto, tutto in una pillola, è stato creato usando un particolare agente patogeno, l’adenovirus 26. Ora, dunque, la prova del nove per un farmaco che potrebbe essere utilizzato anche per diverse infezioni, oltre all’immunodeficienza. Il dottor John Treanor, esperto di vaccini, è fiducioso, alla pari del collega Dan Barouch (Harvard Medical School e Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston), che ha contribuito al lavoro in laboratorio. Ma la fase di sperimentazione sull’uomo sarà decisiva: “I precedenti test sulle scimmie dimostrano la sua efficacia e sicurezza, ma la verifica supplementare è imprescindibile dal momento che l’adenovirus 26 si sviluppa al meglio solo negli esseri umaniâ€.

La somministrazione per via orale, nell’intenzione degli scienziati, dovrebbe attivare il sistema immunitario attraverso il tratto digestivo; un qualcosa che ha già funzionato in passato contro il virus della poliomelite. La speranza è che il sistema immunitario impari a riconoscere e a rispondere a una serie di proteine virali dell’Hiv. Sarà questa la controffensiva alla decennale piaga dell’Aids? Andando a prendere i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le persone contagiate sono circa 78 milioni, mentre quelle morte oltre 39 milioni. Nei soli Stati Uniti i portatori di Hiv sono 1.2 milioni e ogni anno si registrano all’incirca 50mila nuovi contagi.

 

FONTE: ilgiornale.it

L’articolo Il nuovo vaccino è in una pillola sembra essere il primo su Poloinformativo HIV AIDS.

Un gioco per fare il test HIV

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I’m positive è un gioco interattivo educativo dove, tramite il protagonista, i giocatori acquisiscono informazioni, sul virus, sul test HIV,  sui trattamenti esistenti ma anche sui preconcetti e sulle conseguenze dell’ignorare il proprio stato.
Il videogame educativo americano è ¨ nato per sensibilizzare i giovani statunitensi all’ importanza del test HIV. Saranno presto disponibili anche le app per smartphone, il gioco ha vinto il CDC&HHS Games for Health Gam Jam 2014.
Il Centro americano per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) e quest’anno condurrà  uno studio sulla sua efficacia.

 

L’ HIV non è un crimine.

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hiv -no-crimine-criminalizzazioneFaenza 10 gennaio 2014

Negli articoli usciti sulla stampa degli ultimi giorni leggiamo con apprensione che la Procura di Bologna ha avviato un’inchiesta a seguito del servizio delle ‘Le Iene’ andato in onda il 28 novembre.
Uno scoop che mostra le persone con HIV solo come possibili ‘untori’, mandato in onda per fare scandalo, come nella natura stessa del programma(basti pensare all’intervista a Montagnier di alcuni anni fa), e non certo per informare in maniera corretta sulla realtà della vita delle persone con HIV e sulle nuove infezioni.
NPS non può non segnalare la sua posizione in merito:
la maggioranza delle persone con HIV in Italia consapevole di esserlo, non si diverte a trasmettere il virus come viene mostrato nel servizio.
Sono persone che lavorano, amano, studiano, conducono una vita normale e non possono essere stigmatizzate in base alla loro malattia cronica solo perché anche tra loro, esistono persone senza scrupoli o folli.
Inoltre la maggioranza delle persone con HIV in Italia è in terapia antiretrovirale ed anche in base a quanto si può leggere nelle ultime Linee Guida, la terapia riduce notevolmente la trasmissione dell’infezione, ma non la riduce a zero.

Analizziamo il servizio: propone una serie di testimoni di cui il primo, afferma di avere avuto il ‘sentore’ per molto di tempo, di avere un problema di salute, ma non ha voluto fare il test rimandandone il momento. Risultato: fa parte di quei LATE PRESENTER che oggi arrivano tardi alla diagnosi, con complicanze sulla loro salute enormi e costi che non citiamo.

Una delle cose più gravi viene riportata immediatamente dopo: il testimone dice di tendere a fare sesso non protetto solo con le persone con hiv.
Ignorando totalmente il problema delle resistenze e delle resistenze crociate, ovvero la concreta scientifica possibilità di ridurre o annullare l’efficacia di un farmaco, ma anche di altri farmaci, appartenenti alla stessa classe.

Al minuto 4.30 circa il testimone afferma che ‘se sei positivo al virus dell’Hiv non puoi dirlo a nessuno’: questa affermazione aumenta lo stigma e l’autostigmatizzazione delle persone con hiv che conducendo una vita del tutto normale, spesso vivono visibilmente la loro condizione.

Al minuto 6 circa viene fatta una gran confusione tra i ceppi HIV1 (Europeo) e HIV 2 ( asiatico) continuando ad aumentare lo stigma verso persone di altra provenienza, che spesso arrivano in Italia negativi al virus e in seguito ai disagi che vivono come immigrati e anche clandestini, si infettano nel nostro paese ( dati Coa/ Min. salute)
Il terzo testimone è totalmente contraddittorio in ciò che dice.
Al minuto 12.45 circa afferma di essere stufo di stare attento e quindi di usare il profilattico ma quando la giornalista, giustamente, gli fa notare il costo sul sistema sanitario che comporta una persona con Hiv che consapevolmente sceglie questa strada, in un momento di crisi economica come questo, il testimone afferma che farebbe di tutto per non passare il virus…ma se fa sesso a pelle, come fa a non passarlo anche ad altri a furia di provarci?
Le nuove infezioni provengono soprattutto dal sommerso, cioè da coloro che non effettuano il test, pur avendo comportamenti a rischio e in questo modo inconsapevolmente diffondono il virus, e questa è la modalità di infezione più diffusa negli ultimi anni che i dati scientifici riportano.

La criminalizzazione dell’HIV, come si è visto in altri Paesi, non porta a benefici ma è invece solo controproducente.
Chiudere un sito di incontri o perseguirne gli iscritti non diminuirà le occasioni di contagio, mentre invece favorirà lo stigma nei confronti delle persone con HIV e di conseguenza l’aumento del sommerso con diminuzione degli accessi al test e alle cure, per paura di essere discriminati.

In un’epoca in cui l’informazione sull’Hiv è così sporadica e data per scontata, lasciare che i media cerchino la notizia li dove sappiamo ormai la notizia non c’è, perché la comunicazione stessa è cambiata oggi, non vuol dire accettare che si faccia di tutta un’erba un fascio mettendo sullo stesso piano le persone con Hiv che mai si sognerebbero di infettare qualcun altro in virtù del fatto che oggi ci sono delle terapie che, bene o male, cronicizzano la patologia.
La buona sanità non passa attraverso la generalizzazione e gli allarmismi ai quali ci vogliono abituare, ma bensì dando la giusta evidenza scientifica alle notizie.

Il fatto che esistano episodi di persone che volontariamente cerchino di infettarsi con persone già positive al virus dell’Hiv esiste.
NPS, certo non condivide un fatto del genere, però diciamoci la verità: esiste!
Ma non è con gli scoop o gli articoli sugli ‘untori’ che si può ridurre la trasmissione dell’HIV, ma con la corretta informazione, aggiornata e reale e con il supporto delle associazioni di pazienti che da anni collaborano con le Commissioni Regionali e/o Nazionali contro l’AIDS e che attuano iniziative di sensibilizzazione e prevenzione.

NPS Emilia Romagna si impegna a portare l’argomento all’ordine del giorno alla prossima riunione della Commissione Regionale per promuovere attività condivise di comunicazione/informazione non stigmatizzanti anche sul web.
Il presidente
Alessandro Cavassi

 

US guidelines on prevention with people living with HIV now emphasise engagement with care, HIV treatment and social factors

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The American public health agency, the Centers for Disease Control and Prevention (CDC) has published new recommendations on the HIV
prevention interventions and advice that should be offered to people who are
HIV positive.  The CDC last issued guidelines on what is sometimes called
‘prevention with positives’ in 2003. Those guidelines ran to

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