Un autore HIV negativo si chiede: Perché continua a non essere recepito il messaggio “Non rilevabile = Non trasmissibile” ?
di Mathew Rodriguez
Un recente studio conferma che il timore nei confronti dell’HIV continua a prevalere rispetto alla conoscenza scientifica del virus.
In base ad un recente studio pubblicato sul Journal of the International AIDS Society, un inquietante elevata percentuale di uomini gay sieronegativi mettono in dubbio la veridicità dell’affermazione “Non rilevabile = Non trasmissibile” (Undetectable = Untrasmissable, U=U). Se non avete mai sentito questo slogan prima d’ora, è molto semplice. Le persone che convivono con l’HIV, in terapia e con carica virale non rilevabile non sono in grado di trasmettere il virus ai loro partner sessuali. Lo slogan è stato coniato dopo che nel 2016 lo studio PARTNER ha dimostrato che, tra più di 1.100 coppie sierodiscordanti, nessun partner sieronegativo ha contratto l’HIV dal partner sieropositivo.
Lo studio del 2018 sull’affermazione U=U ha reclutato 12.222 uomini gay e bisessuali idonei per condividere come realmente essi percepissero lo slogan, che sta guadagnando consensi all’interno delle comunità mediche e scientifiche, sebbene questo consenso non si sia esteso alla popolazione generale. Agli uomini reclutati è stato chiesto quanto ritenessero veritiero lo slogan: totalmente veritiero, in parte veritiero, in parte inattendibile, totalmente inattendibile.
Solamente un terzo degli uomini sieronegativi che non erano a conoscenza del loro status sierologico ritenevano che l’affermazione fosse totalmente o in parte veritiera, rispetto al 70% degli uomini sieropositivi. Tra gli uomini sieronegativi, quelli in PrEP, quelli che si sottoponevano a test HIV ogni sei mesi e quelli che praticavano sesso anale non protetto con partner sieropositivi erano più propensi a ritenere veritiera l’affermazione “U=U”.
È necessario che gli uomini sieronegativi facciano di meglio. A livello puramente umano, il fenomeno che si nasconde dietro ai dati è che gli uomini sieronegativi si rifiutano di considerare le persone sieropositive se non come un virus che fluttua nel loro sangue. Quando un virus microscopico eclissa l’essere una persona, c’è qualcosa che non torna.
In qualità di persona sieronegativa, posso comprendere la miriade di ragioni per le quali possiate ancora non credere che non rilevabile = non trasmissibile. In realtà non si tratta di imparare qualcosa di nuovo, ma piuttosto di dimenticare i messaggi che ci hanno accompagnati tutta la vita che il solo essere gay, e amando altri uomini, conduca a contrarre l’HIV. E la maggior parte delle campagne di prevenzione pubbliche hanno spesso rappresentato gli uomini gay sieropositivi come dei condannati. Nella città di New York, una campagna di prevenzione, “Non è mai solo HIV”, rappresentava la vita con l’HIV come un film horror. Una campagna francese invece, trasformava nel vero senso della parola le persone sieropositive in scorpioni.
Lasciando da parte le campagne di prevenzione pubbliche, gran parte della cultura gay maschile ruota intorno al virus come una storia condivisa. I film e le opere teatrali incentrati sull’esperienza omosessuale americana spesso raffigurano l’epidemia di AIDS con effetti diversi. Se da un lato possono servire a unire la comunità esplorando la nostra storia condivisa, dall’altro possono traumatizzare. E, naturalmente, è necessario sottolineare che ogni uomo sieronegativo ha anche un suo personale rapporto con l’HIV, indipendente dalle sue rappresentazioni pubbliche o culturali. Sebbene io non sia sieropositivo, ho visto mio padre, un uomo amorevole ed eroinomane, morire dopo aver vissuto per anni con l’HIV e con tutta una serie di co-infezioni.
Sebbene sia semplice vedere la radice di questo stigma di lunga durata, ciò non è una scusa per la sua sopravvivenza. Nell’era dell’U=U, ritenere che le persone sieropositive con una viremia non rilevabile possano trasmettere il virus è come negare i cambiamenti climatici. C’è il consenso scientifico. Siete voi che scegliete di ignorarlo sulla base delle vostre vecchie convinzioni.
Certamente noi uomini omosessuali siamo traumatizzati dall’HIV e il trauma deve essere rispettato. Ma, voi uomini sieronegativi che decidete che il vostro personale trauma è più importante dell’umanità di una persona sieropositiva, dovete capire che il problema è il vostro stigma interiorizzato, non il virus.
Quando in passato ho scritto questo su internet, sono stato attaccato da uomini sieronegativi che affermavano che stavo dicendo alle persone con chi devono andare a letto o che stavo dicendo che loro sono dei bigotti se fanno scelte relative ai loro corpi. Non è così. Ciò che sto dicendo è che ci sono moltissimi modi disponibili per diminuire il rischio di contrarre il virus. Ci sono i preservativi, la PrEP, la PEP e il trattamento per HIV. Ma la paura e lo stigma non sono metodi di protezione. La vostra paura non vi proteggerà dal contrarre nulla. Mantenere questa paura non serve a nulla se non a creare un buco tra voi e le altre persone omosessuali, ed è vostro dovere superare questa paura, non solo per voi stessi, ma per le persone sieropositive che ne sono danneggiate.
La paura dell’HIV continua a devastare le vite delle persone che convivono con il virus. Se da una parte i progressi della medicina hanno reso la vita con l’HIV più semplice sotto molti aspetti, lo stigma e la paura del virus rimangono un problema. Lasciando da parte l’interazione individuale con le persone sieropositive, la quantità di paura nel mondo rende semplice ai politici e alle persone che lavorano nel sistema giudiziario penale penalizzare le persone sieropositive solo per il fatto che esistono. La vostra paura non è solo vostra; essa perpetua un divario sociale virale che dovremmo smantellare, non alimentare.
Sono necessari tantissimi sforzi per superare la paura e il trauma, ma superato lo stigma si produce un bellissimo fenomeno. Quando vi sforzate di dimenticarlo, lasciate spazio al riconoscimento dell’umanità delle persone sieropositive e lasciate spazio ad una maggiore intimità e legame. Per troppo tempo, lo sforzo di creare questo legame è stato lasciato alle persone sieropositive, che si sono dovute far carico di gestire l’HIV a livello medico e sociale. Ma la battaglia non può esser solo loro. Se questo studio vuole mettere in luce qualcosa, è proprio che le persone sieronegative si rifiutano di sforzarsi, anche quando sono esse stesse a creare il danno.
M. Rodriguez
fonte www.poz.com
Traduzione in italiano di Giulio F.
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