“La cosiddetta ‘PrEP selvaggia’, quando si compra il farmaco all’estero o sul mercato nero, informandosi sulla posologia tramite internet, può essere pericolosa” di Giorgia Fracca. psicologa e psicoterapeuta di ASA Onlus, pubblicato su Pide Online
Sul tema della controversa PrEP, la Profilassi Pre Esposizione, riceviamo e pubblichiamo l’interessante contributo di Giorgia Fracca – Psicologa di A.S.A. Onlus, Associazione Solidarietà AIDS, Milano
“Nelle scorse settimane si è accesa una polemica tra i sostenitori e i detrattori della PrEP, la profilassi pre esposizione che va affermandosi in tutto il mondo occidentale come uno degli strumenti per frenare la diffusione dell’HIV. Secondo alcuni, rendere la PrEP accessibile a tutti rischierebbe di scatenare un’epidemia di tutte le atre MTS, che attualmente sarebbe tenuta a freno dall’utilizzo del condom.
In effetti la cosiddetta PrEP selvaggia (quando si compra il farmaco all’estero o sul mercato nero, informandosi sulla posologia tramite internet) può essere pericolosa, non solo per il rischio di esposizioni ad infezioni sessuali ma anche perché chi l’assume senza controllo medico rischia di non accorgersi di alcuni effetti collaterali asintomatici che vanno tenuti sotto controllo con esami periodici.
Ma tutte le ricerche dimostrano che dove la PrEP è somministrata tramite ospedali, consultori o associazioni, che effettuano test periodici ed eventualmente curano le eventuali MTS, in realtà si registra una riduzione dei contagi anche delle altre MTS.
Per questo motivo ASA, l’associazione con cui collaboro, offre un servizio di sostegno informativo medico e psicologico a chi sta già praticando questo metodo e vuole farlo nel migliore dei modi.
In tutti i paesi Europei che promuovono la PrEP, oltre alla prescrizione degli esami e dei farmaci sono previsti colloqui con couselor o psicologi in grado di intercettare soggetti a rischio, come sex workers, persone che fanno uso di chems o persone a rischio di sviluppare una dipendenza sessuale, in un’ottica di riduzione del danno.
Ovviamente, non tutte le persone che fanno uso di PrEP necessitano di supporto psicologico: ci sono persone che hanno solo raramente rapporti a rischio, o che usano il profilattico per i rapporti penetrativi ma non per quelli orali, o semplicemente persone che vogliono avere rapporti non protetti e se ne assumono tutte le responsabilità, inclusa quella di evitare il contagio da HIV.
Ma l’aspetto più interessante della diffusione della PrEP sta nelle ricadute psicologiche: molti soggetti che ne fanno uso all’estero dichiarano che il più importante “effetto collaterale” è una ritrovata serenità, la possibilità di vivere la propria sessualità senza la minaccia costante del contagio dell’HIV. La minaccia del contagio è uno dei fantasmi che perseguitano gli uomini nel momento dell’accettazione della propria omosessualità: a partire dagli anni ottanta la condanna sociale dell’omosessualità ha preso il nome della “peste dei gay”, e da allora il binomio gay/AIDS, per quanto sbagliato e superato, è ancora radicato nell’inconscio collettivo, e continua a incidere segni profondi nella strutturazione della personalità degli uomini omosessuali.
La PrEP può essere considerata come la “pillola anticoncezionale” dell’universo MSM: negli anni settanta le pratiche di prevenzione delle gravidanze indesiderate sono state un aggregante intorno al quale si è sviluppato il movimento di liberazione della donna, la pillola era uno strumento per costruire una rinnovata identità di genere attraverso la cura di sé e una nuova padronanza della propria sessualità. Anche chi non la prendeva, sapeva che esisteva la possibilità di fare l’amore senza scoprirsi incinta, assumendo su sé la responsabilità di controllare gli effetti indesiderati della propria sessualità.
Allo stesso modo, la PrEP restituisce agli uomini la possibilità di abbandonarsi alla sessualità senza il rischio di pagarne le conseguenze per tutta la vita. Offre la possibilità di costruire un’identità MSM più felice, svincolata dal discorso colpevolizzante eteronormativo, liberata dall’angoscia di morte che dagli anni ottanta affligge gli uomini omosessuali”.
Giorgia Fracca
psicologa e psicoterapeuta di ASA Onlus
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