Ok dell’Aifa a trattamento anti-epatite C senza interferone

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L’Agenzia italiana del farmaco ha concesso la rimborsabilità come innovazione terapeutica a daclatasvir per l’uso in associazione con altri medicinali nei genotipi 1, 3 e 4 per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C in pazienti adulti.

A darne notizia l’azienda produttrice del farmaco (Bristol-Myers Squibb).

Un’altra tappa verso UNGASS 2016

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ungass 2016Perché è importante il Dibatto Tematico di alto livello dell’Assemblea Generale verso UNGASS 2016 del prossimo 7 maggio.

Il 7 maggio 2015, l’assemblea generale dell’Onu terrà un dibattito tematico di alto livello a supporto del processo di avvicinamento alla sessione speciale dell’assemblea generale sul problema mondiale della droga (UNGASS) fissata per l’aprile 2016. UNGASS 2016 sarà un momento critico per il dibattito internazionale sulle politiche sulle droghe e rappresenterà l’opportunità per una valutazione onesta sui successi e sui fallimenti della politica globale di controllo sulle droghe. C’è una forte necessità di questo tipo di dibattito, ed è per questo che nel 2012 il Presidente della Colombia, Guatemala e Messico hanno richiesto che UNGASS si tenesse nel 2016 (anzichè nel 2019 come originariamente pianficato).1 Il Segretario Generale dell’ONU ha sollecitato gli stati membri affinché impieghino l’opportunità di UNGASS per “affrontare un ampio e aperto dibattito che consideri tutte le opzioni possibili”.

L’esigenza fondamentale che il processo di UNGASS sia ampio e inclusivo è stata inoltre riaffermata dall’Assemblea Generale:
“Riafferma la propria decisione, come raccomandato dalla Commissione sulle Droghe (CND), che la sessione speciale dell’assemblea generale sul problema mondiale della droga del 2016 debba avere un processo di preparazione inclusivo che preveda estese consultazioni sostanziali, permettendo agli organi, enti e agenzie specializzate delle Nazioni Unite, alle più importanti organizzazioni nazionali ed internazionali, alla società civile e agli altri rilevanti portatori di interessi, di poter contribuire pienamente al processo, nel rispetto delle regole procedurali e delle pratiche stabilite”. (risoluzione 69/201 paragrafo 49, sottolineature aggiunte).

La preparazione per UNGASS è già stata avviata da molti mesi, guidata dalla Commissione sulle Droghe (CND), la cui sede è a Vienna, mediante assemblee recenti tenutesi a marzo durante il Segmento Speciale dedicato ad Ungass, durante la 58° sessione della CND.

Il dibattito di Alto Livello del 7 maggio, come richiesto dalla Risoluzione 69/2014 dell’assemblea Generale, rappresenterà la prima volta in cui la preparazione di UNGASS sarà discussa in maniera sostanziale a New York e per questo offre la possibilità di coinvolgere sia la l’intera ONU che le missioni diplomatiche dei vari paesi con sede a New York. Anche se è compito della CND guidare5 i preparativi per UNGASS, il fatto che questo dibattito si terrà sotto gli auspici dell’Assemblea Generale, come una “sessione speciale”, rappresenta l’eccezionale opportunità di dare l’importanza e l’urgenza necessarie alla discussione sul futuro del controllo internazionale sulle droghe.

Scarica il rapporto in Italiano (scarica la versione inglese) [Dal sito di IDCP]

Fonte: Fuoriluogo

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Un futuro senza stigma

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stigmaRiportiamo l’editoriale di Bruno Marchini da Anlaids ByMail di marzo che tratta l’ormai tristemente noto e inossidabile argomento STIGMA legato all’HIV.
Poche righe che riassumono quanto sia difficile sradicare un pregiudizio nonostante i comunicati e le campagne degli attivisti in ogni campo: discriminazioni sul lavoro, nella società, in sanità, nello sport, a scuola. Nella speranza di un futuro possibile, senza stigma.

Un futuro senza stigma anti-AIDS

Pochi giorni fa Anlaids è stata nelle piazze italiane con la campagna Un bonsai per Anlaids: un momento importante che si rinnova ogni anno e che quest’anno ha assunto una dimensione più contemporanea grazie ai testimonial di forte presa. I ricavi bonsai sostengono l’associazione nella lotta alla diffusione dell’Infezione da HIV e con essi contribuiamo al sogno di un futuro libero dall’AIDS. Perciò è doveroso ringraziare chi ci ha sostenuto e i volontari che hanno permesso l’iniziativa.

Un futuro senza l’AIDS significa anche un futuro dove il nome di questa malattia non sia più usato come termine di offesa: a Perugia “Terni=AIDS” e “Trans=AIDS” campeggiano nei graffiti su alcune pareti cittadine. Perché per offendere la squadra sportiva rivale o l’identità sessuale trans è utilizzato il termine AIDS? Perché per sfottere sportivamente o insultare, se proprio necessario, non utilizziamo altri termini presi nell’ambito della salute? Che ne so: Juve=Glaucoma o Milan=Diabete per essere particolarmente offensivi! O i carinissimi Etero=Psoriasi o Scandinavi=Vitiligine, per forzare gli esempi! Come mai non si utilizzano termini legati ad infezioni affini per fattore di rischio di trasmissione, per offendere l’altro, come Epatite C o B?

“I sieropositivi”. Anche questo termine che dovrebbe semplicemente indicare tutte le persone che sottoposte a test anticorpale risultano avere contratto l’HIV viene usato per ridurre alla sola infezione il valore umano complesso degli uomini e delle donne che con quella convivono. Lo stigma è ancora forte del retaggio legato per lo più ad alcuni comportamenti sessuali delle persone che, nella cultura cattolica più bigotta di alcuni dei protagonisti dei millenni oscurantisti, ma forse da molto tempo presente nelle tribù umane, sono stati a lungo condannati con pene insopportabili. Sperma e sangue rappresentano ancora un tabù linguistico, che evoca la vita ancestralmente caratterizzata dalla ciclicità. È questa dura immagine della Vita, il suo senso a termine ciclico che è stato drammaticamente vissuto da intere comunità già socialmente vulnerabili ad aver marcato negativamente l’AIDS e meno le altre MST.

Sarà un mondo futuro più sano e più libero quello in cui l’AIDS non sarà più considerato un termine usato per offendere. Questa ignoranza scurrile sarà istruita dei successi della cura e dell’eradicazione del virus. Ho certo fiducia nelle nuove generazioni perché potranno godere di buona affettività e felice sessualità senza paranoie fobiche e nel rispetto reciproco, “coperti” per difendersi dall’AIDS e dalle altre MST. E la passione e l’impegno di tutta Anlaids avranno contribuito, in modo determinante in Italia, alla normalizzazione dell’argomento.

Un caro abbraccio
Bruno Marchini

Fonte. Anlaids

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SmartSex all’Expo

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smartsexUna App per tablet e smartphone insieme a volantini informativi in otto lingue per i turisti in occasione dell’Expo 2015.

Si chiama ‘SmartSex’ed è un’applicazione per aiutare a prevenire l’HIV e le Malattie Sessualmente Trasmessibili.

E’ disponibile anche un sito web dedicato: ContattoSicuro
Comune e Asl di Milano in occasione dell’Esposizione universale lanciano una grande campagna di informazione sul sesso sicuro, con la app da scaricare sul telefonino, opuscoli e volantini tradotti in otto lingue.
‘Keep calm and have safer sex’: questo il messaggio della campagna.

La salute sessuale arriva sul cellulare: il Centro di Riferimento HIV e Malattie Sessualmente Trasmesse di ASL Milano presenta il progetto SM@RT-@IDS realizzato da Anlaids Lombardia.

Il progetto si inserisce all’interno della campagna di Prevenzione, comunicazione e sorveglianza HIV/MTS 2013-2015, di ASL Milano in considerazione della situazione epidemiologica di Milano e della Regione Lombardia, anche in vista di EXPO 2015. Il cuore del progetto SM@RT-@IDS è rappresentato dall’applicazione “SmartSex” per smartphone e tablet che fornisce:

– consigli e informazioni sulla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale,

– un geolocalizzatore per individuare i centri più vicini dove fare il test e avere indicazioni su come raggiungerli.

Inoltre, periodicamente verranno lanciati dei sondaggi per conoscere il punto di vista degli utenti.

L’APP è scaricabile gratuitamente da Google Play Store e App Store ed è disponibile, oltre che in italiano, in cinese, spagnolo e inglese.

Il progetto mira a responsabilizzare le persone nella fascia d’età 19-40, attraverso un’ educazione sessuale “digitalizzata” ed una consapevolezza dell’importanza del test per HIV e Malattie Sessualmente Trasmesse.

Fonte: AslMilano


Estratto da Milano.Repubblica articolo di Zita Dazzi

Con l’arrivo di dieci milioni e passa di turisti, anche il numero di chi si prostituisce aumenta in modo esponenziale. Con l’aria di festa e di nuovi incontri casuali, si moltiplicano le occasioni di rapporti a rischio, perché inaspettati e magari ‘non protetti’.

Dal 7 maggio saranno, inoltre, affissi in città 500 manifesti nelle biblioteche comunali, nei Consigli di Zona e nei principali uffici comunali e nelle sedi delle associazioni saranno distribuite le cartoline informative con il messaggio della campagna. Negli aeroporti di Linate e Malpensa alcune associazioni hanno posizionato infopoint con la presenza di volontari.
“Prevenzione e informazione sono due azioni fondamentali per combattere le malattie a trasmissione sessuale perché ancora troppo spesso i comportamenti non salutari dovuti alla non consapevolezza del rischio sono le prime cause di contagio – spiega Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali – nella nostra idea di welfare è fondamentale la rete col territorio e la collaborazione con le associazioni. In questo modo rendiamo possibile e capillare l’azione di sensibilizzazione e l’allargamento dei servizi e mettiamo in campo progetti e iniziative, come questa campagna, che promuovono il diritto alla salute e una efficace azione di cura della persona, portandola sempre più vicina ai cittadini”.

Il controllo e la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale (MTS), tra cui l’Hiv, rappresentano uno degli obiettivi prioritari di sanità pubblica perché la prevenzione è ancora la strategia migliore per la propria salute sessuale. Troppe ancora persone si infettano ogni anno, in particolare, chi ha comportamenti sessuali a rischio: giovani adulti, pluripartner, maschi che fanno sesso con altri maschi (Msm), chi ha rapporti sessuali in cambio di denaro, le donne e gli adolescenti maggiormente suscettibili sul piano biologico alle Mts.

Le complicanze, in caso di mancata diagnosi e terapia, possono essere anche gravi: cronicizzazione della malattia, sterilità, tumori, maggiore suscettibilità ad altre infezioni (HIV). Infine, la stima delle persone inconsapevoli dell’infezione da HIV varia dal 13 al 40 per cento rispetto ai casi segnalati quindi il numero delle persone viventi con HIV e con AIDS potrebbe variare, in Lombardia, da 115mila a 145mila. Un paziente su tre scopre di avere l’infezione da HIV in corso dalla diagnosi di altre MTS.
Estratto da Milano.Repubblica

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ICAR 2015 Coming Soon

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icarDal 17 al 19 maggio presso il Palazzo dei Congressi a Riccione si terrà la 7° Conferenza Italiana sull’Aids e i Retrovirus.
Un’occasione di confronto e condivisione fra clinica e ricerca di base in campo virologico e immunologico, dalla cura della co-infezione con Epatite C fino alla medicina di genere; la presenza della Community delle Associazioni di pazienti per porre l’accento alle esigenze e i problemi delle persone con HIV e le strategie di prevenzione sia farmacologiche che comportamentali.

ICAR 2015 quest’anno, oltre a rappresentare il principale appuntamento scientifico sull’ HIV ed Epatiti, propone per la prima volta una serie di Eventi speciali organizzati in collaborazione con la Comunità dei Pazienti e il Comune di Riccione, con l’obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione.
Un concorso per le scuole RaccontArt HIV, un evento sportivo ICAR Run e l’offerta del Test rapido HIV e HCV per tutti i cittadini Domenica 17 maggio dalle 11.00 alle 14.00.
Tutte le infomazioni sono disponibili sul sito del Congresso.
Programma preliminare ICAR 2015

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Le donazioni di sangue in Italia

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donazioniLa sentenza della Corte di Giustizia Europea che giustifica il divieto della donazioni si sangue da parte delle persone omosessuali, non ha motivazioni scientifiche secondo il direttore del Centro nazionale Sangue e non aumenta le garanzie di sicurezza in quanto la valutazione del donatore deve essere fatta ad personam .

 

 

 

30 APR – Alla base della sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha definito “giustificabile” l’esclusione permanente dalla donazione di sangue per chi ha avuto rapporti omosessuali, “non ci sono motivazioni scientifiche, dal momento che non sono ad oggi rilevati casi di trasmissione di Hiv a seguito di donazioni di sangue da uomini gay”. Piuttosto “ciò che va effettuato è una valutazione del rischio per ogni singola persona che vuole donare il sangue, e ciò indipendentemente dall’orientamento sessuale”.

Il direttore del Centro nazionale Sangue, Giuliano Grazzini, commenta così la sentenza Ue. Sentenza che, secondo Grazzini, “non aumenta le garanzie di sicurezza per le donazioni di sangue”. Per questo in Italia si è scelto di lavorare sul singolo donatore: “Prima della donazione del sangue – spiega il direttore Cns – il medico fa un’accurata anamnesi del potenziale donatore, accertando se il soggetto ha comportamenti sessuali a rischio, sia di tipo omosessuale che eterosessuale; se si tratta di comportamenti lievi e casuali, è prevista una sospensione della donazione per un periodo di 4 mesi, mentre a fronte di comportamenti a rischio ripetuti ed abitudinari la sospensione diventa definitiva”.

Questa valutazione “ad personam assicura dunque le maggiori garanzie. Al contrario – rileva – le nostre leggi vietano la discriminazione sulla base del semplice orientamento sessuale”. Inoltre, ribadisce l’esperto, “non ci risultano in Italia casi di trasmissione di virus Hiv da donazione di sangue, mentre alcuni casi si sono verificati in Austria e Germania da donatori, però, eterosessuali”. Per Grazzini, insomma, l’Italia “ha un sistema di controllo in questo senso meno ‘restrittivo’, ma estremamente accurato e con un livello di attenzione altissimo”.

Fonte: Quotidianosanità

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Il giornale HIV positivo

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

hivLa nuova campagna Saatchi & Saatchi Switzerland per Vangardist Magazine, testata maschile bilingue tedesco/inglese, vuole dare un colpo a stigma e pregiudizi e far ‘notizia’ sull’HIV: 3000 copie del numero primaverile sono stampate con un mix di inchiostro e sangue HIV +

 

 

28 aprile 2015- Vangardist stampato con sangue HIV-positivo: Saatchi & Saatchi Switzerland contro l’Aids
Con la nuova campagna firmata da Saatchi & Saatchi Switzerland, la rivista Vangardist, una testata maschile bilingue tedesco/inglese, invita i suoi lettori ad adottare un approccio pragmatico nei confronti dell’Aids, liberandolo dal pregiudizio sociale che circonda la malattia.

In concomitanza con uno dei maggiori eventi mondiali legati all’HIV – il “Life Ball” – che si tiene ogni anno a Vienna, città dove ha sede la redazione della rivista, tutte le 3.000 copie del numero di primavera di Vangardist sono state stampate usando un’inchiostro mescolato con il sangue HIV positivo donato da tre persone infettate dal virus.

Ovviamente la rivista è stata prodotta applicando i più severi parametri di sicurezza, secondo le linee guida elaborate delle università di Harvard e di Innsbruk, ed è totalmente priva di rischi per chi la maneggia; ma le polemiche e le discussioni che ha scatenato sono state molto vivaci.
Proprio l’obiettivo che si voleva raggiungere, poiché nonostante 30 anni di campagne mirate e gli sforzi di attivisti e ricercatori l’HIV continua a essere la sesta causa di mortalità al mondo. Un dato che contraddice la percezione dell’Aids come qualche cosa di vecchio, che non fa notizia e di cui parlare una o due volte l’anno in occasioni istituzionali.
Di qui la decisione di Vangardist di riaccendere il dibattito sulla malattia e sul pregiudizio sociale, considerato da tutti come una delle cause che ne rendono difficile il contrasto.

“Come testata lifestyle”, commenta Julian Wiehl, Publisher e CEO di Vangardist, “siamo convinti di dover affrontare i temi che innervano la società attuale. E che cosa di più attuale del fatto che si registrano ogni anno l’80% di casi di HIV in più rispetto a dieci anni fa, e che il 50% dei contagiati viene identificato troppo tardi per essere curato al meglio a causa della renitenza a sottoporsi agli esami per non affrontare la stigmatizzazione sociale che ne deriva?”.
“Questa vicenda dimostra che nulla è impossibile”, conclude Jason Romeyko, Executive Creative Director di Saatchi & Saatchi Switzerland. “Quando siamo stati contatti da Vangardist perché li aiutassimo a elevare il livello di consapevolezza del problema in occasione del Life Ball, capimmo subito di avere di fronte un cliente “coraggioso”. Con questo progetto unico nel suo genere abbiamo puntato a sconfiggere i pregiudizi, trasformando il media stesso nella “radice” del pregiudizio. Quando le gente prende in mano una rivista in cui ogni parola, ogni riga, ogni immagine è stampata con inchiostro “contaminato” dall’HIV, con questo stesso gesto infrange il tabù sociale”.

Il numero di primavera di Vangardist è disponibile da oggi per gli abbonati, e sarà da settimana prossima disponibile nelle edicole e online.

Fonte:Advertiser

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Settimana Europea della Gioventù: l’impegno dell’ISS

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

gioventù

In occasione della Settimana Europea della Gioventù, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato sul portale Uniticontrolaids i dati di accesso ai suoi servizi informativi su IST e HIV, Alcol e Fumo da parte dei giovani e una piccola lista con le FAQ e i miti da sfatare più comuni.

 

Liberare il potenziale dei giovani e promuovere l’ingresso al lavoro. Sono questi i due temi portanti della Settimana Europea della Gioventù, lanciata dalla Commissione Europea e giunta quest’anno alla sua settima edizione. A partire da ieri e fino al 10 maggio molti eventi sono stati organizzati in tutti i Paesi dell’UE. In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità è particolarmente attento ai giovani, attraverso lo studio di alcuni aspetti critici per il benessere psico-fisico delle giovani generazione in quanto riguardano la messa in atto di comportamenti a rischio di Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), l’abitudine al fumo, l’abuso di alcol.

Al fine di ricevere informazioni scientificamente corrette e aggiornate per la salvaguardia della propria salute, nella specifica area dei comportamenti sessuali, è possibile contattare il Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse 800.861.061

Nel 2013 in Italia sono stati diagnosticati a ragazzi e ragazze sotto i 25 anni 1.191 nuovi casi di Infezioni Sessualmente Trasmesse (come ad esempio Clamidia, Gonorrea e Condilomi ano-genitali) di questi 890 sono stati testati anche per HIV. Degli 890 giovani con IST, testati per HIV, l’1,6% (pari a 14 giovani tra i 15 e i 24 anni) è risultato positivo all’HIV. (Fonte: Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma COA).
La prevenzione di tali patologie necessita di interventi informativi integrati che nello specifico si realizzano attraverso l’attività di counselling telefonico effettuata dal TelefonoVerde AIDS e e IST e attraverso la comunicazione via web del portale “Uniti contro l’AIDS”.

I giovani al di sotto dei 25 anni che dal 1987 ad oggi si sono rivolti al TVA e IST sono circa 200.000 e, per oltre il 50%,le domande più frequentemente rivolte agli esperti hanno riguardato:
– Informazioni sui test diagnostici – HIV e IST (27,5%)
– Informazioni sulle vie di trasmissione delle IST e prevalentemente dell’HIV (25,7%).

Si riportano alcune delle domande più frequenti pervenute da parte dei giovani

1. Come si trasmette l’infezione da HIV?
L’infezione da HIV si trasmette attraverso:

– Contatto sessuale: rapporti vaginali, anali, oro-genitali praticati e contatto diretto tra genitali in presenza di secrezioni, non protetti dal preservativo. Tale trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido precoitale, sperma, sangue) e mucose anche integre, durante i rapporti sessuali. Ulcerazioni e lesioni dei genitali causate da altre patologie possono far aumentare il rischio di contagio.

– Contatto con sangue infetto: scambio di siringhe, trasfusioni di sangue o di prodotti di sangue infetti e/o trapianti di organi infetti, utilizzo di strumenti infetti. Contatto diretto tra ferite cutanee, profonde, aperte e sanguinanti, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi).

– Trasmissione verticale: da madre sieropositiva a figlio durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno.

2. Il petting può trasmettere l’infezione da HIV?
Il petting (insieme di pratiche ed effusioni di natura sessuale, quali bacio, masturbazione, contatto dei genitali, carezze reciproche, ma che non prevedono rapporti sessuali penetrativi completi), può essere a rischio nel momento in cui bocca, pene, vagina o ano vengano a contatto diretto con liquidi genitali, quali secrezioni vaginali, secrezioni precoitali, sperma e/o con sangue.

3. Il rapporto oro-genitale è a rischio per l’HIV?
È a rischio solo per la persona che mette la propria bocca (rapporti oro-genitali praticati) a contatto con i genitali di un partner che vive con l’HIV. Tuttavia, potrebbe risultare a rischio anche per chi subisce il rapporto (persona che mette i propri genitali a contatto con la bocca dell’altro) se il partner ha ferite aperte e sanguinanti in bocca, tanto da lasciare tracce copiose ed abbondanti di sangue sui genitali del partner

4. Quando è opportuno effettuare il test HIV?
Il test deve essere eseguito dopo 3 mesi (periodo finestra) dall’ultimo comportamento a rischio. Tale periodo di tempo è necessario all’organismo per sviluppare gli anticorpi specifici contro l’HIV.
È opportuno fare sempre riferimento alla valutazione del medico che ha prescritto l’esame o alle indicazioni fornite dal professionista che la persona incontra nel Centro Diagnostico-Clinico.

“Uniti contro l’AIDS” dal 2013 integra l’attività di HIV, AIDS e IST counselling telefonico svolta dal Telefono Verde con una costante attività online attraverso non solo il Sito, ma anche l’account Twitter @UniticontroAIDS, il Servizio Skype uniticontrolaids e il canale YouTube uniticontrolaids.

Il Telefono verde alcol 800.63.2000

I servizi di alcologia e di recupero dell’alcoldipendenza hanno in carico oltre 71.000 utenti. I cosiddetti binge drinkers sono circa tre milioni e mezzo, con punte preoccupanti tra i giovani di 18-24 anni, e quote superiori alla media nazionale per le ragazze tra i 16-17 anni (dati Osservatorio Nazionale Alcol -CNESPS). Per tutti loro, per i loro famigliari, per le istituzioni e le associazioni è a disposizione il numero verde alcol 800.63.2000 dell’ISS: un servizio di counselling telefonico nazionale, anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 16.00 (inoltre, negli stessi giorni, dalle 10.00 alle 13.00, risponde un esperto sulla Sindrome feto-alcolica). Fornisce informazioni sugli effetti dell’alcol sulla salute e sulla legislazione in materia, indica le strutture pubbliche presenti su tutto il territorio nazionale, le associazioni di volontariato e di auto aiuto che si occupano dei problemi legati all’alcol, fornisce materiale di prevenzione.

Miti da sfatare (a cura dell’Osservatorio CNESPS, SIA, AICAT)

1. L’alcol favorisce la digestione e disseta.
Falso. Al contrario l’alcol rallenta la digestione poiché aumenta la secrezione gastrica con alterato svuotamento dello stomaco. Inoltre, poiché per essere metabolizzato necessita di tanta acqua che viene poi persa con le urine, favorisce la disidratazione.

2. Bere a stomaco vuoto fa male.
Vero. Il cibo fa da tampone e limita lo spazio disponibile all’alcol occupando gran parte della superficie delle pareti dello stomaco, in tal modo l’alcol viene assorbito gradualmente. Basti pensare che a digiuno si raggiunge il picco di alcolemia, cioè la quantità di alcol nel sangue, dopo appena 20 minuti, mentre a stomaco pieno l’alcolemia risulta dimezzata.

3. Un bicchiere di vino rosso aiuta la salute cardiovascolare.
Falso. Le proprietà benefiche del resveratrolo contenuto nella buccia dell’uva non sono mai state provate. Inoltre, per ottenere i vantaggi tanto decantati, bisognerebbe berne una quantità tale che l’alcol pregiudicherebbe senz’altro le proprietà della molecola.

4. A parità di bicchieri, l’alcol è più dannoso per le ragazze che per i ragazzi.
Vero. La donna ha una capacità dimezzata rispetto all’uomo di distruggere l’alcol a parità di consumo. Lo assorbe più velocemente e lo espelle più lentamente: si ubriaca perciò più in fretta con quantità inferiori rispetto all’uomo.

5. L’alcol tiene svegli e rende più disinvolti nei rapporti con gli altri.
Falso. L’alcol è, semmai, un sedativo in grado solamente di camuffare la sensazione di fatica e il dolore. Nell’immediato disinibisce ed eccita, ma nel tempo favorisce ansia, depressione e irritabilità.

Il Telefono verde fumo 800.554.088

In Italia vi sono oltre 11 milioni di fumatori. Tra questi i giovanissimi sono, spesso, forti fumatori: circa il 30% tra i 15 e i 24 anni fuma 15 sigarette al giorno e l’1,3% più di 25 sigarette al dì (dati Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS). Il Telefono verde fumo dell’ISS – 800.554.088 – si rivolge a tutti i fumatori (e ai loro famigliari) per indirizzarli e sostenerli nel percorso per smettere di fumare (indica le terapie e i metodi per smettere di fumare, indirizza verso i centri antifumo presenti sul territorio nazionale), ai non fumatori per indicare le strategie di tutela dal fumo passivo, agli ex fumatori per sostenerli in momenti a rischio di ricadute, agli operatori socio-sanitari per fornire materiale scientifico, informativo e divulgativo sugli effetti sulla salute causati dal fumo, alle istituzioni pubbliche e private per programmare interventi di prevenzione e promozione della salute. E’ un servizio nazionale, anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 16.00. Da circa un anno il numero verde contro il fumo è scritto anche sui pacchetti di sigarette.

Miti da sfatare (a cura dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga)

1. Fumare tre sigarette al giorno non fa male.
Falso. Per il fumo non esiste un valore soglia al di sotto del quale non si corrono rischi. Il grado di tossicità dipende, oltre che dal numero di sigarette fumate, dall’età di iniziazione, da quanto tempo si fuma e dalle caratteristiche proprie della persona.

2. Il fumo, se non viene inalato, non è dannoso.
Falso. Sono oltre quattromila le sostanze chimiche liberate dal fumo di sigaretta al momento della combustione: nicotina, monossido di carbonio e catrame, tra le più conosciute. Tra le altre, troviamo il polonio alfa-radioattivo 210 (Po-210) derivante dai fertilizzanti utilizzati nelle piantagioni di tabacco e il piombo 210 (Pb-210) che fanno sì che un fumatore di 20 sigarette al dì per un anno è come se si sottoponesse a circa 25 radiografie al torace.

3.Smettere di fumare produce innumerevoli benefici già nell’immediato e a distanza di anni.
Vero. Cuore e polmoni sono, nell’immediato, meno affaticati. I denti e le dita non si ingialliscono più. A distanza di cinque anni si dimezza il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore (gola, esofago, cavità orale, vescica, utero) e dopo 10 anni si dimezza anche la possibilità di contrarre un tumore ai polmoni.

4.Le sigarette light, come pure quelle fatte a mano, non fanno meno male di quelle normali.
Vero. La differenza tra le “light” e le sigarette normali non esiste dal punto di vista degli effetti sulla salute. Le sigarette rollate (le sigarette “fai-da-te”) sono pericolose quanto quelle tradizionali, se non di più quando vengono utilizzate senza filtro.

5.Le sigarette elettroniche favoriscono la cessazione dell’abitudine al fumo.
Falso. La sigaretta elettronica è di recente introduzione. Non ci sono ancora sufficienti studi per dimostrare la sua efficacia come ausilio per smettere di fumare né tantomeno il grado della sua potenziale tossicità.

Fonte: Uniticontrolaids

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Nuove linee guida EASL per l’epatite C con priorità al trattamento senza interferone.

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

epatite cUno sguardo alle nuove Linee Guida sul trattamento dell’HCV da un articolo di Aidsmap in collaborazione con Hivandhepatitis.
Traduzione e adattamento a cura di Poloinformativohiv

L’Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL) ha pubblicato le sue ultime linee guida di trattamento dell’epatite C che raccomandano l’utilizzo di antivirali ad azione diretta senza interferone (DAA) come regimi prioritari per le persone con epatite C genotipo da 1 a 6.

In concomitanza con la conferenza tenutasi a Vienna la scorsa settimana, EASL e l’Associazione Latinoamericana per lo Studio del Fegato hanno promulgato linee guida comuni per la valutazione non invasiva della gravità della malattia epatica, evidenziando che la misura della rigidità del fegato ( tramite Fibroscan) sta ormai diventando lo standard di cura al posto della più invasiva biopsia.

Le linee guida, pubblicate nell’edizione online di aprile del Journal of Hepatology e disponibili sul sito EASL, hanno lo scopo di aiutare i medici e altri operatori sanitari, così come le persone con epatite C e altre persone interessate,nel processo clinico decisionale.

Jean-Michel Pawlotsky ha presentato una panoramica delle raccomandazioni aggiornate ribadendo che tutte le persone infette da epatite C cronica hanno il diritto di essere trattati, ma non è possibile nascondere la realtà.
I nuovi farmaci sono troppo costosi e il numero di pazienti è enorme quindi c’è l’impossibilità di trattare tutti nei prossimi due anni ed è necessario stabilire delle priorità.
Chi dovrebbe essere trattato?

L’obiettivo del trattamento dell’epatite C è quello di eradicare l’infezione da HCV, al fine di prevenire la cirrosi epatica, scompenso epatico, carcinoma epatocellulare (tumore del fegato) e la morte. Tra le persone con cirrosi avanzata, il trattamento può ridurre la necessità di trapianto di fegato.

Le linee guida assegnano la priorità di trattamento in base allo stadio della fibrosi epatica, al rischio di progressione, a manifestazioni extra-epatiche e alla probabilità di trasmissione del virus.

Il trattamento è una priorità per le persone con fibrosi avanzata o cirrosi (Metavir fase F3-F4), comprese le persone con cirrosi scompensata, che possono trarre enormi benefici dal trattamento. Ma le persone con malattia epatica molto avanzata – punteggio di Child-Pugh-Turcotte sopra 12 – non possono beneficiare tanto.

Altri gruppi ad alta priorità sono le persone con co-infezione con HIV o con HBV, le persone che sono in attesa o hanno appena ricevuto un trapianto di fegato, le persone con significative manifestazioni cliniche extra-epatiche e quelli con affaticamento debilitante. Il trattamento deve essere una priorità per le persone a maggior rischio di ritrasmissione di HCV, comprese le persone che utilizzano droghe per via iniettiva, uomini gay e bisessuali con pratiche sessuali ad alto rischio e le donne che desiderano diventare madri.

Le linee guida affermano che il trattamento sia giustificato per le persone con fibrosi moderata (stadio F2), e Pawlotsky ha suggerito che il motivo giustificante il trattamento di questi pazienti può essere l’affaticamento debilitante.
Le persone con fibrosi assente o lieve (stadio F0-F1) puossono rinviare il trattamento, ma devono essere valutati periodicamente per la progressione della malattia e per discutere le nuove opzioni di trattamento che potranno diventare disponibili o accessibili. Il trattamento non è consigliato, invece, per le persone con la speranza di vita limitata a causa di condizioni non correlate alla malattia del fegato.
Regimi raccomandati per genotipo

Gli antivirali ad azione diretta senza Interferone (DAA), sono le migliori opzioni quando disponibili secondo le linee guida, a causa della loro efficacia virologica, della facilità d’uso e della buona tollerabilità.

Interferone pegilato e ribavirina, o triplice terapia con interferone / ribavirina e boceprevir (Victrelis) o Telaprevir (INCIVO o Incivek) rimangono accettabili solo se nessuna delle nuove opzioni sono disponibili. “Il messaggio è che si può utilizzare una terapia ottimale se non avete niente altro”, ha sottolineato Pawlotsky. “Prima ci si sbarazza del virus meglio è.”

La ribavirina ha ancora un ruolo da svolgere nel contribuire a prevenire le ricadute in persone difficili da trattare. Le persone con cirrosi e quelle che hanno ricevuto un trapianto di fegato dovrebbero includere se possibile la ribavirina nel loro regime interferon-free. Per coloro che non possono utilizzare ribavirina a causa di intolleranza o controindicazioni, la durata del trattamento dovrebbe essere esteso.

Quando EASL ha pubblicato le ultime linee guida 2014 al Congresso Internazionale del fegato erano disponibili: l’inibitore della polimerasi HCV Sofosbuvir (Sovaldi), il simeprevir inibitore della proteasi HCV (Olysio) e Daclatasvir inibitore NS5A (Daklizna). Da allora, sono stati approvati tre ulteriori opzioni: la coformulazione Sofosbuvir / ledipasvir (Harvoni), la coformulazione paritaprevir / ritonavir / ombitasvir (Viekirax) e l’ inibitore della polimerasi dasabuvir (Exviera); questi ultimi due sono omologati come un unico regime di ‘3D’ negli Stati Uniti (Viekira Pak).

I seguenti regimi sono inclusi nei nuovi orientamenti, insieme con i genotipi per cui sono indicati:

Senza interferone:

Sofosbuvir + ribavirina: genotipi 2 e 3
Sofosbuvir / ledipasvir +/- ribavirina: genotipi 1, 4, 5, e 6
Paritaprevir / ritonavir / ombitasvir + dasabuvir +/- ribavirina: genotipo 1
Sofosbuvir + simeprevir +/- ribavirina: genotipi 1 e 4
Sofosbuvir + Daclatasvir +/- ribavirina: tutti i genotipi
Paritaprevir / ritonavir / ombitasvir +/- ribavirina: genotipo 4

Regimi contenenti interferone:

Interferone pegilato alfa-2a + ribavirina + Sofosbuvir: tutti i genotipi
Interferone pegilato alfa-2a + ribavirina + simeprevir: genotipi 1 e 4
La durata standard della terapia senza interferone è in genere di 12 settimane. Alcune persone con genotipo 1 e senza cirrosi possono utilizzare Sofosbuvir / ledipasvir per appena 8 settimane senza ribavirina. Le persone con genotipo 1 che hanno cirrosi devono aggiungere ribavirina o estendere il trattamento a 24 settimane. Sebbene il sottotipo 1a è considerato più difficile da trattare rispetto 1b, le raccomandazioni per il trattamento sono generalmente simili.

Non ci sono molte opzioni per le persone con genotipo 2 o 3, e ci sono pochi dati sui genotipi 5 e 6.

Nel caso di cirrosi scompensata ci sono poche raccomandazioni in base al genotipo: Sofosbuvir e ribavirina (genotipo 2 e 3), e Sofosbuvir con ledipasvir (genotipi 1, 4, 5, e 6) o Daclatasvir (tutti i genotipi).

Altre considerazioni

Oltre a specifici regimi antivirali, le linee guida prevedono anche raccomandazioni in materia di monitoraggio durante il trattamento, la gestione di effetti collaterali e interazioni farmaco-farmaco, migliorando l’aderenza e le opzioni per la ri-trattamento dei non-responder.

Il Ri-trattamento in gran parte dipende da quale regime la persona ha ricevuto inizialmente e se portatore di varianti virali resistenti ai farmaci. Per le persone che iniziano il trattamento per la prima volta, può essere vantaggioso un trattamento forte e duraturo con la terapia di prima linea – anziché cercare di abbreviarlo o ridurre il numero di farmaci proprio per evitare la necessità di ri-trattamento.

Il monitoraggio della carica virale HCV prima, durante e dopo il trattamento è stato un aspetto critico nel trattamento con la terapia a base di interferone. ” Il monitoraggio HCV RNA non vi aiuterà a prendere decisioni sul trattamento [con DAAS]”, ha sottolineato Pawlotsky. “Se la carica virale scende velocemente è un bene, ma non serve per prevedere l’eradicazione.”
Per quanto riguarda la co-infezione HIV / HCV gli studi hanno dimostrato che le persone con co-infezione e le persone con mono-infezione rispondono altrettanto bene alla terapia senza interferone, e le indicazioni per il trattamento sono dunque identiche salvo tener conto delle interazioni farmacologiche con la terapia antiretrovirale, ha detto il Professor Puoti. Con circa 30 farmaci antiretrovirali disponibili, “ora è possibile trattare tutti i pazienti con HIV [per l’epatite C] senza modificare il loro regime antiretrovirale”, anche se in alcuni casi gli aggiustamenti posologici possono essere indicati. “Gli specialisti in materia di HIV si occupano della gestione delle interazioni farmaco-farmaco”, ha aggiunto.

Guardando le persone che sono in attesa o hanno ricevuto un trapianto di fegato, le raccomandazioni per il trattamento non sono definitive ed hanno diverse aree di incertezza. Il trattamento viene generalmente indicato pre-trapianto in quanto può prevenire l’infezione del fegato donatore. Ma il momento ottimale richiede una valutazione individuale.

Le linee guida contengono anche sezioni sul trattamento di altre popolazioni speciali, tra cui le persone con co-infezione da HBV, le persone con malattia renale cronica e quelli sottoposti a dialisi renale (la sicurezza di Sofosbuvir può essere ridotta in questi pazienti), le persone con malattie emorragiche, i consumatori di sostanze e le persone in terapia sostitutiva.

“Trattamento HCV deve essere presa in considerazione per [le persone che si iniettano droghe], a condizione che desiderano ricevere un trattamento e siano in grado e disposti a mantenere appuntamenti regolari,” affermano le linee guida. “Il trattamento HCV è stato eseguito con successo nei tossicodipendenti attraverso vari modelli clinici, compresi ospedali e le cliniche per la cura del fegato , cliniche per la disintossicazione, carceri, e cliniche delle comunità.” Mentre dagli studi con DAA sono solitamente escluse le persone che stanno attualmente utilizzando sostanze, molti hanno compreso partecipanti in terapia sostitutiva e negli studi di interazione tra farmaci fino ad oggi non sono state trovate interazioni clinicamente importanti con metadone o buprenorfina.
Di cosa abbiamo bisogno ora: lacune della ricerca e un migliore accesso

Nel confronto tra le linee guida di trattamento EASL e AASLD, Donald Jensen rappresentante della American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) si è detto impressionato da quanto siano simili. “Il loro potere si basa sul fatto che le linee guida sono molto consistenti”, ha detto. “Le differenze indicano le aree in cui c’è bisogno di ulteriori studi.”

Le questioni aperte comprendono migliori regimi per le persone con grave cirrosi scompensata , il momento ottimale per il trattamento (prima o dopo il trapianto), le opzioni migliori per le persone con HCV genotipo 3, e più dati sui genotipi 5 e 6.

Infine, i partecipanti hanno discusso quello che è diventato forse il problema più urgente per quanto riguarda il trattamento dell’epatite C: estendere l’accesso a tutti di fronte a risorse limitate.

L’accesso è il più grande problema ora visto che la maggior parte delle persone che sono con HCV non sa di esserlo.
Ciò rende necessario aumentare lo screening e nello stesso tempo il prezzo dei farmaci è eccessivo. Nella maggior parte dei paesi europei il trattamento è limitato ai pazienti in stadio avanzato.

Accorciare la durata del trattamento per abbassare il prezzo può essere un’arma a doppio taglio in quanto il ri-trattamento dopo recidiva, anche solo nel 5% dei casi, può superare i risparmi di un trattamento più breve.

Gli studi hanno dimostrato che anche il rinvio del trattamento porta a risultati negativi, ma è il costo ad influenzare le decisioni politiche.
Non ci sarà alcuna soluzione a questo fino a quando non ci sarà più concorrenza e i farmaci caleranno di prezzo, ci vorranno da 2 a 5 anni

References

Pawlotsky JM et al. (European Association for the Study of the Liver) EASL recommendations on treatment of hepatitis C 2015. Journal of Hepatology online edition, 2015.

Castera L et al. (European Association for the Study of the Liver and Asociacion Latinoamericana para el Estudio del Higado) EASL-ALEH clinical practice guidelines: non-invasive tests for evaluation of liver disease severity and prognosis. Journal of Hepatology online edition, 2015.

Link articolo in inglese: Aidsmap

Traduzione e adattamento a cura di Poloinformativohiv
In caso di utilizzo si prega di citare fonte della traduzione e link

L’articolo Nuove linee guida EASL per l’epatite C con priorità al trattamento senza interferone. è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

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Nuovo regime terapeutico per HCV: Sofosbuvir, GS-5816 E GS-9857

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

È in sperimentazione una nuova formula terapeutica per l’epatite C cronica basata sull’integrazione fra Sovaldi (sofosbuvir 400 mg/SOF), GS-5816 (l’inibitore sperimentale del complesso di replicazione NS5A) e GS-9857 (un inibitore sperimentale della proteasi NS3/4A).

Negli studi pre-clinici, GS-9857 ha dimostrato un’attività antivirale analogamente potente contro i repliconi HCV di tutti i genotipi testati (1-6), così come un profilo di resistenza migliore rispetto ad altri inibitori della proteasi dell’HCV. In uno studio condotto su volontari sani, GS-9857 ha dimostrato di possedere un profilo farmacocinetico favorevole. Anche i dati di uno studio in monoterapia di tre giorni hanno dimostrato che GS-9857 è stato ben tollerato e ha indotto riduzioni mediane di HCV RNA pari a oltre 3 log10 IU/ml nei pazienti con HCV di genotipo 1, 2, 3 e 4, alla dose di 100 mg.

Uno studio di Fase II di Fase II della terapia a tripla combinazione, composta da una combinazione a dose fissa di SOF/GS-5816 più GS-9857, condotto tra pazienti con genotipo 1, ha dimostrato percentuali di risposta virologica sostenuta (SVR12) dopo sei settimane di trattamento pari al 93% (n = 14/15) tra i pazienti non cirrotici naïve al trattamento, 87% (n = 13/15) tra i pazienti cirrotici naïve al trattamento e 67% (n = 20/30) tra coloro che avevano fallito la terapia con due o più agenti antivirali ad azione diretta (DAA). Il regime di quattro settimane ha determinato una percentuale subottimale di SVR12 pari al 27% (n = 4/15).

“Questi dati supportano il continuo sviluppo di GS-9857 e il potenziale per una terapia a tripla combinazione, interamente orale, contenente Sovaldi, GS-5816 e GS-9857, per cercare di ridurre ulteriormente la durata del trattamento nei pazienti affetti da epatite C”, ha dichiarato Norbert Bischofberger, PhD, Executive Vice President of Research and Development e Chief Scientific Officer, Gilead Sciences. “Le percentuali di SVR12 a sei settimane e gli altri dati presentati al Congresso EASL sono incoraggianti, e dimostrano il potenziale pan-genotipico di questo regime; di recente abbiamo anche avviato studi supplementari di Fase II, al fine di valutare ulteriormente la durata appropriata del trattamento con questo regime in tutti i pazienti, a prescindere dal genotipo, inclusi quelli che hanno fallito una precedente terapia con antivirali ad azione diretta e quelli con cirrosi”.

La combinazione SOF/GS-5816 più GS-9857 è stata generalmente ben tollerata. Non sono insorti eventi avversi di grado 3 o 4, né eventi avversi gravi. Gli eventi avversi più frequenti sono stati nausea (25%), mal di testa (24%) e affaticamento (16%). In quattro pazienti (5%) si sono verificati livelli elevati – transitori e asintomatici – di lipasi (di grado 3 o 4).
GS-5816 e GS-9857 sono prodotti sperimentali, la sicurezza e l’efficacia dei quali non sono state ancora stabilite.

FONTE: italiasalute.it

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